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Comparve nella sera del 5 febbraio 1843

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Comparve nella sera del 5 febbraio 1843. Lo so con esattezza perché la stavo osservando con il vecchio telescopio costruito da mio padre prima che un'epidemia lo uccidesse.

«Molly, Jamie» gridai, tenendo l'oggetto nella lente e l'occhio spalancato dietro lo strumento. «Venite qui, presto!»

Molly fu la prima ad accostarsi. Era ancora una bambina selvatica, a cui non si riusciva di farle tenere un nastro fra i capelli. Aveva quindici anni, nessuno spasimante e nessuna voglia di fare la donna, la moglie e di generare figli. Era una creatura sfuggita alla Natura che ci circondava, diceva sempre sua madre. La paragonava a uno scoiattolo, a un merlo: una specie di visitatrice perennemente in movimento, senza un futuro. La sua energia le derivava, ho sempre creduto, dall'esser cosciente di avere una salute cagionevole per la quale necessitava di controlli medici e medicine. Si godeva il mondo per quanto le riusciva, sottraendo energia anche a noi che le gravitavamo intorno.

«Cosa hai trovato?» mi domandò, pizzicandomi la faccia con i suoi capelli neri, lunghi e lisci.

«Guarda da te» le dissi.

«Grazie a Dio hai scovato qualcosa, altrimenti saremmo finiti mummificati dentro questo fienile» rispose Jamie, lasciando il libro che stava leggendo e scostando la coperta che si era portato per avvolgersi in un bozzolo.

«Ci avrebbero trovato come gli animali fossili di cui hanno parlato i giornali» rispose Molly ridendo, chinandosi verso lo strumento mentre io le facevo spazio. Sentii sulle mani la morbidezza del cappotto leggero che indossava, regalo della madre.

«Se qualcuno ci avesse trovato. Questo "osservatorio", per dirla con le parole di nostro fratello, è l'unica costruzione nei dintorni, fatta eccezione per la casa dove viviamo e quella poco distante, disabitata da anni.»

«Siete sempre stati dei maldicenti figli di Tommaso. Ecco, Molly, osserva dove il telescopio è puntato. Cosa vedi?»

«Un mucchio di stelle.»

«Come? Ah, l'hai spostato. Fa' attenzione quando ti accosti all'attrezzatura.»

«Sei ridicolo. Parlare d'attrezzatura quando sono strumenti composti da pezzi raccattati qua e là senza criterio. Fratello, nella tua mente sei già un grande astronomo, ma la realtà è ben diversa. Torna sulla terra insieme a noi e continua a studiare.»

Guardai Jamie, tenendo fermo il telescopio per permettere a Molly di vedere. Era difficile capire per una mente analitica come la sua. Studiava per diventare un avvocato e, nel frattempo, si esercitava con difficili problemi matematici insolvibili. Da che lo conoscevo, ventidue anni, non aveva mai rischiato nulla. L'andamento della sua vita seguiva uno schema rigido: sveglia alle sei, toeletta, studio, colazione, altro studio, pranzo, lavori inerenti alla casa – riparazioni e aiuti domestici perché non potevamo permetterci una cameriera –, cena e augurio della buonanotte. Andava a letto alle nove, tutti i giorni in tutte le stagioni. Qualsiasi impedimento alla routine lo irritava, rendendolo di malumore per settimane.

«Vedo un punto luminoso un po' lungo» disse Molly, forzando lo spostamento del telescopio che tenevo bloccato.

«Si dice "oblungo". Se lo sposti la perderai. È una cometa» confessai.

«Così piccola?» disse lei, distogliendo per un attimo lo sguardo. «È molto bassa sull'orizzonte.»

«Deve essere comparsa oggi o da poco, a giudicare dalla posizione. Credo che se così non fosse, nei giorni precedenti l'avrei notata. Sono stato ad osservare il cielo per buona parte della primavera e dell'estate.»

«Buon per te. Sei stato premiato. Non finirai piangendo la tua stagione felice» disse Jamie. Raccolse il suo libro come se qualcuno gli avesse detto che stavamo per andarcene.

«Chi ti ha detto che abbiamo finito?» lo punzecchiai.

«Sono le nove e mezza, dovrei già essere a letto. Non dormirò nella paglia come ieri notte. Sento ancora dolore nelle articolazioni.»

«D'accordo. Accompagna a casa Molly, vecchio mio, e mettiti a letto con uno scaldino. Io resterò per deliziarmi ancora un po' della mia scoperta.»

«Io resto» disse Molly, attaccandosi al telescopio. «Ma le comete non si spostano molto più velocemente?»

«Tu hai in mente le stelle cadenti» le dissi. «Le comete sono ben altro affare. Non attraversano il cielo per pochi secondi, spegnendosi chissà dove. Rimangono visibili per molto tempo.»

«Per "deliziare" gli astronomi e straziare noi poveri mortali» disse Jamie, riavvolgendosi nella coperta.


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