7 ottobre 2010, ore 9.10
-No, un momento- Pensò Anna. A cosa mai stava pensando? Un ricordo cruciale si impadronì della sua testa. Quando non era stata ancora trasportata nel tempo dal Sempre e Mai, vide Δ=β, quella stranissima donna, quella che l'aveva aggredita, quella che le aveva ucciso il marito! Augusto! Chissà se quel viaggio nel tempo aveva cambiato anche la sua sorte!
Con uno scatto si alzò e corse velocemente verso il piano terra della casa. Mentre si avvicinava al salone, pensò al nome con cui si faceva chiamare quella bestia: Δ=β. Non ne capiva il senso. In realtà nessuno conosceva il suo vero nome, e poi... ma non era morta? C'era pure andata, al suo funerale... Era andata nell'ospedale psichiatrico per il riconoscimento... Era lì, su un lettino, morta completamente...
Arrivò nel salone, e non trovò nessuno. Andò dunque in camera dove, con sua grande sorpresa, Augusto dormiva profondamente.4 luglio 1322, ore 4.00
Era notte fonda. Una donna era sdraiata sull'erba.
Guardava le stelle, e intanto pensava. Poi si decise.
Si alzò, prese una boccetta giacente sul prato e la contemplò. All'interno si trovava un liquido bianco, che ribolliva.
Tolse il tappo.
Annusò il contenuto.
Avvicinò la boccetta alla bocca.
Bevve.
Ora sì che era immortale.7 ottobre 2010, ore 17.00
«Sai, Augusto... devo dirti una cosa.» I due erano seduti sul divano del salone. Davanti a loro, la legna nel caminetto ardeva, e si levavano allegre fiamme. «Comincio col dirti che sono stata io a rinchiuderti in soffitta. Era per questioni di sicurezza. Ti avevo somministrato del sonnifero e, con l'aiuto di... vabbè, ti ho rinchiuso nella grande gabbia dei pappagalli, che ormai, come ben sai, è vuota. Due volte al giorno ti portavo del cibo e dell'acqua, curandomi sempre di aggiungere la polvere del sonno.» Augusto sbarrò gli occhi. Anna continuò: «Poi quel giorno ho sentito un rumore, sono salita in mansarda, dove tu eri riuscito ad uscire. Non so, forse non ti avevo dato molto sonnifero...» Anna si guardò intorno. Infine disse: «Comunque, ti starai chiedendo perché l'ho fatto; bè, la risposta è semplice: con la tua vita hai attirato Δ=β.»
8 ottobre 2010, ore 8.00
Δ=β era nella sua tana. Il Sempre e Mai l'aveva scaraventata sul monte Dordo, a due passi da Gelsaquia, e lei ora era tornata nella sua "casa". Alloggiava lì dal 1488, quando scavò con le sue mani quel tunnel sotterraneo. L'entrata era nel bosco, in una piccola radura, circondata da abeti. Al centro, si ergeva una piccola ma abbastanza alta collinetta, dove un cancello arrugginito segnava la soglia di casa, il limite proibito. Subito dopo, una scala rudimentale scendeva in un ambiente irregolare, che forse nell'intenzione del costruttore sarebbe dovuto essere quadrangolare.
Sul soffitto, una volta in cemento intonacata non molto tempo fa, vi erano strane parole:Quando giungo a casa
non è ancora arrivata
Quando si formò
la luce si trovòL'aveva scritta lei.
Ripensò al suo nome. Affascinante, secondo lei. In principio i suoi genitori, nel 1301, la chiamarono... come? Non se lo ricordava neanche. Aveva deciso quel nuovo nome 233 anni dopo, quando compì il suo primo delitto.
Sentì un rumore. Guardò fuori: era un ramo secco che era caduto. Indifferente, continuò i suoi pensieri. Quando bevve la pozione dell'immortalità, si conservò anche il suo corpo nelle condizioni di quel giorno. Era per questo che non invecchiava. Inoltre, si dovette fingere morta diverso volte, per poi scappare via dalla bara. L'ultima volta, circa sessant'anni fa, era finita in un manicomio, e ci restò per due anni quando, stufa di quella vita monotona, si finse deceduta. E ovviamente, chi era venuto per il riconoscimento, stette al gioco (o forse no?).
Comunque, sia come sia, quel giorno Anna scoppiò in lacrime: era "morta" quella che credeva sua madre.8 ottobre 2010, ore 21.00
Anna era immersa nei suoi pensieri. Fin da bambina, era stata protetta, custodita e voluta bene da una donna, che credette sempre essere sua madre. Si faceva chiamare Darla Boetta, era sempre allegra e spensierata. Siccome Anna/Benedetta era stata abbandonata alla nascita nel bosco, quella signora l'aveva trovata e se ne era presa cura.
Fin quando, dopo cinquant'anni, la situazione degenerò, lei divenne sempre più aggressiva e Anna fu costretta a rinchiuderla in un manicomio. Fu lì che tutta l'aspra verità venne a galla:Anna entrò nella stanza. Augusto l'aspettava fuori dalla porta. Sul letto, sua madre era legata da una resistente corda.
«Te ne pentirai... Non avresti dovuto rinchiudermi qui dentro... tu non sai chi sono io...»
«Mamma, cerca di capirmi...»
«Ma quale mamma! Io per te non sono nessuno! In tutti questi anni t'ho accudita solo per essere al corrente di cosa facesse quel gruppo di cretini in casa tua! Ah, ma lo vuoi sapere il mio vero nome? È bello... altroché Darla Darletta Darlettina, che vada al diavolo... Io sono Δ=β, quella a cui la setta dà la caccia! E vuoi sapere ancora una cosa? Sono pure immortale.»
Anna durante tutto quel tempo aveva fissato allibita la donna.
«Non ci credi? Ne vuoi una prova?»
La donna sciolse le corde che la tenevano legata, prese un coltello e si avvicinò ad Anna, che era paralizzata dal terrore.
Δ=β infilzò ogni parte immaginabile del proprio corpo, e intanto rideva, rideva, rideva...
«Ecco, adesso ci credi?» chiese lei, con il coltello che le trapassava il cuore.
E poi scoppiò di nuovo a ridere.
Rideva, rideva, rideva...
Quant'era bello ridere...

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L'amico del fuoco
Mystère / ThrillerForse in quell'immensa casa quegli strani eventi accadevano da sempre. Omicidi, teletrasporti, perdite di memoria... Sotterranei e corridoi senza fine... Due anziani coniugi vengono turbati da un omicidio, che sembra essere il punto di partenza di...