Ciao Kotaro,
so che non ti aspettavi una mia lettera, eppure, eccomi qui a scriverti queste righe. Hai scoperto il motivo per cui i miei genitori mi hanno cacciato di casa, sono gay è vero, non volevo che tu lo scoprissi così in un modo tanto duro. Ero arrabbiato e stanco di soffrire in silenzio solo perché ti amavo da tanto tempo, così te l'ho urlato in faccia...
Non avrei dovuto farlo, però non credo tu capissi perché ogni volta che uscivi con una ragazza stavo male ed ero di pessimo umore. Ti ho baciato per avere solo qualcosa di piccolo da ricordare...
Mi hai urlato contro che ti faccio schifo e che non volevi più vedermi. Mi hai ferito, ma sapevo che lo avresti detto... non sai però che sono stanco di questa vita da tempo... tanto, troppo tempo. Ho sempre rinviato quello che il mio corpo mi ha sempre chiesto...
Il riposo eterno, chiudere gli occhi e dormire senza più soffrire...
Non so perché ti sto scrivendo tra le righe di questa lettera quello che voglio fare, ma non mi importa, quando la leggerai sarà troppo tardi...
Ho provato a parlarti per chiarire tutto e dirti che il mio amore per te lo avrei tenuto nascosto ancora e ancora permettendoti di vivere la tua vita senza intromettermi. Non mi vuoi ascoltare e questo mi fa male... averti lontano mi fa soffrire, mancare l'aria e la luce del sole che portavi con te, si è spenta lasciandomi nelle tenebre della solitudine.
Per questo posso solo dirti...
Ti amo, Kotaro...
Addio, il tuo migliore amico, Hiroshi.
Chiudo la lettera diretta a te e la metto sul comodino, scendo al piano di sotto e entrato in cucina prendo un coltello e lo osservo mentre la luce del lampadario colpisce la lama affilata sorrido. Torno così al piano di sopra. Adesso sono qui nella stanza che divido con te, tu sei agli allenamenti di basket dovresti tornare tra mezz'ora...
Mi dispiace per quello che troverai...
Senza pensarci due volte faccio affondare il coltello nei polsi, il sangue scorre svelto macchiando il pavimento... forse avrei dovuto distendermi sul letto, ma va bene lo stesso.
Sento le forze scivolare via e nello stesso momento in cui chiudo gli occhi entri in casa, ti sento salire in camera e aprire la porta, non mi muovo dalla mia posizione...
«Hiro! Cos'hai fatto?» domanda stupida e inutile amore mio...
«Resisti, non lasciarmi...» egoista come sempre, prima dici che ti faccio schifo poi quando stai per perdermi, mi chiedi di restarti vicino... no, non sono disposto ad accontentarti e a morire giorno per giorno per te...
Lo sento parlare al telefono e stringermi con le mani i polsi. Stai macchiando la tua candida pelle con il mio sangue impuro... vorrei aprire gli occhi e specchiarmi nei tuoi color cielo, ma non posso, so che potrei piangere e non mi va di farlo...
Non sento niente nelle tenebre che mi avvolgono e non so nemmeno quanto tempo è passato sento lentamente farsi strada in me il suono di uno strano gocciolare di un qualche liquido.
Una goccia...
Due gocce...
Tre gocce...
Lentamente torno al presente, vorrei sapere chi diavolo si è permesso a salvarmi, ma la gente non riesce mai a farsi un pacco dei cavoli suoi?
Non volevo essere salvato... mi sembra di aver dato spesso a vedere la mia stanchezza nel vivere...
Sento delle voci, Kotaro parla con qualcuno. Non capisco cosa stiano dicendo, così provo a muovermi e miracolo dei miracoli sento il corpo rispondere ai miei comandi. Il dolore hai polsi mi dice che mi hanno ricucito le ferite.
Resteranno delle cicatrici? Sì resteranno...
Apro gli occhi, la luce intensa mi ferisce gli occhi e lì richiudo gemendo di dolore.
«Hiro! Hiro!» mi volto di poco e lo guardo perplesso, ma quello che vedo non è di mio gradimento.
«Kotaro?» sta piangendo, non ci credo. Lui così orgoglioso da non mostrare mai i suoi sentimenti adesso, versa quelle lacrime davanti a me...
«Perché? Perché mi hai fatto questo...» gli indico la lettera che ha in mano, non l'ha ancora aperta, se vuole le risposte deve leggerla io non voglio parlare, non perché mi manca la voglia, ma perché mi viene da piangere e la voce mi tremerebbe.
Lo osservo leggere la lettera, quando ha finito mi guarda sconvolto, prima di abbracciarmi... un abbraccio che mi ferisce nel profondo come le lacrime che scendono dal tuo volto e bagnano il mio collo.
«Hiro, perdonami. Sono stato uno stupido, ci ho pensato a lungo a quello che mi hai detto... però sei stato egoista a fare questo...» mi tocca i polsi con le mani e sussulto, cosa vuole dirmi? Perché mi parla così?
«Kotaro...» mi guarda negli occhi e mi bacia... un bacio passionale e disperato allo stesso tempo, intreccio le dita alle sue provocandomi delle fitte di dolore ai polsi ma non mi importa...
Ricambio il suo bacio e ci allontaniamo quando siamo a corto d'aria.
«Hiroshi, ti amo... ti amo...» lo guardo sorpreso e lascio scivolare le lacrime che cercavo di trattenere. I suoi occhi sono sinceri, lo conosco troppo bene e in questo momento non sta mentendo, mi ama sul serio.
«Kotaro, ti amo...» ho fatto un gesto estremo, forse egoistico come ha detto lui, ma adesso tutto si è sistemato e sono certo che giorno per giorno riusciremmo ad essere felici.
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Raccolta storie BoyLove 2
RomanceSeconda raccolta delle storie che ho scritto sull'amore omosessuale