5 luglio 1941, ore 7.00
L'uomo stava di nuovo seduto al suo tavolo di legno, nel seminterrato.
Poggiato sul piano, vi era il libro che aveva trovato il giorno prima.
Riguardò la copertina, poi girò la pagina."Tutti coloro che hanno avuto la sfortuna, se così si può chiamare, di essersi trovato in quel luogo, dove spazio e tempo non esistono, ne sono tornati visivamente e psicologicamente alterati, nel bene e nel male.
Non è un caso, ad esempio, che perdano la memoria, o che inizino a scarabocchiare compulsivamente.
Ciò che si sa non è moltissimo, ma è comunque un sapere di cui pochissimi sono a conoscenza."Girò la pagina. Lesse:
"Il Sempre e Mai: questo -luogo- si dice essere l'oscurità in persona.
Secondo alcuni, le sole fonti di luce sarebbero delle sfere palpitanti, in grado di fondersi e staccarsi tra loro.
Ognuna di queste rappresenta qualcosa, o qualcuno, e tramite queste fusioni sono in grado di far scomparire o cambiare luogo ad oggetti e persone."«Dev'essere proprio così...» Si disse.
Prese, poco lontano dal libro, il disegno che aveva fatto.
«Il cervo...» sussurrò.7 ottobre 2010, ore 17.00
«Dove hai messo il corpo?» Domandò Augusto alla moglie. «L'ho portato al Muskos. Nella stanza 318.» Rispose lei.
«E ti hanno fatto entrare?» Domandò sbalordito il marito.
«Certo. Sai l'accordo.»
«Comunque vorrei andare a vedere... mi accompagni?»
«Andiamo a controllare.» Acconsentì l'anziana.Salirono in auto. Benedetta, alla guida, si diresse verso la periferia del paese, per poi infiltrarsi in un fitto bosco.
«Da quanto tempo è abbandonato?»
«Una quindicina d'anni.» disse la signora.
Dopo altri dieci minuti, arrivarono in una piccola radura. Al centro, un edificio rettangolare molto malandato stentava a rimanere in piedi.
I due scesero.
Non appena si avvicinarono all'entrata, un uomo si piazzò davanti a loro. Era grande e alto, pelato, con occhi piccoli e tondi.
«Ah, sei tu.» Disse, con una voce profonda e rauca.
Si spostò di lato e i coniugi passarono.
L'atrio, con pareti scrostate e rosa, era freddo e buio.
Accesero una torcia e salirono delle scale rovinate, finché arrivarono al terzo piano.
In fondo ad un corridoio, vi era la stanza 318. Aprirono la porta.
Era una stanza piccolina e quadrata, con uno stretto letto e un comodino, niente di più.
Sopra al materasso c'era il cadavere, ancora sempre impacchettato.
Augusto si avvicinò e domandò: «Perché l'hai portata qui?»
«Insomma... sai che questo vecchio hotel è conosciuto da pochissimi, e le molte leggende che circolano in paese tengono lontani i curiosi. Inoltre, qui di guardia ci sono i Seguetari, il gruppo con cui abbiamo quel patto.»
Benedetta si guardò intorno.
«Andiamo»8 ottobre 2010, ore 2.00
Corri, corri, corri, corri, corri, una mano nel muro se cade il lampadario saluta, saluta, saluta, se muore il criceto muori nell'albero che attende.
Rilesse quella lettera stranissima una decina di volte. Benedetta l'aveva trovata sul pavimento della sua camera. Forse qualcuno, mentre loro erano al Muskos, si era infiltrato in casa. Controllò il pavimento: nessuna traccia di impronte.
Anche suo marito non sapeva cosa dire. Così andarono a dormire.«Nooooo, il gallo impiccato ha perso il portafoglio!!!»
Benedetta si svegliò di colpo, e come lei anche il marito. «Augusto... chi ha urlato? Ho paura!»
«Se il mandorlo ha un braccio, il mio libro degli orologi da polso si brucia!!»
«Augusto!!! Ho troppa paura! Mi viene un infarto! Vai a vedere chi è! Prendi il fucile!!»
Velocemente si alzò, aprì l'armadio, prese l'arma e uscì dalla camera.
Accese le luci. Scese nel salone. Restò inorridito quando vide una giovane donna sbattere volontariamente, ripetutamente e violentemente la testa contro il muro. Era magra, non molto alta, con capelli ricci e neri.
«Miao, coccodè, coccodè! Il vaso è la penna della colonna caduta nel fiume.»
Quando si accorse del vecchio, lentamente girò la testa verso di lui.
«Tu?»
Camminò piano verso di lui, che fece alcuni passi indietro, poi rimase paralizzato dalla paura.
«Se la testa è rossa, il fuoco è acqua che brucia. Aaaaaaaaahhhhh!!!!»
Prese la rincorsa e buttò a terra l'uomo.
Gli prese la testa, gli cavò un occhio e gli strappò l'orecchio sinistro.
«Quando la morte è vicina, il gufo annega felice, ma in bocca ha un cuscino!»
Augusto tentò invano di scalciare, ma la donna furiosa estrasse un coltello dalla tasca e lo infilzò ripetutamente lungo tutto il corpo del pover'uomo. Il vestito bianco di quella belva era tutto rosso di sangue, come il suo volto.
«E la tua brava moglie? Adesso la vado a trovare!»
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L'amico del fuoco
Mistério / SuspenseForse in quell'immensa casa quegli strani eventi accadevano da sempre. Omicidi, teletrasporti, perdite di memoria... Sotterranei e corridoi senza fine... Due anziani coniugi vengono turbati da un omicidio, che sembra essere il punto di partenza di...