Confusioni e problemi;

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Diego;

Erano appena le sette del mattino quando sono arrivato nella mia scuola, immersa nel buio e nel silenzio. Chiudo la porta alle mie spalle, disattivo velocemente l'allarme per poi chiudere a chiave la porta e accendendo le luci, un sorriso apparve sul mio volto.
L'emozione si fece man mano largo dentro di me, dimenticando tutto il resto, perfino il motivo di aver riposato male la notte appena trascorsa. Emozionato che il mio sogno si stava finalmente realizzando e non era più un "progetto"o un forse, a breve tutto sarebbe diventato realtà tra meno di un mese.
Il sogno di creare una scuola di musica accessibile a tutte le persone, dalle più ricche alle più povere, era ad un passo del suo completamento e mancava solamente un mese a tutto ciò. Avevo passato anni al conservatorio e poi in accademia, per diventare un bravo professore di musica e un bravo chitarrista in modo da poter insegnare io stesso. Insegnare tutto quello che la musica ci offre: amore e vita. Ma anche che la musica non ci abbandona mai, rimane sempre con noi.
Mancava poco da poterlo fare io stesso.
Sembrava trascorsa una vita quando su un tetto confidai il mio sogno, all'epoca impossibile visto i pochi soldi che avevo e dal fatto che mio padre non mi avrebbe mai aiutato. Se non fosse stato per Alessandro sarei stato un insegnate in qualche scuola, ma mio fratello era testardo e avrebbe fatto di tutto per me fino a quando l'uomo che è mio padre aveva accettato. Forse, lo aveva messo anche alle strette.
Certo anche io avevo dato il mio contributo, sebbene la mia famiglia mi aveva aiutato, mi sono pagato io stesso gli studi e la maggior parte di lavori della scuola, grazie anche al fatto che per un anno intero avevo lavorato in alcuni locali a suonare e anche alcuni ricevimenti, feste di compleanno. Quello era stato il top e alla fine giusto per la struttura avevo chiesto un piccolo mutuo, visto che Alec aveva trovato questo ad un asta ed il costo era pochissimo nonostante le dimensioni dell'edificio.
Forse, dovevo mettermi già da ora a scrivere un ottimo ringraziamento a tutti coloro che avevano fatto parte durante i lavori fino ad realizzare tutto ciò, di certo era una cosa impossibile questa visto che per come sono fatto: io e le parole siamo nemici.
Ci stavo seriamente provando a non pensare a lei, a reprimere la rabbia che era ritornata in vita dentro di me, ma senza che io riuscivo a controllarlo il mio pensiero cadde su di lei, Amaya. Non credevo che avrei provato tutte quelle emozioni e sensazioni, dopo tutti questi anni, certo, nemmeno che rimanevo senza parole quando l'avrei rivista. Ma la verità era che quando se ne era andata, io mi ero messo l'anima e il cuore in pace, che lei non sarebbe più ritornata a Verona.
Di tutta la serata di ieri, pensavo a quando Alessandro gli aveva informato della scuola, il modo come mi aveva guardato subito dopo. Il suo sguardo era un misto tra "sorpresa" e forse anche felice ma ne dubitavo fortemente, aveva solo detto un veloce: "complimenti", poi aveva detto il fatto di quel famoso Rocco a Karen. Eppure da quel momento mi chiedevo se lei, dopo tutti questi anni in America aveva realizzato il suo sogno, scuoto lentamente la testa sentendomi uno sciocco a pensarlo.
Alec e mio fratello hanno ragione, però. Devo assolutamente chiarire con lei il prima possibile e chiudere una volta per tutte quella storia e la porta del nostro passato che senza che me ne rendevo conto era rimasta aperta. Non lo faccio solo per me, ma lo faccio anche per Melissa, colei che in questi anni mi ha supportato e amato standomi accanto nonostante il mio brutto carattere. Ieri sera stava sospettando qualcosa, anche se le avevo detto davvero la verità: non mi aspettavo di rivederla.
Stasera avrei organizzato qualcosa per noi, senza i nostri amici, in questi mesi sono stato distaccato un po' troppo da lei e mi ero dimenticato un bel po' di cenette romantiche che organizzava. Se non fosse stato per Alessandro, che si metteva d'accordo con Joel e mi obbligava ad uscire forse a quest'ora non stavamo più insieme. L'ansia delle ispezioni dell'Accademia di Londra era cosi forte che aveva preso il controllo su di me, volevo che tutto fosse perfetto.
Dentro la scuola regnava il silenzio, quella mattina Alessandro non c'era da come mi aveva informato mia madre prima che uscivo di casa era andato ad un convegno su una nuova tecnica. Infatti anche se lui ama la musica, rispetto a me, ha scelto completamente una vita diversa studiando medicina nella stessa facoltà di Joel ma alla fine aveva lasciato prendendo il ramo di fisioterapista.
Dopo aver lavorato affianco di alcuni fisioterapisti, i migliori di tutta Verona, aveva deciso di aprirsi uno studio per conto suo senza nessun socio visto che in passato aveva avuto un problema con un medico. Nella mia famiglia, o meglio, i parenti di mio padre Alessandro era il figlio migliore quello che aveva scelto la carriera giusta, infatti dicevano che ero una sorte di pecora "nera" o qualcosa del genere ma io non avevo più rapporti con loro.
Tra me e mio padre, non abbiamo mai avuto un ottimo rapporto, quando io sono nato lui era immerso nel suo lavoro e questo portava che lo vedevo nei weekend visto che usciva presto ogni mattina. Dopo il divorzio dei miei genitori, tutto tra noi si è distrutto anche quel minimo di rapporto che avevamo, ha lasciato mia madre senza avere un briciolo di umanità. Da quel momento in poi, io e lui, siamo sempre stati in guerra e quando passavo del tempo con lui costretto dalla legge, la sua famiglia si inventava sempre bugie su di me di cose che non avevo fatto. Fino a quando mi ero stufato.
La carriera di mio fratello è di certo molto migliore della mia, ha un posto assicurato e uno stipendio sicuro alla fine del mese, ma questo non aveva mai portato gelosia o invidia tra noi. Il nostro legame non si era mai distrutto anzi è diventato sempre più forte, forse, a mio padre è questo che non sopportava di noi. Mio padre non ha mai avuto un rapporto del genere con il suo unico fratello.
Erano anni che io e lui non ci vedevamo, forse da quando mia madre organizzò una festa per i miei diciotto anni e lo aveva invitato, ma io lo avevo evitato per tutta la serata. Alessandro gli chiese aiutato di nascosto da me, quando lo avevo scoperto avevamo avuto una piccola discussione, non avevo mai avuto bisogno dei suoi soldi, ne ho sempre fatto a meno. Specialmente quando a sedici anni insegnavo a qualche bambino o a qualcuno della mia età a suonare la chitarra, era poco certo, ma ho sempre aiutato a mia madre ad arrivare alla fine del mese e non pesavo sulle sue spalle, senza il suo stupido sostegno economico.
Di tutte le sorelle di mio padre, andavo solo d'accordo con i miei nonni e mio zio, quello che appunto mio padre odiava. Era da qualche anno che non lo vedevo, anche se ci sentiamo spesso per e-mail, lui come me ama la musica, da come mi ha sempre detto fin da quando ero un bambino: "lui ha sposato la musica". E' un musicista famoso e ormai vive in Australia o in qualche parte del mondo, suonando con la sua band, grazie a lui e ai miei nonni non ho mai sofferto della mancanza di una figura paterna, anche se lontano mi è sempre stato accanto.
A metà mattina, per mia fortuna avevo quasi completato il tutto dei documenti che Alessandro mi ha lasciato sulla scrivania, c'era ancora molto da fare ma di quello, dovevo aspettare il ritorno di mio fratello per dei consigli.
Compilai alcuni moduli e documenti che l'indomani dovevamo consegnare al comune, per alcune cose che riguardavano l'istruzione o cose del genere. Leggendo attentamente ogni minima clausola, anche quelle in minuscolo, scrivendo perfettamente attento a non far errori in modo da non doverlo rifare una seconda volta.
« Basta lavorare un po' di pausa ti fa bene, Diego. Ti ho portato il caffè. » la voce gentile di Luigi mi riscosse dal mucchio di fogli che stavo leggendo e ancora firmando, alzo lo sguardo verso di lui mentre gli sorrido grato e sposto il tutto in un angolo della scrivania facendogli segno di sedersi.
« Grazie Luigi, ne ho proprio bisogno. » mormoro sospirando mentre sorridendo portando una mano tra i capelli castani scompigliandoli leggermente, prendo la tazzina di caffè bevendone un sorso appoggiandola sulla scrivania. « Hanno finito con i lavori? » domandai ricordandomi improvvisamente dei tecnici per la linea telefonica e di internet.
Un sorriso apparve sul volto del uomo anziano mentre annuiva lentamente. « Certo, Diego. Ritornano nel pomeriggio per un'ultima prova. » disse sedendosi e bevendo anche lui il suo caffè.
« Grazie ancora, non so davvero come farei senza di te. » mormoro, Luigi era il bidello della mia scuola alle superiori anche se più che un bidello è stato un amico. Fin dal primo giorno abbiamo avuto un bel rapporto, era mio complice quando dicevo al professore del bagno ma in realtà prendevamo qualcosa da bere alla macchinetta. Anche dopo finito il liceo spesso e volentieri lo andavo a trovare a casa sua, passando interi pomeriggi insieme a lui e a sua moglie.
Dopo che era andato in pensione e la morte prematura di sua moglie, non riusciva a rimanere a casa senza far nulla sentendo la mancanza della donna che ha amato per tutta la vita. Sia io e Alessandro abbiamo deciso di farlo lavorare con noi, giusto per svagarsi un po' la mattina per far qualcosa visto che i suoi figli vivono da anni a Milano e una a Venezia, lui non voleva andarsene dalla sua Verona.
« Oh ragazzo mio, di certo se non fosse stato per me staresti senza diploma per tutte le volte che ti ho coperto. » disse scoppiando a ridere e io lo seguo a ruota annuendo piano, mi osservò serio per qualche secondo. « Dimmi che ti succede Diego, sei troppo strano oggi. Litigato con la tua Melissa? » aggiunse subito dopo serio e io scuoto la testa mentre mi rilasso contro lo schienale della sedia.
« Oh nono, con lei va tutto bene in realtà. » mormoro lentamente mentre distolgo lo sguardo da quello di lui, portandolo sulla tazzina bevendo un altro sorso di caffè sperando che non indaghi oltre.
Ma so che quando si tratta di Luigi sperare non serve a nulla, perché lui mi conosce meglio di tutti forse. « Hai lo stesso sguardo quando avevi capito che quello che provavi per Amaya era più di un amicizia. » disse piano e io mi irrigidisco nuovamente come la sera di quando Melissa chiese chi era la ragazza della foto, portai lo sguardo verso di lui senza dire nulla. « E' ritornata vero? ».
I suoi occhi chiari mi scrutarono in silenzio mentre chiaramente aspettava una risposta, un altro sospiro uscì dalle mie labbra mentre annuivo lentamente. « Si, l'altra notte. » ammetto piano, mi alzo dalla sedia camminando avanti e indietro per la stanza fino a fermarmi davanti la finestra, osservando fuori. « Dopo sei lunghi anni è ritornata e io.. Sono rimasto a guardarla come un'idiota. » continuai senza aspettare che Luigi diceva qualcosa, chiusi entrambi le mani in un pugno. « Non pensavo che avrei provato tutto ciò una volta che lei sarebbe tornata. Anzi.. Nemmeno credevo che sarebbe tornata di nuovo a Verona. » una risata nervosa uscì dalle mie labbra mentre scuotevo lentamente la testa.
Sento dei passi venire verso di me, ma rimango immobile lasciando lo sguardo sulla finestra guardai silenzioso fuori, una mano si appoggiò sulla mia spalla evitai completamente di guardare Luigi in fondo sapevo già cosa mi stava per dire. Era quello che mi stavano dicendo tutti in meno di ventiquattro ore, lo avrebbe fatto anche mia madre ma non gli ho dato tempo.
« L'unica cosa che non si impara mai fino in fondo è l'amore. » disse all'improvviso distruggendo quel silenzio che si era creato qualche secondo prima. Rimango sorpreso da quelle semplici parole, mi voltai lentamente verso di lui trovando un sorriso stampato sul suo viso. « L'amore è imprevedibile. Un attimo prima puoi odiare una persona e l'attimo dopo puoi amarla. » continuò con un tono tranquillo, lo ascoltai in silenzio appoggiandomi contro la finestra. « Una cosa che ho imparato nella mia vita è che: il primo amore non si scorda mai. Non importa quanto è stato brutto o bello, quanto ha fatto soffrire. » fece un attimo di pausa guardandomi dritto nei occhi. « La mente ragiona in modo diverso dal cuore. Dimentica. Ma il cuore non lo farà mai, custodirà sempre una parte di quel amore che ci è stato e che forse dopotutto, non è mai finito. ».
« Io non amo più Amaya, Luigi. E' finita da un pezzo. » mormorai mentre scuotevo il capo e notai un sorriso divertito nei suoi occhi. « E tutto questo sto rischiando la mia storia con Melissa e non voglio. Sto bene con lei, dopo tanto tempo ho trovato una persona che mi capisce. » aggiunsi velocemente portando le braccia conserte sotto il petto.
« E qui che ti sbagli, Diego. E' uno dei motivi per cui stanotte non hai dormito. » ribatte e apro la bocca per dire qualcosa, forse un'altra piccola bugia, ma Luigi era sempre stato più veloce di me. « Non provare a dire di no, ti conosco troppo bene e so per certo che oggi non è stato Alessandro a buttarti giù dal letto. » disse. « Tra te e Amaya non è mai finita, questo lo sai bene. Lo sa bene anche lei. Sai anche che prima o poi dovrai parlare con lei. » aggiunse e io mi limitai ad abbassare lo sguardo perché sapevo che non ha torto e che tutti avevano ragione su questo fatto, ma prima che potevo dire qualcosa sentimmo un campanello suonare. « Me ne occupo io tranquillo, tu pensa a quello che ti ho detto. » mi guarda prima di uscire dal mio ufficio, lasciandomi solo con i miei pensieri.

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