17. Lily

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James Potter si dirigeva in classe con gli altri Grifondoro, stava saltellando al fianco di una rossa dagli occhi verdi che si ostinava ad ignorarlo. I suoi movimenti erano spavaldi e il suo piglio sicuro. Continuava a passarsi la mano tra i capelli ad intervalli regolari, per dargli un'aria ancora più disordinata e, secondo lui, affascinante. Quel giorno avevano la prima ora di Incantesimi con i Tassorosso e lui si sentiva fortunato.

«Non puoi dire davvero di disprezzare qualcosa se nemmeno la conosci. E poi usciremmo solo nel caso in cui Grifondoro vinca...» cercò di convincerla. Poi aggiunse divertito e un po' compiaciuto «Voglio dire, con me nella squadra è praticamente una certezza...» tirò fuori il boccino che aveva rubato solo qualche giorno prima e lo lasciò allontanarsi solo un po', prima di riacciuffarlo soddisfatto.

Lily alzò gli occhi al cielo, così lui si affrettò a dire, rimettendo il boccino in tasca «Ma hai capito cosa intendo.»

Lei si voltò. Sul viso aveva un'espressione esasperata «Oh, sì che posso! Soprattutto se questo qualcosa non ha fatto altro che dimostrarsi arrogante e borioso. Ora lasciami in pace! Non uscirò con te dopo la partita di Quiddich. Non c'è alcuna scommessa, che Grifondoro vinca o perda la risposta resta sempre no!» rispose asciutta.

James sorrise, fece per aprire la bocca, ma la richiuse immediatamente quando la ragazza aggiunse «E no, non ti devo alcun favore per quella volta che hai impedito che mi rompessi l'osso del collo, perché sei stato tu, ti ricordo, a farmi cadere dalle scale!» e tirò dritto.

James era abbattuto. Pensava fosse la volta buona.

Sirus arrivò ansimando, stava correndo a perdifiato, in ritardo come al solito.

«Che mi sono perso?» chiese, notando la faccia dell'amico. Lui non rispose e Sirius capì al volo «Ti ha detto di no, vero? Non avevo dubbi!» rise. James gli lanciò un'occhiataccia.

«Va bene, Ramoso, lascia fare a me!» disse, e corse in classe.

«No! Felpato! Lascia stare!» urlò James, inseguendolo.

La classe era già al completo. Gli unici due posti liberi erano uno nella seconda fila di destra, e uno nella seconda fila centrale. Lily Evans si trovava in prima fila a sinistra. Sarebbe stato arduo comunicare. Soprattutto con quel baccano. Quel giorno, l'aula era piena di rospi gracidanti e corvi gracchianti.

«Appena in tempo, giovanotti.» disse Vitious.

I due presero posto: Sirius si lanciò sul posto centrale, mentre James dovette ripiegare sulla fila di destra.

La lezione iniziò, quel giorno dovevano esercitarsi nell'Incantesimo Tacitante. Il professore cominciò a spiegare le tecniche di esecuzione, ma i due giovani non stavano ascoltando una parola.

James tentava di attirare l'attenzione dell'amico, per impedire qualsiasi cosa avesse in mente.

«Ehi! Evans!» cominciò a sussurrare Sirius. Ma il rumore era troppo forte, non poteva sentirlo. Così il ragazzo cominciò ad appallottolare fogli di carta e a lanciarli in direzione della rossa. Mancò l'obiettivo un paio di volte, e, quando finalmente la colpì, Lily non fu l'unica ad accorgersi della cosa. Vitious scoccò al giovane Black un'occhiata gelida «La smetta immediatamente!»

Sirius sembrò desistere per un po'. Poi ricominciò a chiamarla a voce più alta.

«Silencio». La rana su cui la giovane Lily stava esercitando il suo Incantesimo Tacitante ammutolì.

Sirius perse la pazienza. Cominciò a scrivere un biglietto in tutta fretta, poi lo piegò a mo' di uccello e lo incantò perché arrivasse da lei. Stava per lasciarlo andare, ma qualcosa lo trascinò giù dalla sedia e lo fece cadere a faccia a terra. James gli aveva appena lanciato un incantesimo.

Il professore sussultò e per poco non cadde dalla pila di libri su cui si trovava. «Punizione! E venti punti in meno a Grifondoro!» urlò.

In quel momento un giovane Tassorosso rideva sotto i baffi.

La punizione fu quella sera stessa. Vitous li rinchiuse in due stanze diverse, due piccoli magazzini in disordine che loro avrebbero dovuto riordinare. Vennero separati come sempre, per evitare che la punizione si trasformasse in un occasione per bivaccare in allegria. Ma loro avevano un segreto: due specchi gemelli che gli permettevano di restare in contatto anche se lontani.

«James! James Potter, non ignorarmi!» chiamò Sirius, guardando lo specchio. L'amico apparve in pochi istanti, il volto era scuro.

«Sei arrabbiato con me, per caso?» chiese Black.

«Secondo te?» disse secco.

«Secondo me dovrei essere io quello arrabbiato, visto che mi hai schiantato...» provò a dire. Ma James gli lanciò uno sguardo di traverso, così decise di non infierire.

«Volevo solo aiutare.» disse sincero, sedendosi per terra e dimenticando del tutto il motivo per cui si trovava in un magazzino polveroso.

James fece lo stesso «Lo so. Ma non devi. Lei mi odia già abbastanza così...»

«Ma non ti odia... quella è tutta tensione sessuale.» disse con sguardo ammiccante, cercando di farlo ridere. Ma non ci riuscì. James continuava a guardare in basso con aria triste, non riusciva proprio a capire cosa facesse di tanto sbagliato. Perché lei sembrava detestarlo? In fondo, pensò, era un essere quasi perfetto.

«Sono sicuro che riuscirai a conquistarla, amico. Vi sposerete, io vi farò da testimone, ovviamente. E avrete tanti bambini, di cui sarò il padrino, e che vi aiuterò a crescere a mia immagine e somiglianza!» fantasticò Sirius.

James rise «Un sogno che diventa un incubo.»

Sirius ci pensò, poi rispose serio «Sarebbe bello, invece.»

«Sì. Sarebbe bello.» rispose James in un sospiro.

«Accadrà, te lo assicuro!» disse, in realtà pensava che ci sarebbe voluto quasi un miracolo perché lei cambiasse idea, ma non era necessario farlo notare a James proprio in quel momento. Poi aggiunse «Capisco che sia frustrante che la ragazza per cui hai una cotta non voglia stare con te, ma...»

James lo interruppe «Senza offesa, Felpato. Ma no, tu non puoi capire.»

«Che vuoi dire?» chiese confuso Sirius.

«La ragazza per cui tu hai una cotta ti vuole, quanto tu vuoi lei. Ma tu non fai nulla. Stai perdendo inutilmente così tanto tempo. » disse cauto, aspettandosi una reazione esagerata.

«Ma di che parli? Io non ho nessuna cotta...» disse lui con espressione allibita. "Ed eccola lì" pensò James.

Ramoso gli lanciò un'occhiata di traverso. Poi lo fissò dritto negli occhi riflessi nello specchio, sapeva perché reagiva in quel modo: era terrorizzato di ammettere i suoi sentimenti, di aprirsi per poi essere ferito «Se non vuoi parlarne va bene. Dirò solo questo: non c'è nulla di sbagliato se per una volta senti qualcosa di vero. Non è sbagliato provarci e permettere a te stesso di essere felice una volta tanto.»

Sirius non rispose, era la prima volta che James parlava seriamente di lei. Di solito si limitava a prenderlo in giro. Ora Harper era finalmente libera, eppure lui non aveva fatto niente. Aveva ignorato quella porta che si era appena spalancata, perché spaventato di sapere cosa c'era al di là.

Non rispose, rimase a rimuginare su quanto il suo amico gli aveva detto.


Missing moment  °°[Sirius Black]°°Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora