28. Oscurità

1.9K 134 15
                                    



I giorni dell'ultimo mese di scuola passarono lenti. Tutti ripresero pian, piano la propria quotidianità. Il castello fu animato nuovamente dal vociare di studenti e docenti, da risate e litigi. La frenesia aleggiava nell'aria per gli esami G.U.F.O.

Per alcuni, però, fu più difficile andare avanti, perché la quotidianità che conoscevano era stata privata di momenti fondamentali, momenti che non sarebbero più tornati. Le giornate erano piene di vuoti che dovevano essere colmati con qualcos'altro. Ma cosa?

«Hai visto Sirius?» chiese Violet a Peter. Lui, Remus e James erano appena usciti da una lezione di Trasfigurazione, ma Sirius non era con loro. La ragazza e il giovane Black avevano legato molto dopo la morte di Harper, uniti dal medesimo lutto.

Peter scosse la testa «Non è venuto a lezione oggi.» disse preoccupato.

«Lasciatelo respirare. Avrà bisogno di stare per conto suo...» rispose James.

«È successo qualcosa?» chiese Remus, notando la delusione sul volto di lei.

«Devo mostrargli una cosa.»

I ragazzi entrarono nella sala grande per il pranzo e fu allora che sentirono quei mormorii spiacevoli, provenivano dal tavolo dei Serpeverde, due ragazzi parlottavano di quanto fosse accaduto, ignari che loro potessero sentirli.

«Se l'è cercata.» disse uno.

«Ha messo il naso dove non doveva.» rispose ridendo l'altro.

L'orrore si dipinse sul volto di Violet, incapace di capire come qualcuno potesse anche solo pensare quelle cose, figuriamoci dire ad alta voce. Qualcuno la spostò via con violenza, passando tra lei e James. Sirius era appena giunto alle loro spalle e aveva udito gli stessi spiacevoli commenti. Si avventò sui due con ferocia. Ne prese uno tra le mani, lo buttò a terra e cominciò a picchiarlo sul volto ancora e ancora. L'altro Serpeverde cercò di intervenire, ma si beccò una gomitata sul naso e cadde a terra. Era una cosa così insolita da vedere, così feroce e orribile. James e gli altri tentarono di fermarlo, ma lui tirò fuori la bacchetta e li schiantò via. Severus cercò di impedire ai due di contrattaccare, per far finire la cosa lì, ma Sirius aggredì anche lui, gli puntò la bacchetta alla gola e sibilò «Dammi una scusa...»

James riuscì a rimettersi in piedi, lo afferrò per il braccio e urlò «Sirius!» lui si voltò e lo guardò con la ferocia di un animale, per la prima volta in vita sua James ebbe paura del suo amico e di quegli occhi iniettati di oscurità. Allentò la presa, sgomento.

«Ora basta!» disse una voce calma e familiare alle loro spalle. Silente era sopraggiunto.

«Severus, porta i tuoi amici in infermeria. Voi state bene?» chiese rivolto a James, Remus e Peter. Loro fecero un cenno di assenso.

«Signor Black, vieni con me.» disse infine.

*

Sirius sedeva nell'ufficio del preside senza dire una parola. Le mani tumefatte gli dolevano, e lui continuava a tormentarle per concentrarsi solo su quel dolore.

«L'oscurità è una compagna piacevole a volte...» iniziò Silente.

Sirius non lo guardava.

Il preside continuò «Può riempire un vuoto più facilmente di qualsiasi altra cosa. È scaltra e penetra in profondità. Capisco perché ti comporti in questo modo, il mondo è diventato improvvisamente un posto decisamente inospitale dove abitare.»

Sirius drizzò il capo «Non è diventato inospitale. È tornato ad esserlo... come lo è sempre stato.» rispose con rabbia.

Silente lo guardò da dietro gli occhiali a mezzaluna «Hai subito molti dolori, molti più di quanto sarebbe giusto tollerarne alla tua età. O a qualsiasi età, per come la penso io. Ma hai avuto anche cose belle, cose per cui vivere...» disse lui, rivolgendogli un sorriso «Hai amici leali. E un fratello che ti ama, nonostante le differenze. È molto per cui essere felici.»

«Pensa che io debba essere felice? Pensa che io possa tornare ad esserlo dopo...dopo che lei è...» non riuscì a dirlo. Il suo volto tremò di dolore, prima di abbassarsi.

«No. Non penso che tu debba essere felice adesso. Ma non puoi precluderti la possibilità di tornare ad esserlo. Non puoi cedere a questa oscurità che ora ti conforta tanto.» rispose lui.

«Era lei a portare luce in me! Senza di lei, l'oscurità è tutto ciò che mi rimane. Ho cercato di migliorare per lei, ci ho provato. Ma ora... ora sono una persona cattiva, piena di odio.» disse disperato.

«Non credo sia vero. Non sei una persona cattiva, Sirius, non lo sei mai stato. Sei una brava persona a cui sono capitate cose brutte. Ogni persona ha luce ed oscurità dentro di sé. Ciò che importa è da che parte scegliamo di stare. È una scelta che facciamo ogni giorno. È questo che ci definisce.» rispose Silente, continuando a guardarlo.

Il volto di Sirus perse un po' della sua durezza, accennò un sorriso e disse «Lo diceva anche lei. "Ci sono entrambe, e a me sta bene così. Finché resteremo nella luce, a me sta bene così."» disse, ripensando ad una delle ultime cose che lei gli aveva detto.

Silente gli prese una mano e disse, stringendola appena «Era una ragazza saggia. Il dolore di questa perdita non passerà, diventerà più facile da tollerare, ma sarà con te sempre. E tu dovrai imparare a conviverci restando dove lei voleva che stessi: nella luce»

Silente fece un profondo sospiro e poi aggiunse «Le sue ultime parole sono state per te e per i vostri amici. Voleva che sapeste che vi amava.»

«Lei era con Harper? Quindi non era sola...» disse scosso.

Il preside gli sorrise «No. Non era sola.»

*

Quando uscì dall'ufficio del preside Sirius trovò Violet ad aspettarlo.

«Che ci fai qui?»

«Ti aspettavo. Devo farti vedere una cosa...» disse lei nervosa.

«Non puoi aspettare? Devo chiedere scusa agli altri per prima...» disse lui mesto.

«Lo farai dopo. Loro stanno bene, capiscono perché ti sei comportato in quel modo. Questo è più importante, vieni...» disse trascinandolo via.

Entrarono in una stanza fredda e apparentemente vuota. C'era solo una cosa: un grosso specchio. Era uno specchio meraviglioso, alto fino al soffitto, con una cornice d'oro riccamente decorata che si reggeva su due zampe di leone. In cima, portava incisa un'iscrizione: 'Erouc li amotlov li ottelfirnon'.

«Cos'è?» chiese lui.

Lei scosse la testa «Non so spiegarlo. Guardaci dentro.»

Sirius era confuso, ma eseguì la richiesta. Si posizionò proprio davanti allo specchiò e guardò, credendo di vedere solo il suo riflesso. Il suo cuore mancò un battito. Non era solo. Il ragazzo si voltò, ma non vide nessuno alle sue spalle. Così guardò di nuovo lo specchio e lì lui non era solo. Lì, riflessa come se fosse al suo fianco, c'era Harper, era proprio lei, con i suoi occhi blu e i capelli color cioccolato, con quel sorriso meraviglioso che illuminava il suo volto angelico. Lui si avvicinò e sfiorò il riflesso del suo volto. Com'era possibile?

Si voltò verso Violet e chiese a voce alta «La vedi anche tu?»

Lei annuì.

«Ma com'è possibile?» chiese lui confuso. Forse non era morta davvero, forse poteva ancora comunicare con lei, come si fa con i fantasmi.

«Credo che ci mostri ciò che desideriamo di più.» rispose lei.

Il volto di lui si illuminò per la prima volta da quando lei era morta.

Violet aggiunse in fretta «Non è reale, Sirius. Lei non c'è più. Ma ho pensato che potesse aiutare...»

La luce svanì di nuovo, ma il volto era più sereno «Lo so. Grazie.»

*************

Nota: ogni riferimento alle parole della saga è puramente voluto!

Missing moment  °°[Sirius Black]°°Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora