Capitolo X

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17 giugno 2011, ore 3.00

«Augusto, dobbiamo fuggire.» disse Anna, «Non possiamo restare un minuto di più. Δ=β ha chiamato a rapporto gli altri, e ci stanno venendo a prendere.» Il marito la guardò; poi chiese: «E tu come lo sai?» La donna rispose: «Stanotte mi è riapparsa in sogno la Donna Vestita Di Rosso, mettendomi in guardia. Inoltre, quest'occasione è ottima per cercare la chiave della stanza dell'Ordine. Forse non te lo avevo mai detto, ma quella porta è restata chiusa da quando i compagni di Δ=β avevano fatto irruzione in casa...»

17 marzo 1979, ore 22.00

Forens ordinò di raccogliere tutti gli elementi e gli oggetti dell'Ordine degli Orologi nella Stanza Cox, quella che era servita fino a quel momento per i loro incontri.
Poggiarono tutto sul tavolo, spensero le torce appese alle colonne e il capo chiuse la porta di legno a chiave. Per sempre. Dopodiché incise con un coltello un pentacolo che, nelle loro credenze, impediva a tutti gli indesiderati di accedere a quel luogo.
Quando ebbe finito, Forens mise la chiave nella tasca dei pantaloni e salì nella biblioteca, dove c'erano già tutti gli altri.
Anna lo vide, gli corse incontro e disse: «Stanno per arriv...»
Non fece in tempo di finire la frase, ché la porta si spalancò, e delle creature con sembianze umane invasero la stanza.
Erano alti circa due metri, i Datidue, avevano una testa pressoché normale (eccetto gli occhi, che erano minuscoli, e le orecchie, molto grandi), un corpo scheletrico, piedi lunghi e la pelle bianchissima. Secondo molti, Δ=β avrebbe rapito dei neonati e li avrebbe geneticamente modificati, non si sa come, e sarebbero usciti questi esseri.
La stanza iniziò a sporcarsi di sangue, e urla ruppero la quiete di un minuto prima. Anna si era infilata con Forens sotto la botola, riuscendo così a salvarsi.
Stettero nell'oscurità fino all'alba, quando, con coraggio, salirono a vedere quella scena cruenta.
Una sorpresa li attese.
La biblioteca era limpida, pulita, senza ombra di cadaveri.
I due si guardarono stupiti, finché videro la grande finestra al fondo della stanza: col sangue, e con caratteri cubitali, c'era scritto:

Dall'amico del fuoco

«Non capisco...» disse Anna. «Perché c'è il mio soprannome sul vetro?» Forens, con aria interrogativa, rispose: «Non lo so... Δ=β sapeva di quel nome?»
«Non penso proprio.»

«Ecco, nella Stanza Cox, Forens, quando tutti eravamo in biblioteca, ha messo anche qualcos'altro, ma nessuno sa cosa... Questo lo so perché quando siamo restati nei sotterranei per tutta la notte, ho notato che la porta centrale della stanza circolare, quella che immette nel vecchio ufficio dei capi dell'Ordine, a quel tempo di Forens, era aperta. Mentre lui dormiva, sono entrata e ho trovato tutto soqquadro: fogli per terra, cassetti aperti, persino la cera della candela ancora calda. Ovviamente, non gli ho chiesto niente.» disse Anna.  Augusto domandò: «Siamo sicuri che il tuo sogno non menta? Ovvero che stanno venendo a prenderci? Insomma, dopotutto...»
«Ascolta, Augusto: da quando quel giorno la Donna Vestita Di Rosso mi ha sparato al braccio, è apparsa più volte nei miei sogni, e parlando con una voce... un po' strana, mi ha sempre avvertita su fatti che si sono rivelati reali. Ascolta: Δ=β e i Datidue stanno arrivando. Vogliono te. Dobbiamo fuggire.»

17 giugno 2011, ore 3.30

Nel buio del bosco, i Datidue si avvicinavano alla villa di Anna. La loro missione era quella di catturare Augusto e uccidere la moglie. Al marito voleva pensarci Δ=β in persona.
Adesso lei stava attendendo impaziente il momento in cui qualcuno avesse bussato alla porta della sua tana, annunciandole la buona riuscita del compito.
Accese una candela sul tavolo e controllò che ci fosse tutto: la teca, il vassoio dorato, i pasticcini e il coltello.

I Datidue, in assoluto silenzio, forzarono la serratura della porta principale e varcarono la soglia di casa.
Dentro regnava l'oscurità e non erano presenti luci accese. Con il loro udito eccezionale, captarono un suono proveniente dal secondo piano. Somigliava alle voci di due persone che parlano.
Arrivati davanti alla porta, ascoltarono la conversazione:
«Ci stanno per prendere!»
«No, cara, sta' tranquilla, andrà tutto bene...»
«Ci vogliono uccidere!»
«Su, dai, non piangere... mi spezzi il cuore...»
Da fuori, un Datidue posò la scheletrica mano sulla maniglia.
«Stanno per arrivare! Me lo sento!»
«Sta' tranquilla...»
Abbassò la maniglia.
«Amore mio! Non lasciarmi!»
L'infiltrato spalancò la porta.

Era passata già quasi un'ora...
Δ=β attendeva all'entrata della sua tana.
Nell'oscurità della notte, non s'udiva alcun suono, fin quando...
In lontananza vide i Datidue avvicinarsi. Con eccitazione, vide che i primi reggevano due corpi.
Arrivati alla "casa", la padrona aprì la porta.
Fu allora che apprese con orrore che i due corpi non erano quelli di Augusto e Anna, bensì dei suoi due scagnozzi migliori.

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