Ero seduto sul muretto che circondava il rifugio per immigrati, le gambe che dondolavano dolcemente a pochi centimetri dal terreno, ricoperto da un soffice strato di erba rossa, che appariva violacea a causa del sole verde, la cui luce si stava attenuando. Le funzioni vitali della creatura che vagava al centro del cielo entravano in stand-by, e il nostro piccolo mondo andava a dormire con lei.
Osservai il paesaggio scurirsi, mentre tormentavo il ciondolo che portavo al collo con la punta delle dita. Quando lo stringevo forte, mi sembrava che il calore del mio corpo lo ammorbidisse, trasformandolo in una sostanza gommosa, ma, non appena allentavo la presa, tornava a solidificarsi. Ogni volta in cui lo osservavo dopo un certo lasso di tempo, scoprivo che il poligono impresso su di esso aveva cambiato posizione – il risultato era sempre un'immagine irregolare, non importava cosa facessi. Mi chiesi cosa sarebbe successo se fossi mai riuscito a ottenere un poligono equilatero. Una parte di me sentenziò che non era una buona idea e decisi di lasciar perdere.
Lasciai che il mio sguardo vagasse sul paesaggio di fronte a me, illuminato dalla sola luce delle stelle. Ce n'era una particolarmente vicina al pianeta, una stella di neutroni, il cadavere di un corpo cosmico. Chiarissima, di una luce più intensa di qualunque altra, sembrava un occhio interstellare, accompagnato dalla creatura in letargo.
Il rifugio per immigrati illegali si trovava vicino a una lunga pista di atterraggio per navi intradimensionali in disuso. Un tempo lì c'era stata una stazione, ma ora se ne riuscivano a scorgere solo i resti aguzzi e arrugginiti, come quelli di un cadavere in via di decomposizione. Il muschio e l'edera avevano già divorato la maggior parte della struttura, trasformandola in una piccola giungla nella quale nessuno voleva addentrarsi.
In genere le navi, di dimensioni modeste, atterravano proprio su quella pista e si fermavano dove la terra era bruciacchiata e l'erba non cresceva più. Quei velivoli potevano contenere a malapena una decina di fuggitivi, e venivano tutti a cercare riparo sotto le ali di Etienne, proprio come me.
Trassi un sospiro e osservai il rifugio con la coda dell'occhio. Era una struttura dalle forme circolari e bombate. Spesso i cittadini delle dimensioni F non amavano le linee rette. Preferivano di gran lunga le curve, dunque l'estetica del loro mondo era del tutto diversa rispetto a quella della mia Terra, A-23. La maggior parte delle loro città, a parte la capitale, che presentava anche alti grattacieli a forma di spirale, aveva quelle curve inscritte nel suo sistema. A volte ero circondato da talmente tanti cerchi che cominciava a girarmi la testa e avevo bisogno di chiudere gli occhi per qualche minuto. Nonostante il tempo che avevo passato qui, ancora non ci ero abituato.
Le luci del rifugio erano accese, e avvertivo le risate lontane dei suoi provvisori inquilini, assieme al rumore di sedie spostate, il tintinnio delle posate e un chiacchiericcio di fondo.
Mi accadeva spesso di rincantucciarmi in un angolino per poterli ascoltare, senza partecipare direttamente. Era come fermarsi nei pressi di una festa e goderne del calore, persino quando non ne si faceva parte. Sapevo che era stupido, che mi avrebbero voluto con loro e la mia compagnia non sarebbe mai stata rifiutata, ma trovavo ancora difficile avvicinarmi agli altri. Finché era il momento di scherzare e dire stupidaggini ero sempre in prima fila, mentre quando dovevo espormi per davvero, andavo a sedermi su un muretto sospeso in un mare di erba rossa. Solo nel silenzio, accompagnato unicamente dal fruscio delle foglie dei contorti alberi che crescevano oltre il muro, e dal debole richiamo degli animali che popolavano la zona, che uscivano dalle loro tane per annusare l'aria bagnata dalla stella di neutroni. La presenza di quel fuoco bianco rendeva l'aria frizzante e faceva venire voglia di osservarla per ore, malgrado fosse dannoso per gli occhi.
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Esper - Oculus Diaboli
Science Fiction"Tutto questo è già successo... Anche se per voi è sempre la prima volta" Dopo aver abbandonato la sua dimensione, Gene si trasferisce con Etienne, Sumiko, Keira e Otello in una delle dimensioni F, sotto il comando della KonTron. Dopo un anno pass...