Grazie a lui, in meno di due settimane, imparai la lingua, e finalmente riuscii a capire ciò che gli altri mi dicevano.
Finalmente ero in grado di parlare anche con Matt senza che Mello ci facesse da interprete.
<<Wow! Sei migliorata tantissimo!>> mi diceva ogni giorno quando mi sentiva parlare.
Allora prestava attenzione al mondo intorno a lui.
<<Tutto merito del mio insegnante>> gli rispondevo mentre guardavo Mello e gli sorridevo.
Anche lui mi sorrideva di rimando e mi faceva l’occhiolino.
Aveva un sorriso bellissimo.
Nonostante stessi facendo molti progressi in inglese, Mello continuava a parlarmi in tedesco, e voleva che facessi lo stesso con lui.
<<Mihael, perché continui a parlarmi in tedesco? Ormai riesco a capire bene l’inglese>> gli chiesi
<<Non voglio che dimentichi la nostra lingua, Enjel.
In più sono anni che non parlavo in tedesco a qualcuno, ne avevo bisogno>> mi disse scompigliandomi affettuosamente i capelli.
Tutti i giorni andavo avanti in questo modo: con Mihael parlavo in tedesco, mentre con Matt e con gli altri ragazzi parlavo in inglese.
<<E?>> mi chiamò un giorno Matt.
Avevo la testa appoggiata sulla sua spalla e lo stavo guardando giocare.
<<Sì?>>
<<Mihael permette anche a te di chiamarlo per nome, giusto?>>.
Perché mi sta facendo questa domanda?
<<Sì, perché?>>
<<Si vede che si fida di te.
Voglio darti anch’io la mia fiducia>> disse mettendo in pausa la console.
Allungò la mano verso di me.
<<Chiamami Mail>>.
Gli strinsi la mano.
<<Chiamami Enjel>>.
Perché le prime due persone che ho incontrato, senza avermi mai visto prima, mi hanno dato la loro fiducia?
Cos’ho di tanto speciale?
Provai a fare conoscenza anche con Near, ma non sembrava apprezzare la mia compagnia.
Mi affezionai molto a Mello e Matt.
Li amavo come due fratelli, e non è difficile immaginare come mi sentii quando, quattro anni dopo, Mello uscì infuriato dalla presidenza, borbottando tra i denti la sua intenzione di andarsene.
Quel giorno stavo passando davanti alla presidenza per caso.
<<Tanto ormai ho quasi quindici anni… vivrò a modo mio>> disse uscendo dalla porta, per poi andarsene velocemente.
<<Mihael, aspetta!>> lo chiamai mentre gli correvo dietro.
<<Enjel, non ora>> mi disse fermo.
Lo seguii fino alla porta della sua camera, e lo guardai raccogliere le sue cose.
<<Mihael…>>.
Mi guardò.
<<Enjel, va’ via, alle ragazze non è permesso stare qui>>
<<Non m’interessa>>.
Mi appoggiai allo stipite della porta.
<<Mihael, non te ne andare, ti prego>> gli dissi con le lacrime agli occhi.
Si avvicinò e mi abbracciò.
<<Mi dispiace, Enjel>>.
Scoppiai a piangere tra le sue braccia.
<<Almeno portami con te>>.
Mi lasciò sfogare e poi mi accarezzò i capelli.
<<È troppo pericoloso per te.
Se ti succedesse qualcosa non me lo perdonerei mai>> mi disse asciugandomi le lacrime con il dorso della mano.
<<Mihael, ho paura che ti succeda qualcosa>> riuscii a dire.
Mi prese delicatamente il mento tra il pollice e l'indice, puntando i suoi occhi azzurri contro i miei.
<<Enjel, andrà tutto bene, fidati di me>> mi disse per rassicurarmi, per poi lasciarmi un piccolo bacio sulla fronte.
Ero rassegnata.
Lui mi sorrise.
Tolsi la coroncina, e gliela misi intorno al collo.
<<Per ricordarti di me>> gli dissi, poi mi alzai sulle punte dei piedi e gli baciai la guancia.
Ridacchiò vedendomi, e riuscii ad accorgermi di una lacrima sfuggitagli dall’angolo di un occhio, che prontamente asciugò con la manica della maglietta.
<<Addio, Mihael>> lo salutai appoggiando la testa sul suo petto.
<<Addio, Enjel>> mi salutò lui baciandomi tra i capelli.
Mi staccai da lui, poi tornai verso la mia stanza.
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Angolo autrice
-1
Sciau
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The Fourth Heir [COMPLETATA]
Kort verhaal"Il mio nome? Sarebbe bello ricordarselo. Tutti noi siamo ragazzi senza un nome, senza un volto. La nostra esistenza è stata dimenticata o non è mai stata scoperta. Le nostre identità sono state cancellate, a parte una singola lettera che distingue...