23. Indagini

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Nei giorni seguenti i Malandrini e le due ragazze si impegnarono molto per trovare qualche informazione utile sull'accaduto. Harper e Violet andarono a trovare Allie in ospedale non appena poté parlare di nuovo e la riempirono di domande sull'accaduto. Lei si limitò a dir loro che la mattina dell'incidente aveva avuto un po' di nausea , ma nulla di più. Niente di strano le era accaduto nelle ore precedenti al fatto.

«Nausea. Anche Sirius ha avuto la nausea prima di sentirsi male sul serio...» rifletté Harper, rientrando al castello.

«Ok. E questo cosa ci dice?» chiese Vi.

«Ci dice che o siamo in presenza di una delle più grandi coincidenze del mondo, o i due incidenti sono connessi.»

«Va bene, ma come può esserci d'aiuto? Sirius dice di non ricordare nulla di strano prima del suo malore e lo stesso vale per Allie.»

«C'è qualcosa che ci sfugge... forse dovremmo estendere la ricerca...»

«Traduzione?»

«Dico solo che nausea e febbre sono stati i primi sintomi di Sirius e Allie, e sono gli stessi che dozzine di studenti hanno avuto durante tutto l'anno. Ora mi dirai che loro non sono finiti all'ospedale, ed è vero. Quindi pensavo... forse sono stati delle cavie, per testare qualcosa di più grosso, o hanno reagito diversamente...» era tutta presa dai suoi ragionamenti che notava appena Violet.

«Reagito diversamente a cosa? E chi sono i responsabili di queste aggressioni?» chiese Vi esasperata.

«È questo che dobbiamo scoprire!» rispose Harper con sguardo folle.

I Malandrini avevano cercato prove concrete dell'accaduto, spulciando tra gli effetti personali delle due vittime. Nulla. Sirius si ricordò delle analisi che gli avevano fatto e dei risultati che non erano mai arrivati. Scrisse una lettera all'ospedale per un sollecito, l'ospedale lo informò che i risultati erano stati inviati, e che se non li aveva ricevuti, era perché il gufo doveva essersi perso o qualcosa di simile. Gli dissero che presto ne avrebbe ricevuta un'altra copia.

*

«Quindi dobbiamo solo aspettare!» disse entusiasta Harper, appena Remus le diede la notizia un paio di giorni dopo.

«Sembra di sì.» sorrise lui, poi aggiunse sottovoce «Pensi sia qualcosa di serio? Voglio dire... pensi sia collegato a ciò che sta accadendo la fuori?» il volto era preoccupato.

«Non lo so. Spero che non sia opera sua, perché questo vorrebbe dire che Hogwarts non è più un posto sicuro...» rispose mesta.

Remus ebbe un brivido, il solo pensiero che l'uomo più temuto da tutti potesse aver trovato il modo di diffondere la sua malvagità dentro le mura del castello gli faceva tremare l'anima. Il volto del ragazzo era pallido e gli occhi guardavano un punto indefinito nell'aria.

«Ti senti bene?» chiese Harper scorgendo la faccia smunta di Remus. Lui non rispose, sembrò non sentirla nemmeno. Continuò a guardare il vuoto.

«Ehi.» disse lei toccandogli il braccio per attirare la sua attenzione.

Lui sembrò finalmente tornare in sé. La guardò, era come se si fosse accorto solo il quel momento che Harper era ancora lì.

«Stai bene?» gli chiese la ragazza.

Remus fece un sorriso amaro «Bene? No. Non sto bene, per niente. Ti rendi conto in che epoca viviamo? Il mondo magico è in guerra e noi siamo qui a preoccuparci di stupidi problemi quando lì fuori le persone muoiono di continuo. E ora, c'è una seria possibilità che gli attacchi agli studenti siano opera sua! Ti rendi conto? Tu sei americana, forse non sai quanto sia grave la situazione...»

Harper lo interruppe «Non vivo fuori dal mondo, so chi è Tu-Sai-Chi.»

«Voldemort. Chiamalo col suo nome! Non farlo non ti risparmierà la vita.» rispose brusco lui.

«Bene. So chi è Voldemort. So che siamo in guerra e che probabilmente combatteremo anche noi una volta fuori di qui. Ma ora siamo solo ragazzi, abbiamo ancora tanto da imparare. Finché il male non varcherà quella soglia, non possiamo far nulla.»

«Se non l'ha già fatto...» sussurrò Remus guardandola negli occhi con espressione cupa.

Harper si rabbuiò, sapeva che l'amico aveva ragione. La guerra premeva sulle mura del castello e se non era già riuscita a trovare un varco, l'avrebbe trovato presto. Tuttavia, non potevano lasciare che quel pensiero impedisse loro di vedere anche la luce e la bellezza nel mondo.

La ragazza si parò davanti a Remus gli afferrò le braccia e, guardandolo fisso, disse «C'è la guerra, sì, e potrebbe spazzarci tutti via da un momento all'altro, ma se smettiamo di vivere, di preoccuparci dei nostri "stupidi problemi", lui ci avrà uccisi due volte.»

Remus le sorrise. «Discorso motivazionale delle dieci?»

Harper rise di cuore «Qualsiasi cosa ci aiuti a dormire di notte!»

Si stavano dirigendo alla lezione successiva, quando Sirus sopraggiunse correndo, seguito da James, Peter e Violet. Il suo volto era scuro e si limitò a dire loro «Venite!»

Corsero fino ad un piccolo sgabuzzino in cui Sirius li fece entrare. Stavano l'uno attaccato all'altra, quasi incapaci di respirare, al buio.

«Si può sapere perché ci hai portati qui?» chiese Harper, cercando di spostare una vecchia scopa che le premeva contro il fianco.

«Dobbiamo star lontani da orecchie indiscrete.» rispose brusco lui.

«Ma di che parli?» chiese lei confusa.

«Ho ricevuto i risultati.»   

«Lumos» disse lei, e la sua bacchetta emanò una fioca luce.  

«Guardate...» disse mesto Sirius, passando la pergamena ai suoi amici.

«Non posso crederci...» sussurrò Remus.

«Cosa?» chiese Harper avida di curiosità. Ma il foglio era ancora in mano di James, che le rispose, alzando lo sguardo cupo «È stato avvelenato...»

«Cosa?» ripeté lei, strappandogli i risultati dalle mani.

A piè pagina, dopo l'elenco degli effetti e delle analisi svolte c'era scritto:

CAUSA: AVVELENAMENTO

E ancora sotto

AGENTE: SCONOSCIUTO, CONTENENTE VELENO DI DOXY

Harper si sentì mancare: lei sapeva chi era stato.

Missing moment  °°[Sirius Black]°°Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora