Capitolo VIII

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3 giugno 2016, ore 19.00

Ormai erano soli nel mezzo del mondo.
«Ci siamo lasciati finalmente tutto alle spalle.» disse una donna, con lo sguardo perso nell'orizzonte.
«Eppure qualcosa di tutto questo resterà per sempre...» fece l'uomo seduto sulla panchina, accanto alla donna.
Il cielo era coperto da bellissime sfumature di arancione, soffiava un venticello leggero e le palme oscillavano appena.
Laggiù, nel mare, si stanziava l'ombra di una vela.
La signora sospirò. «Ti voglio bene, Augusto.»
«Anch'io, Anna.»

8 ottobre 2010, ore 5.40

L'esplosione aveva scaraventato macerie fino al paese.
Nei sotterranei, giaceva una donna, apparentemente senza vita.

«Sì? Carabinieri.»
«C'è appena stata un'esplosione a Gelsaquia, via dei salici, numero 5.»
«Lei chi è?»
«Maria Far»
«Da dove chiama?»
-Silenzio-
«Signora?»
Riagganciò.

8 ottobre 2010, ore 6.00

Iniziarono ad arrivare i primi mezzi dei vigili del fuoco.
Della casa, oltre alle moltissime macerie, rimaneva un solo muro, più spesso degli altri, che non era crollato.
Quella villa, costruita molti secoli prima, era inizialmente appartenuta ad una famiglia nobile, la quale aveva poi ceduto l'edificio ad una strana organizzazione, di cui nessuno sapeva niente.
Fino a quel giorno, quando i segreti di quel luogo scomparirono insieme alla casa.

Spento l'incendio, si cercarono tracce dei due padroni. Ovviamente si sapeva che, nel caso in cui li avessero trovati, sarebbero stati morti, sfracellati da un'esplosione che difficilmente avrebbe risparmiato qualche vita.

«Qui sotto, c'è una botola!» Gridò un giovane pompiere. Subito giunsero gli altri, e scesero nelle viscere della terra.
Percorsero con attenzione il corridoio di pietra, cercando di evitare i massi caduti.
Giunti alla stanza circolare, videro la porta aperta, scrutarono il corridoio e si catapultarono in aiuto di una donna, giacente a terra.
Dopo pochi minuti, si sentirono fortemente a disagio: l'ambiente era diventato freddissimo, e persero la facoltà di ragionare.
Restarono con lo sguardo fisso verso la donna, mentre attorno a loro calavano le tenebre.

Sempre e Mai

Una sfera viola comparve nell'oscurità. Palpitò per alcuni  secondi, fin quando si formò un immagine raffigurante molte macerie.
Accanto, prese vita una sfera gialla, con una grande casa impressa sulla superficie.
Le due sfere si unirono, si fusero e si estinsero.
C'era di nuovo l'oscurità.

7 ottobre 2010, ore 9.00

Benedetta si ritrovò nel corridoio sotterraneo. Si guardò intorno: non c'era anima viva. Ovviamente, come diceva il libro nascosto nel pendolo, a chi ha già viaggiato almeno una volta nel Sempre e Mai, non capita più di subire perdite di memoria. Come ben sapeva, la prima volta che si ritrovò in quel luogo, ...

Era il giugno del 1967, i membri dell'organizzazione erano stati convocati d'urgenza. Lei, in quanto Prima Consigliera, era tenuta a sedersi accanto all'ormai anziano Rodus, il capo dell'Ordine degli Orologi. Ma egli non si presentò. Seppe poi dagli altri il motivo di quell'urgente adunata: Rodus era morto. Quando le arrivò la notizia, fu come prendere un colpo al cuore. Dopotutto, quell'uomo era suo fratello.
Scelsero quindi di istituire una nuova guida, Forens, che aveva fatto molto per l'organizzazione: fin da giovane, aveva adempito ad ogni suo dovere. Il suo primo incarico importante fu di quello di tagliare la gola ad un loro vecchio amico, che era venuto a conoscenza di quella setta. Forens, divenuto ormai un uomo, era stato in grado di dirigere la loro comunità, finché non successe quell'evento terribile.
Era il marzo del 1979, ...

Benedetta si distolse da quegli orrendi pensieri. Riportò alla mente ciò che invece voleva ricordare fin da subito, ovvero il primo viaggio nel Sempre e Mai:

Dopo aver annunciato la morte di Rodus, corse in camera sua a piangere. Sdraiata sul letto, ripensava ai bei momenti vissuti con la madre e i due fratelli.
Ma ad un certo punto, una donna spalancò la porta della sua stanza. Era molto giovane, con i capelli castani e un lungo vestito rosso acceso. Al collo, portava una collana di perle, mentre in mano reggeva una pistola. Era una presenza quasi surreale, innaturale...
Si fissarono per alcuni secondi, fin quando Benedetta cercò di alzarsi dal letto. Quell'azione indusse la giovane a sparare, colpendo il braccio sinistro della donna, poco sopra al gomito.
Subito dopo, una nebbiolina cadde nella camera, mentre essa diventava sempre più buia.
Poi non capì più niente, ma vide soltanto degli strani alberi secchi, i cui rami formavano la figura di un cervo. Man mano che il tempo passava, il cervo sembrava prendere sempre di più vita, finché si ritrovò di nuovo nel suo letto, senza più ferite e ricordi.
La sua testa si riempì di falsi ricordi: il fatto di chiamarsi Benedetta, il fatto di essere una ricca signora, di essere sposata...
Fin quando, un giorno, mentre era nella biblioteca, intravide una figura rossa scappare nel salone. Lei si catapultò in quella stanza, ma non trovò nulla, fuorché una busta:               -Recupera i Ricordi-  c'era scritto. La aprì: vi era un foglio, con un disegno raffigurante gli alberi e il cervo del Sempre e Mai. Sotto, la scritta Futuro o Passato? e la firma: Rodus.
Ad un tratto, gli occhi del cervo si illuminarono di rosso, quasi infuocati, e Benedetta recuperò tutti i suoi Veri ricordi:
lei altro non era che Anna Salòt, la donna soprannominata

"L'amico del fuoco"

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