Capitolo XVI

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Anna fu svegliata da un rumore. Qualcosa che cadeva, forse un vaso.
Quindi non era sola, in casa.
Doveva scappare.

L'uomo, barcollando in un corridoio buio, era inciampato in un'anfora, facendola cadere.
«Maledizione» inveì, e proseguì.

La donna a fatica si alzò da terra e cercò di correre fuori dall'ufficio. Non sapendo in quale direzione andare, optò per la sinistra. Un tuono squarciò il silenzio, seguito da un'ondata di pioggia ancora più forte.
Fu allora che Anna, con estrema paura, si rese conto che qualcuno la stava inseguendo.
Si sentì mancare, presa dallo sconforto, ma continuò a correre.

L'aveva quasi raggiunta. Finalmente. Di lì a poco l'accetta avrebbe saziato la sua sete di sangue.

Anna col cuore a mille svoltò l'angolo. Davanti a lei, un altro corridoio. Si sentiva presa in trappola dalla sua stessa casa.
Sempre più stanca, proseguì.

L'uomo era sempre più vicino quando, distrattamente, andò contro un vaso appena svoltato l'angolo. Ciò lo indusse ad una piccola pausa, intanto sapeva che Anna non sarebbe andata lontano. Non ancora per molto.

Anna, automaticamente, vedendo una porta aperta, si precipitò in una stanza e richiuse la porta alle sue spalle.
Dopodiché si guardò intorno: non ricordava quel luogo. Era una sala rettangolare, e alle pareti erano appesi molti quadri raffiguranti varie donne. Sotto ognuno vi era scritto il nome del soggetto raffigurato. -Saranno tutte le donne che hanno abitato qui- pensò. Strano che non fosse a conoscenza di quella strana stanza.
Al centro si ergeva una una lastra di marmo bianco, simile ad una lapide, che recava la seguente incisione:

A TUTTE LE DONNE
CHE HANNO PERSO LA VITA
IN QUESTA CASA
A CAUSA DELLA PAZZIA
INFUSA LORO DALLA CASA STESSA
DA QUESTA CASA MALEDETTA
CHE MODIFICA I RICORDI
CHE FA SOGNARE
SENZA RENDERSENE CONTO
DA QUESTA CASA MALEDETTA
CHE NON HA RAGIONE D'ESISTERE
PERCHÉ ESSA
È LA CONFUSIONE STESSA

Solo allora Anna alzò lo sguardo e notò un ritratto gigantesco sulla parete di fronte della Donna Vestita Di Rosso. Aveva un espressione serena, gli occhi dritti ad osservare l'osservatore.

"BAM!!!"
Anna si voltò di scatto.
L'uomo aveva spalancato la porta.
-È la fine- pensò la donna.

L'uomo guardò Anna, che aveva un'espressione di puro terrore dipinta sul volto.

La donna guardò l'inseguitore. Era coperto da una lunga veste nera, con un largo cappuccio che gli oscurava il volto.
«Finalmente è giunto il momento tanto atteso» disse con voce roca. Ad Anna, sentendolo, venne un colpo al cuore. Quella voce la conosceva bene.
L'incappucciato sferzò dei colpi in aria con l'accetta, e Anna non riuscì a trattenere un grido. Si appiattì contro la parete, con panico crescente.
«Cosa c'è, hai paura?» chiese l'uomo, seguito da una risata malvagia.
«Sta' tranquilla, non succederà nulla. Tra poco verrai solamente bagnata dal tuo stesso sangue, ancora caldo, se non ti si è già gelato nelle vene»
Anna urlò più forte che potè, fu nuovamente assalita dall'odore di rose e si coprì con le mani per un'ultima volta il proprio volto.

Poco dopo l'uomo si tolse il cappuccio.
«Futuro o passato?» si chiese, e scoppiò in una terrificante risata, una risata che solo Augusto poteva fare.

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Proprio quello stesso giorno la sala dei ritratti si ornò con un nuovo quadro: raffigurava il busto di una donna un po' anziana, corpulenta, i capelli biondi a caschetto e gli occhi di un verde acceso. Guardava dritto inanzi a sé, con una punta d'orgoglio nello sguardo.
Sotto, una scritta diceva:

Anna Salòt
l'amico del fuoco
★1914
+1981

L'amico del fuocoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora