Capitolo 12: Scie di luce

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La bambina lo strattonò per un lembo della giacca finché Hyatus non poté più ignorarla e fu costretto ad abbassare lo sguardo.

«Che c'è?» ringhiò.

«Che cosa stai facendo?»

«Sto cercando la scia lasciata dalla mia preda» sbottò lui, laconico, per poi riprendere ad annusare a fondo l'aria.

Avvertiva un leggero odore, talmente lieve da essere impercettibile per l'olfatto di un uomo. Hyatus, però, non era un uomo, e riconobbe la propria essenza nel profumo che stava seguendo da giorni. Aveva sperato di avere dei discendenti più numerosi, ma, al momento, era riuscito a trovare solo due tracce, una delle quali si era smarrita, segno che il suo proprietario ormai era morto. L'altra si interrompeva bruscamente nei pressi della collina dove si trovavano adesso, vicino a un tunnel che conduceva nelle profondità di una stazione della metro non segnata sulle mappe. Una volta lì doveva esserci stato un luogo molto importante: Hyatus avvertiva della forte energia residua, come se esseri molto potenti avessero camminato fra quelle mura, prima che la struttura cadesse in disuso.

«Mi annoio» si lagnò Sunny, stringendosi nel suo giubbotto marrone. Stringeva gelosamente la maniglia di un piccolo trolley a fiori, ricolmo di vestiti, e nella mano libera teneva un pupazzo a forma di coniglio, talmente logoro da sembrare un sacco informe.

«Ti avevo detto che ti avrei portata con me solo se non avessi chiacchierato troppo» ribatté Hyatus, sottraendo la manica alla sua presa con un gesto stizzito. «Lasciami in pace, è chiaro? O ti porterò in quel buco nero e ti lascerò lì.»

«Non lo faresti mai.»

«Ti consiglio di non provocarmi» sibilò l'Energeen.

La bambina sostenne il suo sguardo per qualche secondo, poi abbassò gli occhi e, borbottando, trascinò il trolley nell'erba rada, per poi sedervisi, il viso appoggiato sui palmi delle mani. Cominciò a sospirare, e a sospirare, e a sospirare ancora, sempre più rumorosamente, finché Hyatus non poté più ignorarla.

«La vuoi piantare? Sto cercando di lavorare, qui. Com'è possibile che tu non capisca la gravità della situazione? E' da secoli che non mangio, ho assolutamente bisogno di nutrirmi, e tu stai lì a lamentarti» la rimbrottò. «Cerca almeno di non distrarmi!»

«Ma mi annoio!» ripeté la bambina.

Hyatus fremette d'impazienza e venne attraversato da un impulso che non riuscì a controllare.

«Vuoi smettere di annoiarti?»

«Sì» brontolò Sunny.

«Allora ti farò prendere... un bello... spavento...»

Man mano che parlava, la sua voce era diventata sempre più roca e profonda, e le sottili unghie violacee si erano allungate, trasformandosi in artigli. I suoi occhi neri avevano assunto un taglio ferino, mentre il suo volto si era arricciato in una serie di pieghe, facendo posto a delle zanne.

Sunny emise un gridolino, cadendo dal trolley, e lo guardò con occhi sbarrati. Il suo minuscolo torace si contraeva spasmodicamente, ma non riusciva a fare a meno di fissare il mostro che stava prendendo forma davanti a lei, sempre più somigliante a uno di quei diavoli da cui Sarah, la suora che faceva loro catechismo, l'aveva messa in guardia.

Hyatus recuperò rapidamente il suo aspetto originale e si pulì la bocca sulla manica del giubbotto.

«Sei ancora annoiata, adesso?»

Sunny scosse la testa, incapace di emettere suono.

«Bene. Spero continuerai a divertirti fino al termine della mia ispezione.»

Esper - Oculus DiaboliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora