Capitolo 15 - Harry

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15.

●•Harry•●

Bottiglie di birra sparse per tutto il pavimento, praticamente in ogni stanza dell'appartamento. Non importava quale angolo guardavi, ne avresti trovata una, completamente vuota. Mi faceva male la testa, e allo stesso modo lo stomaco, a malapena riuscivo a sopportare quel ronzio nelle orecchie, fastidioso e persistente. Ero stordito e debole, gli occhi pesavano più del solito, sembravano essere troppo grandi per stare nelle mie orbite. La testa continuava a girarmi, ogni secondo trascorso sembrava che le pareti intorno a me si chiudessero attorno al mio corpo, anche se stavo sdraiato sul letto, cercando di recuperare il mio equilibrio. A torso nudo, senza curarmi del vento freddo nè di una possibile influenza, stavo gettato sul materasso fissando il soffitto. Le braccia erano abbandonate sul materiale sotto la mia pelle, a raggiungere a malapena il bordo del letto matrimoniale. Solo la mano sinistra era a penzoloni fuori dal materasso, tenendo saldamente un'altra birra tra le dita.

Non andava bene.

Non sarei andato a lavoro quel giorno, perché non avrei sopportato la presenza di Joe accanto a me, sentendo il suo sguardo sulla schiena per tutto il tempo mentre diceva cose per prendermi in giro che mi avrebbero fatto innervosire. Proprio non riuscivo a gestirlo; non quel giorno. In tutta onestà, non riuscivo a gestire nulla quel giorno. Non avrei lasciato il mio appartamento per nessun motivo al mondo, sarei rimasto chiuso e bloccato nel mio spazio, non avrei permesso a me stesso di avere nessun tipo di contatto con il mondo esterno. Niente TV, niente radio, nessuna finestra aperta, e anche il telefono sul comodino era spento. L'intero giorno potrebbe essere riassunto in birre, autocommiserazione e letto, che sembrava abbastanza comodo da accogliermi dal momento in cui mi ero svegliato.

Non che fosse sano nè buono per me, e non aveva niente a che fare con qualcosa di brutto successa la sera prima; era solo qualcosa che solevo fare ogni anno, lo stesso giorno, da quando era successo. Rivivevo quel giorno di anni prima quando ricevetti quella telefonata. Forse se avessi fatto qualcosa di diverso, sarebbe tutto ok ora. Un sacco di 'cosa sarebbe successo se..' vanno e vengono, tutto il tempo, portando diversi tipi di dolore, sempre peggiore. Come se fosse possibile.

Forse incolpare me stesso non è una soluzione, e le persone avevano provato per decenni a farmelo capire, ma non potevo dargli ascolto. Comunque continuavano a convincermi. Sono testardo quando si tratta di mie convinzioni, per questo sono molto difficile da convincere; e credetemi, il pensiero di essere colpevole era sicuramente la mia convinzione più forte.

Improvvisamente sembrava troppo deprimente anche guardare il colore pallido delle mura in camera, e mi ricordai di quanto lei amasse quel colore. Amava i colori neutrali e la loro semplicità; amava i suoni delicati e i luoghi nuovi da vedere, e cose naturali come il cinguettio degli uccelli, o l'odore della pioggia che sta per arrivare, il rumore che fa sul tetto, o anche la semplice caduta della neve l'aveva stupita. Amava guardare le foglie cadere dagli alberi mentre teneva la mia mano e apriva bene gli occhi così da non perdersi nulla; in inverno stava seduta sul tappeto del suo salotto mentre teneva una tazza di tè caldo tra le mani, lo scoppiettante camino dietro di lei, e lo sguardo concentrato sulla spessa neve che cadeva fuori; la primavera portava tutto ciò che lei amava, quando mi portava a sedermi su una panchina al parco per vedere come i fiori aprivano i loro petali e sprigionavano il loro profumo nell'aria (parole sue, lo giuro). L'estate era la stagione che le piaceva meno, ma l'amava durante quei giorni in cui tornavamo da scuola e saltavamo nel ruscello per avere una pausa dal mondo attorno a noi.

Eravamo giovani, ed eravamo stupidi, specialmente io, che non apprezzavo per bene quei momenti quando ne avevo la possibilità. Ed ora ero lì, ad incolpare me stesso per tutto quello che successe da quel momento in poi. Avrei potuto fare qualcosa, sapevo che avrei potuto. Ma non importava quanto fossi dispiaciuto, non sarei potuto tornare indietro nel tempo. E quel giorno dell'anno era esattamente lì per ricordarmelo. Dio, quanto odiavo quel giorno! E sapevo che il giorno seguente sarebbe stato quasi peggio di questo, solo perché avrei dovuto ascoltare i miei amici e la mia famiglia lamentarsi del mio comportamento, stupidamente ancora costante, quasi come una tradizione costruita di anno in anno, a cui vi sono rimasto fedele, affondando nella mia autocommiserazione ogni anno, nello stesso giorno.

Damaged [ Traduzione Italiana]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora