Mezzi Pubblici

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*Roma, 5:30 am.*
Questa è l'ultima volta che mi alzerò a quest'ora, dopo 5 anni passati a correre per prendere l'unico autobus che mi porta a scuola.
Non mi è mai piaciuto particolarmente studiare, lo facevo perché dovevo, anche se i risultati erano comunque buoni. Nonostante la vita a Roma fosse sempre stata stupenda in questi miei 18 anni di vita, sentivo di non appartenere a questa città, troppo caotica per una ragazza che passa le ore chiusa dentro una sala a muoversi a tempo di musica o chiusa in casa a muovere le dita su un pianoforte.

Il mio liceo, il Kennedy, distava poco da casa mia; abitando nel quartiere di Trastevere gli autobus erano già pieni alle sei e mezza, l'orario in cui lo prendevo io. Anche se avevo l'autobus così tardi, mi piaceva alzarmi alle cinque, prepararmi e fumarmi una sigaretta in balcone, il mio momento preferito della mattina, dal mio appartamento che dividevo con mia madre e mio padre potevo vedere il Colosseo e i primi bagliori di Roma accendersi: i bar che aprivano le serrande, gli alberghi che accoglievano i clienti, le giovani ragazze come me che si dirigevano alla metro con le loro borse o zaini e le cuffie nelle orecchie.
Per l'appunto, anche io in fermata stavo ascoltando la musica quando salii sull'autobus dalla porta centrale, per poi sedermi ad uno di quei posti doppi accanto al vetro. Giusto due o tre fermate dopo, l'autobus si fermò per far salire o scendere le persone, fu proprio una di loro ad attirare la mia attenzione, un ragazzo. Avrà avuto circa la mia età, aveva una mascella scolpita ma un viso abbastanza magro, i capelli castani con dei lievi riflessi biondi li portava lunghi fino alla base del collo, del suo abbigliamento riuscii a vedere solo la stravagante camicia nera e oro sotto il cappotto nero.<<Posso sedermi?>> chiese incrociando il mio sguardo. Infastidita mi guardai intorno, e come previsto, c'erano più della metà dei posti liberi.<<Se proprio ci tieni.>> risposi fredda iniziando a smanettare sul telefono, passando da Instagram a WhatsApp.<<Dove vai a quest'ora del mattino, pupa?>> chiese cercando di approcciare un discorso.<<Non sono affari che mi riguardano, e per la cronaca mi chiamo Marlena, non pupa.>> risposi premendo il bottone della fermata.<<Per favore, spostati.>> dissi cercando di essere cordiale.<<Ai suoi ordini, pupa.>> rispose ammiccando mentre sul suo volto si formava un piccolo ghigno. <<Di tante ragazze presenti su questo maledetto autobus dovevi venire proprio da me belloccio?!>> esclamai afferrando lo zaino.<<E ti ripeto, mi chiamo Marlena!>> continuai scendendo dall'autobus.
***
Arrivai a scuola verso le sette e un quarto di mattina, come al solito, e dato che non c'era nessuno della mia classe mi sedetti su un muretto e tirai fuori dallo zaino la mia tesina, volevo dargli un'ultima occhiata prima di sostenere quel maledetto orale.
Quando iniziarono ad arrivare i primi ragazzi erano circa le sette e mezza ed io avevo ripassato poco meno della metà della tesina.<<Sei troppo concentrata a memorizzare ogni singola virgola del testo o puoi ascoltare la mia?>> chiese Sofia mettendomi la mano sui fogli.
Sofia era una mia cara amica, mi è stata molto vicino dopo la rottura con il mio ultimo ragazzo anche se poi scoprii che ci si era fidanzata, perdendo gran parte della mia fiducia.
Aveva un fisico mozzafiato, dei fantastici occhi neri e i capelli dello stesso colore,insomma, una ragazza perfetta.
<<Anche prima dell'orale sei felice?>> chiesi. <<Mi sembra ovvio.>> rispose.
Mentre Sofia ripeteva la sua tesina arrivò Andrea, il suo ragazzo e appunto mio ex, mi trovavo bene con lui il primo periodo, finché non si è rivelata una relazione tossica che mi ha portato a cadere in un vortice terribilmente buio da cui sono uscita a fatica grazie a poche persone.
La salutò con un bacio passionale sulle labbra.<<Ciao splendore, ciao Marlena.>> biascicò arrogantemente, tentando di farmi ingelosire.<<Ciao Andrea.>> risposi cordialmente.<<Hai bevuto l'aceto o forse ti serve una scopata?>> chiese scherzando, peccato che risero solo lui e Sofia.<<Sto bene, grazie.>> risposi con altrettanta freddezza.<<Vi lascio soli, vado al bar.>> continuai afferrando lo zaino e dirigendomi all'interno dell'Istituto.
Quando arrivai al bar trovai forse l'unica persona che veramente mi stava simpatica, Victoria, che era al quarto anno del mio stesso liceo e per me era praticamente come una sorella dato che è stata una di quelle poche persone che mi ha aiutato a uscire da quel bruttissimo periodo.<<De Angelis!>> esclamai abbracciandola.<<Sono felice di vederti anche io, Meyer!>> esclamò a sua volta stringendomi.<<La mia tedesca è pronta per l'orale?!>> chiese scuotendomi leggermente per le braccia, ecco una qualità di Victoria, essendo così esuberante mi faceva venire sempre il sorriso.<<Diciamo di sì, ho paura per l'argomento di Tedesco, non voglio deludere la professoressa!>> esclamai stringendo i pugni.<<Ascoltami, quella stronza doveva essere onorata di avere una tedesca in classe in questi cinque anni, per tutto questo tempo lei ti ha solo sminuito, parlando male di te agli altri professori e mettendoti dei voti basati solo sulla pronuncia, che non è scolastica ma tedesco al cento per cento, quindi è lei in torto!>> disse facendomi sedere con lei al tavolino.<<E comunque sicuro ti fanno uscire anche se con sessanta!>> continuò aprendo uno specchietto per sistemarsi il trucco.<<Grazie Vic.>> dissi sorridendo.<<Questa è la mia Marlena!>> esclamò puntandomi il dito contro.<<Senti una cosa, oggi pomeriggio devo andare a casa di un amico per quella cosa di XFactor, vuoi venire con me?>> mi chiese.<<Certo perché no! Se mi lasci l'indirizzo vi raggiungo dopo lezione, sarebbe un onore conoscere i Måneskin!>> esclamai tentando di pronunciare giusto il nome.<<Devi lavorare sulla pronuncia ma ci siamo dai, comunque non ti preoccupare, ci vediamo alle sette, ti vengo a prendere io a casa.>> disse sorridendo.<<Se vuoi, potresti venire a pranzo da me, i miei tornano la prossima settimana da Berlino, vieni con me in Accademia e poi andiamo insieme dai tuoi amici>> proposi rimettendo la tesina nello zaino.<<Va bene dai, ora andiamo che tu devi entrare tra dieci minuti!>> esclamò strattonandomi il polso.

Games Between Feelings // Damiano DavidDove le storie prendono vita. Scoprilo ora