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La venuta della cometa ebbe un grande impatto sull'uomo. Il panico intasò i due mesi in cui rimase visibile. Molti temevano qualche catastrofe, comparandola all'avvento dei meteoriti nel 1832. I più religiosi erano convinti che si era vicini al Giorno del Giudizio; in fondo una stella simile era apparsa alla nascita del Salvatore. I popoli pagani, come gli aborigeni o i maori, stranamente non vennero disturbati nelle loro abitudini. Credo, a ragione, che in cuor loro stessero sperando in un cambiamento.

La comparsa della cometa, per certo, cambiò me. Mi proiettò con violenza nel mondo togliendomi le sciocche certezze che mi portavo dietro da un'adolescenza non ancora del tutto superata.

Smontai il telescopio e lo misi in cantina. Continuai a scrutare le stelle, in modo scettico e distratto. Il dolore mi impediva di concentrarmi: in quelle condizioni non potevo pensare di proseguire e accadde che cambiai strada.

Ripresi altri libri e, quando mi sentii pronto, discussi la tesi a Sydney. Divenni un costruttore e rimasi un astronomo amatoriale. Un dilettante. Cominciai a progettare case per i coloni. Il mio nuovo lavoro mi costrinse a un trasferimento. Comunicai ai miei fratelli che sarei andato a vivere da solo sulla costa e sarei tornato a trovarli non appena ne avessi avuto l'opportunità. Ma, come me, anche loro sapevano che era una promessa campata in aria. A quel tempo i trasporti all'interno del territorio erano difficoltosi, la ferrovia non si era ancora sviluppata e il modo di muoversi con carrozze e diligenza non era sicuro. Finì che ne discutemmo per giorni e infine decisero che sarebbero venuti con me. In realtà, Jamie non attendeva altro che tornare alla civiltà.

Fu infatti poco dopo il nostro trasferimento a Sydney che venne impiegato in uno studio legale e cominciò il praticantato. Molly badò alla casa per due anni, fino a che trovò un lavoro come sarta, dapprima in casa di una donna di origine olandese e da lì in una sartoria.

Cominciammo ad avere del denaro a nostra disposizione, somma che si accrebbe quando la mia matrigna morì, lasciandoci gli averi che non aveva ancora distribuito.

Fra un contratto e l'altro impiegavo parte del mio denaro procurandomi volumi e riviste di astronomia, dove sapevo di poter trovare informazioni sul ritorno della Grande Cometa. I calcoli approssimativi della sua orbita – a causa della rapidità di apparizione – non sconfissero l'incertezza del suo ritorno. Vari conteggi condussero a diverse cifre, alcune meno incoraggianti di altre. Esisteva la possibilità concreta che un uomo che l'aveva scrutata nel 1843 non la rivedesse più nella sua vita mortale. Si parlava di tempi periodici molto lunghi, 530, 175, 150 anni. Il più incoraggiante stabilì 37 anni, una lieve speranza. Un astronomo lungimirante, il più attendibile nel mio secolo, disse che il ritorno della Grande Cometa di marzo non sarebbe avvenuto prima di 600 anni.

Contro tutto, cominciai ad attendere.

La prima cometa comparve nel 1845 e fu chiamata la Grande Cometa di giugno; fu seguita a breve dalla cometa di Biela, che fece due apparizioni, nel 1846 e nel 1852. Ma non era lei.

La Grande Cometa del 1843Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora