Sofa//Gold Rush
Era buffo quanto velocemente si aggiustarono le cose. Louis e Harry si stabilizzarono in tranquillo stato di normalità, per quanto normali loro due potessero essere. la vita continuò in modo sereno e tranquillo. Louis lavorava ancora la domenica, il lunedì, il mercoledì, il giovedì e il venerdì. Andava ancora alle sessioni di gruppo in clinica due volte alla settimana, e alle sedute con Joan una volta alla settimana. Faceva meditazione con Danielle, e usciva con Niall e Liam. E tutto il resto del suo tempo lo passava con Harry.
Gli impegni di Harry erano ancora confusi; passava ancora molto tempo a lavorare, e poco a dormire, ma non era niente di nuovo. Quello che c’era di nuovo era Louis; Louis la mattina, e Louis la sera. Addormentarsi e svegliarsi accanto a lui. Non passavano tutte le notti insieme, ma entrambi aspettavano sempre con ansia le notti in cui lo facevano.
Le cose andavano bene, si erano sistemate.
Erano passate due settimane dal picnic nel parco. Da quel giorno Louis aveva notato un cambiamento in Harry, era visibilmente più felice. Sorrideva di più, rideva di più, ed era meno teso. A Louis piaceva pensare che forse Harry lo stava finalmente lasciando entrare, che forse qualcosa in lui stava cambiando, che il suo istinto naturale di allontanare le persone stava svanendo.
Ma stavano ancora andando con calma, stavano ancora testando il terreno. Non stavano ‘insieme’ in modo convenzionale. Andavano a letto insieme, ma questo non significava nulla, soprattutto considerando il fatto che Harry andava a letto con molte persone ogni giorno. Passavano molto tempo insieme, ma neanche quello significava molto, anche gli amici passano molto tempo insieme. E non stavano ancora etichettando niente, (nonostante il fatto che Zayn si riferiva spesso a loro come ai ‘fidanzatini’).
Le cose stavano semplicemente andando bene.
Così bene, in effetti, che spesso entrambi si trovavano a rilassarsi insieme sul divano, senza fare assolutamente nulla. Passavano anche molto tempo a Lego House ora, come alternativa all’appartamento di Louis. Perchè? Non ne avevano idea. Ma funzionava, e Lego House era sempre molto più divertente, anche se la privacy era un privilegio raro lì.
“Ehi! Questa è una stanza familiare! Non voglio niente del genere qui.”
“Dani,” gemette Harry, scostandosi da Louis e lanciando un’occhiata tagliente alla sua amica.
“Non dirmi ‘Dani’. Limonate e toccatevi di sopra, ok?” disse Danielle, decisa.
“Ma c’è Zayn di sopra,” si lamentò Harry.
Louis annuì in silenzio.
Danielle inarcò un sopracciglio sottile. “Zayn è davvero in casa? Wow. È scioccante. Andate da Louis, allora.”
Entrambi protestarono, brontolando.
Danielle sospirò, esasperata. “Buon Dio, siete impossibili. Va bene, continuate, ma non venite a piangere da me quando i bambini scenderanno e vi troveranno a fare qualcosa di spinto. Io non ho alcuna intenzione di vedermela con Rebecca!”
Harry e Louis si guardarono. No, vedersela con Rebecca non era affatto una prospettiva allettante. “Ok, cacciamo Zayn.”
Danielle rivolse loro un’occhiata soddisfatta, e poi si girò verso il portone d’ingresso. “Oh aspettate, Lou?”
“Sì?” disse Louis, mentre lui e Harry si alzavano dal divano.
“Siamo ancora d’accordo per le quattro domani pomeriggio? Per la meditazione?”
Louis annuì. “Sì, certo.”
“Bene,” sorrise Danielle. “Beh, allora ciao.”
Uscì dal portone mentre i due ragazzi continuarono a salire le scale verso l’appartamento di Harry. La porta era semiaperta, come la maggior parte delle porte a Lego House, e il rimbombo della musica che proveniva dall’interno dell’appartamento si sentiva fin dalle scale.
“Che cazzo sta facendo?” mormorò Harry mentre si avvicinavano all’appartamento. “ZAYN!” gridò, sovrastando la musica.
I due entrarono nell’appartamento e Louis seguì Harry mentre lui andò dritto alla porta della camera di Zayn, da dove veniva la musica. “ZAYN!” gridò di nuovo, battendo un pugno sulla porta.
Dall’altra parte si sentirono delle voci sommesse, e il rumore di qualcosa che cadeva, e poi arrivò la voce di Zayn, che urlò “Che c’è?”
“Esci!” gridò Harry di rimando. “Io e Lou vogliamo––”
“Ok, ok, dammi un secondo!”
Il volume della musica si abbassò, e Harry strinse una mano attorno al polso di Louis. “Aspettiamo nella mia stanza. Tu e il tuo amico avete cinque minuti per andarvene,” gridò Harry un ultima volta, prima di tirare Louis nella stanza accanto, lasciando che la porta si chiudesse dietro di loro.
“Con chi credi che sia?” Ridacchiò Louis sulle labbra di Harry.
Harry ghignò. “E chi lo sa. È sempre qualcuno di diverso.”
“Si fa ancora––?”
“Pagare? Nah. Fa parecchi soldi col porno. In realtà non so perchè stia ancora qui a Lego. Potrebbe permettersi un appartamento molto più grande.”
“Avete mai pensato di trasferirvi?” chiese Louis, staccandosi dal collo di Harry.
Harry si sistemò sul letto, facendo posto per entrambi. “Non lo so,” sospirò. “Ne abbiamo parlato una volta, ma poi abbiamo semplicemente abbandonato l’idea. Lego House è, è tutto quello che conosciamo. E tutti i nostri amici vivono qui. Inoltre, se ci trasferissimo io non sarei proprio un buon coinquilino, visto che Zayn dovrebbe pagare più della metà dell’affitto,” Harry si accigliò, abbassando la testa e cominciando a giocherellare con la sua trapunta. “In realtà lo fa anche ora. Io sono una sorta di peso morto.”
“Haz,” disse Louis dolcemente, avvicinandosi a lui e intrecciando le dita nei suoi capelli. “Tu non sei un peso morto, e Zayn ti vuole bene.”
Harry sospirò. “Lo so. Mi dispiace.”
“Non scusarti,” disse Louis, prendendo Harry tra le braccia. “Ora chi è che si scusa per ogni cosa, hmm?”
Harry rise e lo spinse via giocosamente. “Oddio, mi stai contagiando.”
“Beh, mi piacerebbe contagiare anche qualche altra parte di te,” ghignò Louis, “Se sai cosa intendo.”
“Vieni qui, Tomlinson,” ringhiò Harry, tirando Louis per la maglietta finchè entrambi non crollarono sul materasso.
***
Sono uscito a comprare il latte. –H
“Hm,” grugnì Louis, leggendo il post-it che si era ritrovato sulla fronte un momento prima.
Lo accartocciò e si alzò dal letto, uscendo lentamente dalla camera da letto, strofinandosi gli occhi per liberarli dal sonno mentre camminava.
“Hey LouLou!” esclamò uno Zayn nudo (e quando mai no), spaventando Louis.
Zayn ridacchiò e lo superò, dirigendosi lungo il corridoio verso la cucina. “Hazzy è andato a comprare il latte o qualcosa del genere,” disse Zayn, continuando a dare le spalle a Louis.
Louis grugnì, la voce ancora impastata dal sonno. “Sì, ha lasciato un biglietto,” mormorò.
“Aw, ma che cosa tenera,” disse Zayn, rompendo delle uova in una ciotola. “Voi due siete come una coppietta sposata.”
Louis roteò gli occhi e si sedette al bancone della cucina. “Sì, ok.”
Zayn sospirò, esasperato, e si girò verso Louis, indicandolo con una spatola sporca di uovo. “Tu sei la cosa più vicina a un fidanzato che Harry abbia mai avuto. Lui non fa così di solito, lui fa sesso, prende i soldi, e se ne va. Non fa,” Zayn agitò la spatola, “questo.”
Louis batté le palpebre ancora assonnate, con un’espressione piatta. “Beh, questo non è altro che sesso occasionale e qualche uscita ogni tanto.”
Zayn lanciò a Louis un’occhiata divertita, “Va bene, se tu ne sei convinto.”
“Sono tornato!” canticchiò una voce dalla porta. Entrambi girarono la testa verso Harry, che stava sorridendo più che mai, mantenendo una busta in entrambe le mani. “Mangiamo!”
Louis lasciò Lego House qualche ora dopo, avviandosi a lavoro. Alla fine del turno Danielle passò a prenderlo.
“Hey, che ci fai qui?” chiese Louis, piacevolmente sorpreso di vederla. “Credevo che ci saremmo visti a casa mia.”
“Sì, ma io e El eravamo nelle vicinanze e lei voleva uno Starbucks,” disse Danielle, indicando la sua amica e coinquilina, Eleanor, “Quindi ho pensato, perché no?”
Louis sorrise, “Perfetto. Allora, cosa posso portarvi, ragazze?”
Danielle rise, “Ma guardati, così professionale. Io prenderò un semplice the verde.”
Louis annuì e si rivolse a Eleanor che stava ancora fissando il menu. “Hmm,” disse, riflettendo attentamente. “Beh, non so se prendere il solito, o provare qualcosa di diverso.”
“Ok,” disse Louis lentamente.
Danielle guardò divertita la sua amica. E poi, velocemente, senza prendere fiato, Eleanor recitò,
“Frappuccino doppio ristretto senza zucchero con cioccolato organico, bollente, con schiuma e panna montata sul fondo.”
Louis batté le palpebre. “Um, non è che potresti ripeterlo più lentamente? Così me lo scrivo.”
Eleanor distolse lo sguardo dal punto imprecisato in cui lo stava tenendo fisso in una sorta di trance e scoccò a Louis un’occhiata confusa. “Cosa?” chiese semplicemente.
Danielle si stava coprendo la bocca per sopprimere le risate.
“Uh, è che, non ho afferrato tutto,” balbettò Louis. Eleanor lo inquietava un po’, se doveva essere onesto. Era sempre stordita e in disparte, e lo metteva un po’ a disagio.
“Oh,” si scostò i capelli sulle spalle e ripeté il suo ordine lentamente.
“Ok, ce la posso fare,” Louis sorrise, teso, allontanandosi dalle ragazze.
“Gesù, ma che problemi ha quella?” mormorò Nikki a Louis mentre lui preparava le bevande.
“E’ un po’…strana,” sussurrò Louis.
“Non dirlo a me. È una tua amica?”
“Nah, non proprio,” Louis scrollò le spalle. “Amica di un’amica. È a posto, comunque. Un po’ inquietante.”
Nikki spalancò gli occhi e annuì, “Uh huh.”
Una volta che Louis finì con il ridicolo ordine di Eleanor si riavvicinò alle ragazze e diede loro le loro bevande.
Eleanor fece un sorso e annuì. “E’ buono.”
Danielle stava ancora cercando di non ridere quando disse, “El, io ora vado da Lou, ci vediamo dopo?”
“Suppongo di sì,” annuì El, sorseggiando il suo Frappuccino prima di dirigersi fuori dal negozio.
“Oh Dio,” rise Danielle quando Eleanor uscì dalla porta. “Mi dispiace tantissimo, Lou.”
“Va tutto bene,” la rassicurò lui, togliendosi il grembiule.
“Non è sempre così, te lo giuro. Voglio dire, è comunque folle ma––ha una piccola fissa per il caffè.”
“Non lo avevo notato,” ghignò Louis.
Danielle roteò gli occhi. “Mi dispiace tantissimo,” ripeté.
Louis agitò una mano. “Non ti preoccupare. Andiamo!”
Camminarono fino all’appartamento di Louis e cominciarono gli esercizi di meditazione che ripetevano ormai da due settimana. I due stavano per iniziare quando qualcuno bussò alla porta.
“Chi è?” gridò Louis, senza alzarsi.
“Liam.”
Louis gemette. “Non mi voglio alzare!” gridò di rimando.
“Oh apri la dannata porta, Louis!”
Danielle roteò gli occhi. “Vado io,” mormorò, alzandosi e avvicinandosi alla porta.
“Hey Lou––Oh, ciao.”
Danielle sorrise, “Hey, Liam. Louis è da qualche parte steso sul pavimento,” Ridacchiò, indicando il soggiorno.
“Hem, grazie,” disse Liam, diventando rosso fino alla punta delle orecchie mentre passava davanti a Danielle.
“Che si dice, Payne?” chiese Louis, alzandosi sui gomiti.
“Niente di che, mi stavo solo chiedendo se Niall fosse qui, ma ovviamente non c’è,” disse Liam, guardandosi attorno.
“Perchè Nialler dovrebbe essere qui?” chiese Louis.
Liam scrollò le spalle. “Non lo so. Non ho la minima idea di dove sia. Sono passato da Nandos e non stava lavorando. E poi sono passato a casa sua pensando che magari non si sentiva bene e non c’era. E non risponde al cellulare, anche se ultimamente non gira mai senza quel coso.”
“Beh, io non l’ho visto,” disse Louis semplicemente, alzandosi. In effetti, pensandoci, non vedeva Niall da qualche giorno. “Non ha detto che andava da qualche parte? Magari è tornato a casa sua per qualche giorno?”
Liam scosse la testa. “Non che io sappia.”
“Niall? Perchè questo nome mi suona familiare?” mormorò Danielle.
“Uh, forse perchè è uno dei miei migliori amici e parlo sempre di lui?” suggerì Louis.
Danielle agitò una mano. “No, no. Mi sembra, non lo so, mi sembra di averlo sentito da qualche altra parte recentemente.”
Louis alzò le spalle, “Non lo so. In ogni caso, Niall si farà vedere prima o poi.”
Liam sospirò e si sedette sul divano. “Allora, che stavate facendo?”
“Meditando,” dissero in coro Louis e Danielle.
“Giusto, tu mediti,” disse Liam, parlando solo con Danielle.
“E ballo,” aggiunse Danielle.
“Sei una ballerina?” chiese Liam, sorridendo.
“Esatto,” annuì Danielle, sedendosi accanto a Liam.
Louis si allontanò, a disagio, “Beh, io vado a…fare una doccia o qualcosa del genere,” mormorò, camminando velocemente per il corridoio mentre Danielle rideva per qualcosa che aveva detto Liam. Era una cosa buona, si disse Louis mentre cercava di perdere tempo nella doccia. A Liam piacevacosì tanto Danielle, ed era passato molto tempo dall’ultima volta che era uscito con qualcuno. E Dani era così dolce, e si meritava un bravo ragazzo. Liam era un bravo ragazzo. Era una cosa buona.
Dopo un quarto d’ora, Louis decise che aveva dato loro abbastanza tempo, e che Liam a quell’ora avrebbe già dovuto chiederle di uscire. Uscì dalla doccia e si asciugò, e ovviamente trovò i due che si scambiavano i numeri quando tornò in salotto. Liam se ne andò poco dopo, mormorando qualcosa su un impegno che aveva. Louis chiuse la porta dietro di lui e poi si girò verso Danielle, alzando un sopracciglio.
“Che c’è?” chiese lei, cercando di sopprimere un sorriso.
“Un appuntamento col mio migliore amico?”
Danielle roteò gli occhi. “Tu esci col mio!”
“Noi non usc––”
“Oh sta’ zitto,” disse Danielle tirandogli un cuscino.
“Allora, quand’è il grande giorno?” chiese Louis agitando le sopracciglia.
“Andiamo solo a prenderci un caffè, Gesù.”
“Venite da Starbucks così posso spiarvi!” disse Louis sedendosi sul divano accanto a Danielle.
“Già...no.”
***
“I pancakes con le gocce di cioccolato sono i miei preferiti,” dichiarò Harry, stendendosi sul divano mentre Louis si aggirava tra i fornelli, cercando di preparare la cena.
“Allora dammi le gocce di cioccolato,” disse Louis, allontanandosi velocemente dalla padella quando questa emise un sibilo innaturale.
“Non ne abbiamo,” sospirò Harry, ignorando i versi disperati che Louis stava facendo.
“Harry! Vieni ad aiutarmi con questo fornello demoniaco!”
Harry si alzò dal divano e si avvicinò a Louis, aggiustando la temperatura del fornello e spostando la padelle. “Ecco fatto, ora vado.”
Louis impallidì, tirando il polso di Harry. “No, no, no, non puoi lasciarmi col fornello acceso.”
“Rilassati, vado solo da Dani a prendere qualche goccia di cioccolato.”
Louis impallidì ancora di più, ma poi annuì, lasciando la presa sul suo polso. “Puoi fare presto?”
Harry roteò gli occhi. “Sei un bambino.”
Harryfece davvero presto, salendo velocemente da Danielle e tornando subito al suo appartamento. Louis era così agitato, era adorabile, anche se a Harry non piaceva ammetterlo. Negli ultimi giorni stavano facendo questo gioco in cui Louis cucinava qualsiasi cosa Harry volesse per cena. Harry sceglieva sempre qualcosa di insolito per una cena e qualcosa di stupido, e Louis doveva prepararglielo per forza. Era sempre divertente, e anche utile, visto che Louis aveva un disperato bisogno di aiuto in cucina. Louis protestava e diceva di sapersela cavare da solo, ma Harry non ci cascava.
Quando tornò con le gocce di cioccolato Louis era appoggiato al bancone, con il viso tra le mani, e c’era puzza di bruciato nell’aria.
“Louis?”
“Ho bruciato i pancakes,” gemette, con la voce attenuate dalle mani.
Harry ridacchiò e si avvicinò a Louis, scompigliandogli i capelli. “Non ti preoccupare,” disse con una risatina.
“Li ho rovinati!” si lamentò.
Harry strofinò il naso tra i capelli di Louis. “Allora mangeremo solo le gocce di cioccolato.”
“Per cena?” chiese Louis, con il viso ancora sepolto tra le mani.
“Mhmm,” disse Harry dolcemente. “Andiamo,” tirò via le mani di Louis dal suo viso. “Basta cucina per te.”
Louis gli scoccò un sorriso e gli permise di tirarlo fino al divano, dove si sedettero, tirandosi gocce di cioccolato, cercando di prenderle con la bocca. Louis accese il suo Ipod, che ora teneva da Harry (visto che era sempre da Harry), e la stanza prese vita.
Presto i due ragazzi stavano saltando e ballando sul divano, piroettando in giro finchè a entrambi girava la testa.
“Take me down like I’m a dominooh. Wait a second til it’s twilight, somethin’––best I’ve ever known! Dirty dancin’ in the moon right––”
“Harry!” gridò Louis sovrastando la musica, scoppiando a ridere quando Harry continuò a cantare parole a caso, ignorando Louis.
“Lalalalalikea dominoooh!” intonò Harry, ballando per tutta la stanza.
“Tu sei folle, lo sai vero?” disse Louis, direttamente nell’orecchio di Harry, mentre avvolgeva le braccia attorno alla sua vita da dietro, muovendo i fianchi a tempo con la musica e allo stesso tempo strusciandosi contro di lui.
Harry rispose ballando ancora più enfaticamente, alzando le braccia sopra la testa, mentre muoveva i suoi fianchi contro quelli di Louis.
Il momento fu rovinato quasi subito però, quando il cellulare di Harry cominciò a suonare, vibrando sul tavolino. Harry si risvegliò subito dalla frenesia del ballo, e il sorriso sul suo viso scomparve velocemente mentre afferrava il cellulare. Louis lo guardò, accigliandosi mentre vedeva Harry passare istantaneamente da un sorriso a un’espressione seria (e…spaventata?), chiudendosi completamente in se stesso mentre rispondeva al telefono, dando le spalle a Louis e incamminandosi nel corridoio.
“Pronto?”
Louis si concentrò per sentire Harry nonostante la musica che riempiva ancora la stanza. Sporse la testa nel corridoio per vedere Harry girato dall’altra parte, che sussurrava.
“Mi dispiace. Lo—lo so.No! Non è così, giuro. Sono solo stato occupato….mi è passato di mente, ok?”
Louis abbassò lentamente il volume, cercando di sentire qualcosa in più di quello che stava dicendo Harry.
“Stev––No! Non lo farò. Giuro….sì, vengo….sì….Ok. Ok, ciao.”
Harry attaccò e Louis si girò velocemente, fissando il muro di fronte a lui. Qualche secondo dopo Harry tornò nella stanza. “Che succede?” chiese Louis, cercando di sembrare il più tranquillo possibile.
Harry gli diede le spalle e cominciò a cercare una maglietta pulita tra il mucchio di vestiti accatastati sulla poltrona. “Niente. Mi ero solo dimenticato di avere un appuntamento stasera.”
“Oh.”
“Mi dispiace, Lou,” sospirò Harry, cambiandosi la maglia. “Devo andare.”
Louis si morse il labbro. “Con chi ti devi vedere?” chiese, esitante.
Harry si girò verso di lui, guardandolo con occhi grandi e tristi. “Non vuoi saperlo davvero.”
“Ma––”
“Lou, ti prego,” scattò Harry, spingendosi il cellulare e le chiavi nella tasca del jeans. “Lascia stare, ok?”
Louis deglutì, e sospirò. “Ok,” disse piano.
“Devo andare,” ripeté Harry, stavolta più dolcemente, “Tu puoi restare qui se vuoi,” aggiunse prima di scomparire.
Louis sospirò e giocherellò con il suo Ipod per qualche minuto, chiedendosi se dovesse rimanere o andarsene. Non avendo ancora deciso niente, Louis si alzò dal divano e si incamminò fuori dall’appartamento e nel corridoio del palazzo.
“Ciao, Louis,” lo salutò Cher dall’atrio.
Louis la salutò con la mano, “Ciao.”
“Dov’è andato Harry? l’ho appena visto andarsene,” disse, camminando fino a raggiungere Louis.
“A lavoro,” rispose Louis, teso.
“Oh, capisco,” disse Cher, masticando la sua gomma.
Louis rimase lì per qualche secondo, pensando a Harry e a tutto il resto, al suo strano comportamento e all’incidente di qualche settimana prima. Qualcuno a Lego House doveva sapere qualcosa delle persone che Harry vedeva. “Già, hem, in realtà, mi stavo chiedendo, tu sai qualcosa di questo Steve? Credo sia quello con cui Harry doveva incontrarsi stasera.”
Gli occhi di Cher si spalancarono visibilmente e la sua mascella si immobilizzò. “Steven?” chiese dopo qualche secondo.
Louis annuì, cercando di spingerla ad andare avanti.
“Mai sentito,” disse lei, agitando una mano e cominciando ad allontanarsi.
“Aspetta, torna qui!” disse Louis afferrandole il braccio e costringendola a girarsi nuovamente verso di lui.
“Piano!” lo ammonì Cher.
“Andiamo, dimmi qualcosa di questo tizio.”
Cher alzò le spalle, “Non posso,” disse semplicemente.
Louis stava iniziando ad essere frustrato. “E perchè cavolo non puoi?” disse alzando la voce.
“Perchè no.”
“Perchè cosa?”
“No.”
Louis alzò le braccia al cielo ed emise un verso di frustrazione. “E’ lui che sta picchiando Harry o no?”
“Cosa?” disse Cher, spalancando la bocca (e facendo cadere la gomma).
“Che vuol dire ‘cosa’?” chiese Louis, ora davvero confuso.
“Credevo me lo stessi chiedendo per quello che ha fatto a Dani. Ora sta picchiando Harry?”
Louis girò velocemente la testa verso di lei, battendo le palpebre. “Che ha fatto questo tizio a Dani?”
“L’ha picchiata, uno o due mesi fa…? Non mi ricordo. Più o meno quando tu hai cominciato a farti vedere qui, in realtà. È un verso stronzo. Ma non sapevo stesse picchiando anche Harry.”
“Beh, non so se sia lui. Ma ti ricordi di quella sera qualche settimana fa, vero?”
“Oh, ma non è stato Steven. Harry ce l’ha detto, ha detto che è stato accerchiato in un vicolo….” Cher si fermò bruscamente e si mise una mano sulla bocca. “Oh Signore. Ha mentito, ha mentito. Oh, sono proprio stupida.”
Louis appoggiò le mani sulle sue spalle per calmarla. “Va tutto bene, calmati.”
“No, ma povero Harry. Ugh. Vedi, Steven è molto possessivo, ed è successo qualcosa, credo che Harry non si sia presentato a uno dei loro appuntamenti, e poi lui è impazzito e ha voluto vedere Danielle e Eleanor ballare e poi ha cominciato a provarci con lei…tipo, flirtando…e poi l’ha picchiata e oh è stato orribile e Dani era messa malissimo e Zayn e Harry erano usciti quella sera, erano usciti a bere ma è tornato solo Zayn e abbiamo dovuto chiamare Harry, è stato orribile, una serata orribile,” singhiozzò Cher, parlando velocemente.
Louis non sapeva cosa fare, la tirò in un abbraccio imbarazzato e le accarezzò la schiena. “Va tutto bene,” disse . “Quando—quando hai detto che è successo?”
“Oh non lo so,” gemette Cher. “dire la prima settimana di marzo….”
All’improvviso tutto ebbe un senso. La prima settimana di marzo, era la settimana in cui lui e Harry erano andati a letto insieme per la prima volta. E Zayn e Harry erano andati a bere al Paradise…Harry se ne era andato da casa di Louis dopo una telefonata su qualcosa di ‘urgente’…ma Louis aveva trovato Danielle sulle scale coperta di lividi molto più di recente….
“Hey, Cher?” disse Louis, cercando di rimanere calmo. “Questo Steven, non ha più picchiato Danielle da allora, vero?”
“Non che io sappia,” Cher tirò su col naso, asciugandosi gli occhi col dorso della mano.
“Ok,” disse Louis, mentre la testa cominciava improvvisamente a fargli male. “Um, ora devo andare.”
Lasciò andare velocemente Cher e si affrettò verso le scale, scendendole rapidamente.
“Ciao, allora,” gli gridò dietro Cher, e Louis alzò una mano per salutarla, continuando ad allontanarsi.
Gli girava la testa, non sapeva se cercare prima Harry o Danielle. Non sapeva cosa pensare, o dire, o fare. Steven andava a letto con Harry. Steven era possessivo, e probabilmente aveva problemi d’ira. No, ripensandoci, aveva sicuramente problemi d’ira. Harry lo aveva accennato la prima volta che si erano incontrati. Steven era il miglior cliente di Harry. La sera che Louis e Harry erano andati a letto insieme, dopo il Paradise, Harry aveva disertato un appuntamento con Steven. Steven aveva picchiato Danielle e Harry se ne era dovuto andare. Louis non aveva più sentito Harry dopo quella sera. Qualcuno stava chiaramente facendo del male a Harry. Harry era tornato a casa coperto di sangue e di lividi qualche settimana prima, lo stesso giorno in cui Louis aveva trovato Danielle coperta di lividi. In quel periodo Harry e Louis passavano molto tempo insieme. Cosa che al momento Louis non aveva messo in discussione, ma ora che ci pensava, Harry aveva probabilmente disertato molti Appuntamenti per poter passare così tanto tempo con lui. E quelli erano i fatti. E si agitavano nella testa di Louis, si agitavano e si agitavano.
Harry aveva dato buca a Steven quella sera.
E se le cose andavano sempre così allora––
“Louis!”
Louis alzò la testa di scatto e si trovò davanti al portone di ingresso, pronto a uscire. Danielle era al centro dell’atrio vicino al divano, con le braccia avvolte attorno a se stessa. “Louis sei bianco come un lenzuolo, qual è il problema?” disse, arrivando subito accanto a lui.
“Harry––picchiato, la sera che––e quel Steven––e tu, e ora lui se n’è andato e si farà––male,” mormorò Louis, respirando a fatica.
“Louis calmati, respira, respira. Andiamo, sediamoci,” disse Danielle, guidandolo sul divano.
Louis fece qualche respiro profondo, come faceva quando lui e Dani meditavano, e si calmò.
“Ora, dimmi che sta succedendo.” riprovò Danielle.
“So tutto di Steven, Cher me l’ha detto,” sputò fuori Louis.
La mano di Danielle si strinse attorno alla sua spalla. “Harry non voleva che ti preoccupassi,” iniziò.
“Ma lo sto facendo!” gridò Louis, alzandosi. “Lo faccio sempre. Mi preoccupo. E, ora è andato a incontrarsi con lui. E lui gli farà del male.”
“Louis,” disse Danielle, prendendogli la mano. “Ascoltami. Harry è intelligente. Sa cosa sta facendo. Steven è uno stronzo. Ma Harry non continuerebbe mai a vederlo se lui lo stesse davvero picchiando––”
“Ma l’altra notte, quando è tornato a casa tutto coperto di––”
“Non è stato Steven––”
“Ha mentito! Cher ha detto che ha mentito.”
Danielle abbassò gli occhi. “So che non è stato Steven.”
“Come?” chiese Louis.
“Perchè lui è stato con me quel giorno. Ti ricordi? I lividi? È stato con me, e poi ha preso un treno per Somerset per far visita alla sua famiglia. Non era in città quella sera.”
“Ma—allora chi?”
“Senti, non lo so, Louis. Non so chi ha picchiato Harry, ma so che non è stato Steven. È un coglione, e fa male alle persone, ma in modo contorto ci tiene a Harry. In modo molto contorto.”
Louis si sistemò di nuovo sul divano, mentre il suo respiro tornava lentamente normale. “E’ solo che ci tengo a lui. E non voglio che si faccia male,” disse Louis, col labbro inferiore che tremava.
Danielle sorrise. “Lo so. Starà bene.”
Louis voleva dire‘Ma non puoi saperlo con sicurezza.’ Ma voleva disperatamente credere a Danielle. Quindi lo fece.
***
“Louis Tomlinson, svegliati!”
Louis aprì un occhio sentendo una voce familiare. Harry era seduto sopra di lui. E Louis realizzò, dopo aver aperto anche l’altro occhio, che si era addormentato sul divano nell’atrio di Lego House.
“Dani non ha avuto il coraggio di svegliarti ieri sera,” Harry ghignò, “ma, io non sono Dani! Svegliati! Voglio la colazione.”
Louis era ancora scioccato dalla vista di Harry, sorridente e illeso. Avvolse le braccia attorno alla sua vita e lo tirò più vicino a sé. “Mi sei mancato.”
Harry sospirò. “Dani mi ha anche detto della tua crisi. Leggi il labiale, Tomlinson: sto bene.” Harry sorrise di nuovo, e poi prese la mano di Louis e cominciò a tirarla. “Andiamo! Ho fame e voglio mangiare ma non posso senza di te perchè sarebbe maleducato.”
Louis roteò gli occhi. “Va bene, ma io non cucino.”
Harry ridacchiò. “Bene, perchè stavolta voglio dei veri pancakes. Credo che dovremmo unirci alla colazione Peazer-Calder––”
Louis spalancò gli occhi. “No no,” disse, scuotendo la testa.
“Cosa? No, ma fanno i migliori pancakes––”
“Io non vado da loro quando––caffè!”
Harry si accigliò, confuso, e poi i suoi occhi si illuminarono e scoppiò a ridere. “Oh no. Hai avuto il piacere di incontrare la diva del caffè in tutto il suo splendore?”
“In realtà, ho un po’ paura di lei.”
Harry continuò a ridere, chiudendo gli occhi. “Non ti preoccupare, è così per tutti. Ignorala e basta. Io voglio i pancakes!”
“Dagli questi cavolo di pancakes!” gridò una voce dalle scale.
I due ragazzi si scambiarono uno sguardo, prima di girarsi di nuovo verso le scale, e vedere Josh e Sandy che scendevano, avvolti uno tra le braccia dell’altro. “Ciao, ragazzi,” salutò Sandy.
“Hey,” dissero Louis e Harry in coro, guardando confusi la mano di Sandy scomparire sotto la maglietta di Josh.
“Siete tornati insieme?” chiese Harry, alzando un sopracciglio.
Josh e Sandy si guardarono, prima di scrollare entrambi le spalle. “Credo di sì,” disse Sandy.
“Beh, scopate o no?” disse Harry, arrivando dritto al punto.
“Sì, stiamo insieme,” annuì Josh.
Harry roteò gli occhi. “Sono così fuori dal giro ultimamente.” Tirò di nuovo la mano di Louis, sorpassando Sandy e Josh sulle scale.
“Quindi scopare con qualcuno vuol dire starci insieme, eh, Harry?” gridò Sandy dalle scale.
“Oh fanculo,” urlò Harry di rimando, anche se era rosso fino alla punta delle orecchie.
“Niente parolacce!” gridò un’altra voce, mentre Louis e Harry passavano per il secondo piano.
“Scusa, Rebecca,” disse Harry velocemente, continuando a tirare Louis.
“Sì, sì. Più tardi fai da babysitter a Lily e Karl, vero?”
“Sì!” rispose Harry, salendo verso il terzo piano.
I ragazzi arrivarono al quarto e poi si diressero verso l’appartamento di Danielle, la cui porta era già semichiusa, e dal cui interno provenivano delle voci.
“Sì, ha chiamato stamattina, è dolcissimo––”
“Oh, Dani mi fa piacere per te!”
“Ciao, amiche mie!” proclamo Harry, entrando nell’appartamento. Cher era seduta sul bancone della cucina, masticando del bacon e chiacchierando con Danielle che era in piedi davanti al fornello a rigirare pancakes. Eleanor era seduta sul divano, sfogliando una rivista e ascoltando qualche parola della conversazione mentre sorseggiava il suo caffè.
“Hey, Harry,” cinguettò Danielle. “Louis.”
“Oh Harry, sei a casa!” esclamò Cher, saltando giù dal bancone e abbracciandolo stretto. “Sono stata sveglia quasi tutta la notte a preoccuparmi dopo aver parlato con Louis!”
“Oh,” disse Harry, dando qualche pacca imbarazzata sulla schiena di Cher. “Beh, sto bene. Non dovevi preoccuparti.”
“Io mi preoccupo per tutti,” continuò Cher. (Louis poteva giurare di aver visto Eleanor alzare gli occhi al cielo). “Tutti voi siete come la mia famiglia.”
Harry sorrise e le diede un bacio sulla guancia. “Grazie, Cher.”
Cher gli rivolse un sorriso luminoso e prese una mano di Louis e una di Harry ae li guidò verso la cucina. “Sedetevi, sedetevi, Danielle ha fatto la colazione!”
“Sì, scusa, Harry, ho finite le gocce di cioccolato,” disse Danielle distrattamente mentre girava un altro pancake. “Potrei giurare che ieri ne avevo una busta piena….”
Louis scoccò un’occhiata a Harry e Harry arrosi, abbassando la testa.
Le hai rubate? Gli chiese col labiale.
Harry scrollò innocentemente le spalle prima di rivolgersi verso Danielle che stava appoggiando sul tavolo i piatti con i pancakes.
“Mangiamo!”
***
Louis era disteso sullo stomaco, setacciando il letto in cerca della sua scarpa sinistra. C’era così tanta roba sotto il suo letto, non sapeva quando la sua stanza era diventato così disordinata.
Niall era ancora disperso, e Liam era ancora a lezione ed era Sabato, e Louis non doveva lavorare. Il che significava passare la giornata con Harry. Se solo avesse trovato la sua scarpa sinistra!
La mano di Louis toccò qualcosa di morbido e peloso, non la sua scarpa sinistra, ma un maglione? Un maglione bianco, del tutto non familiare. Louis aveva molti maglioni, ma quello non era suo. Sorrise quando il suo cervello realizzò, riconoscendo l’indumento. Harry.
Era di qualche settimana fa, quando il tempo era ancora gelido. Quel maglione era stato tolto pochi secondi dopo che Harry era entrato nella stanza, era stato gettato sul pavimento e dimenticato.
Louis sorrise e indossò il maglione, infilando il piede sinistro in una scarpa completamente diversa da quella che cercava e uscendo dalla porta.
“Quel maglione è mio,” disse Harry quando aprì la porta del suo appartamento.
“Te l’ho portato,” dichiarò Louis, passando sotto il braccio di Harry, che era appoggiato allo stipite della porta.
“Indossandolo?” chiese Harry, girandosi per seguire Louis verso il divano.
“Te lo stavo riscaldando,” ghignò Louis.
Harry diede un colpetto al fianco di Louis, “Scemo,” mormorò, giocherellando con l’orlo del maglione. “Ma fa assolutamente troppo caldo per un maglione,” sussurrò, solleticando l’orecchio di Louis con le labbra, muovendo la mano verso i suoi jeans.
“Ehi!”
Harry e Louis si separarono di scatto.
“Zayn! Credevo fossi uscito,” disse Harry velocemente.
Zayn scoccò loro un’occhiata che diceva ‘chiaramente no’ prima di dirigersi in cucina. “Ho invitato una persona, va bene?”
“Hai ‘invitato una persona’ molto spesso ultimamente,” gli fece notare Harry.
Zayn tornò in salotto, ora con un sandwich in mano. “Tu inviti Louis in continuazione,” disse Zayn col boccone in bocca.
“Noi non ti cacciamo––ok, è successo tipo una volta––ok, ma non c’entra niente!” disse Harry, incrociando le braccia. “Chi è questa ragazza, comunque? Perchè io non l’ho ancora conosciuta, eh?”
“Non sono fatti tuoi, mamma,” lo derise Zayn.
“Va bene, come vuoi, andiamo, Lou.”
Louis seguì Zayn nel corridoio del palazzo dove per poco non si scontrarono con Cher.
“Louis! Harry!”
“Cher!”
“Venite, venite!” disse lei, facendo loro segno di seguirla.
“Dove stiamo––”
“Da Dani! Sta andando a un appuntamento! Non è assurdo? È così carina.”
Louis e Harry si scambiarono un’occhiata. “Il grande appuntamento è oggi?” chiese Louis, incapace di combattere il sorriso che gli distese le labbra.
Cher annuì, guidandoli al quarto piano. “Si chiama Liam. Dani è così emozionata. Lui la porta a cena e lei si è messa un vestito. Sembra una principessa, giuro.”
“DOVE SONO LE MIE SCARPE?”
I tre si immobilizzarono alla fine del corridoio, mentre dalla porta aperta dell’appartamento Peazer-Calder arrivavano grida e rumori.
“Una principessa un po’ folle,” si corresse Cher.
I ragazzi la seguirono esitanti, entrando piano nell’appartamento.
Danielle era ferma al centro della stanza, con le braccia sollevate. Eleanor e Mary erano occupate a cercare qualcosa camminando carponi sul pavimento, e Rebecca aveva Lily bilanciata su un fianco mentre cercava di sistemare i capelli di Danielle in qualche acconciatura.
“Ho portato degli amici!” dichiarò Cher, entrando nella stanza.
Tutti si fermarono e si girarono verso l’ingresso, dove Louis e Harry erano immobili. “Ciao,” salute Louis dopo qualche secondo di silenzio.
“Voi due, aiutate El e Mary a cercare le mie scarpe!”
Entrambi i ragazzi si scambiarono uno sguardo terrorizzato prima di mettersi carponi e unirsi alla ricerca delle scarpe scomparse. Non avevano mai visto Danielle in quello stato, così agitata. Di solito era abbastanza calma, non era il tipo che si preoccupava troppo di cose come scarpe o vestiti.
“AH HA! Trovate!” dichiarò Eleanor trionfante, facendo dondolare le scarpe alte sopra la sua testa. In quel preciso momento il cellulare di Danielle cominciò a squillare e lei zittì tutti gridando, “State zitti! È lui!”
“Ciao,” rispose, mentre la sua voce si trasformava istantaneamente da quella di una pazza maniaca ad una calma e dolce. “Oh, è il grande palazzo all’angolo della strada. È tutto colorato, ha un cartello alla porta con scritto Lego House…sì, è quello. Perfetto! Ok, scendo tra un minuto….ciao.”
Attaccò e posò lentamente il cellulare prima di avvicinarsi al gruppo. “E’ qui! È qui è io non sono pronta––”
“Respira, respira,” disse Louis afferrandole le spalle.
“Non osare, Louis Tomlinson! Non osare dirmi di respirare! Non sono pronta! Sono orribile! Voi due,” disse indicando i ragazzi, “andate di sotto e distraetelo!”
“Stai beniss––”
“ANDATE!”
Non ebbero bisogno di altro per convincersi, praticamente facendo le scale di corsa fino ad arrivare all’atrio. Arrivarono giusto in tempo, e si appoggiarono entrambi allo stipite della porta per accogliere Liam.
“Merda!” disse lui sobbalzando quando alzò lo sguardo e vide i due ragazzi che lo fissavano al posto della porta prima chiusa.
“Benvenuto, benvenuto,” ghignò Harry, avvolgendo un braccio attorno alle spalle di Liam e guidandolo dentro.
“Louis?” chiese Liam girando la testa verso di lui.
“Liam?” lo imitò Louis, e l’altro roteò gli occhi.
“Um, cosa ci fate voi due qui?”
“Um, Harry vive qui?”
Harry guidò Liam fino al divano, e i tre si sedettero.
“Ok, beh, io sono qui per––”
“Danielle,” disse Harry, incrociando le braccia e rivolgendo a Liam un’occhiata severa.
“Uh, già,” disse Liam cominciando a battere nervosamente il piede sul pavimento.
Louis sorrise ad Harry, intuendo quello che stava facendo. “Beh,” continuò Harry. “Danielle è come una sorella per me, in effetti, è praticamente l’angelo di Lego House. Siamo tutti molto legati. Siamo molti ragazzi qui. E se tu ti azzardi a toccare la nostra Dani––” disse Harry, alzandosi e puntando aggressivamente un dito verso Liam. “Noi ti tagliamo il cazzo,” disse con la sua voce più dolce e innocente.
Louis aveva una mano premuta sulla bocca, cercando di non scoppiare a ridere.
Liam era seduto rigido e teso sul divano, e non riusciva a capire se Harry lo stesse prendendo in giro o no.
Harry diede qualche pacca sulla schiena di Liam, “Bella chiacchierata, bella chiacchierata. Oh, e credo stia arrivando la nostra ragazza,” disse Harry allegro, girandosi al suono di passi sulle scale.
Anche Louis e Liam si girarono; rimasero a bocca aperta quando videro chi stava scendendo le scale.
“Niall?” gracchiò Liam dopo qualche istante.
Sulle scale c’erano Niall e Zayn, fianco a fianco, le labbra di uno su quelle dellaltro. Si separarono di scatto e si girarono all’esclamazione di Liam, e i cinque ragazzi rimasero lì, a guardarsi tra loro.
“Gesù Cristo, ti scopi un ragazzo?” disse Harry dopo un po’, alzando le braccia al cielo. “Perchè stanno diventando tutti gay? Prima Josh e Sandy. Oratu! Vi ricordate quando io ero l’unico gay? Ve lo ricordate?”
Harry tornò in silenzio come se non fosse successo niente. E poi le labbra di tutti cominciarono a tremare, e scoppiarono tutti in una crisi di risate.
“Quindi è qui che sei stato nell’ultima settimana?” disse Louis alla fine, quando le risate si furono calmate.
Niall annuì, arrossendo.
“Hem, ciao.”
Tutti si girarono di nuovo alla nuova voce. Danielle era sulle scale ora, ed era assolutamente stupenda.
Liam si alzò e le andò incontro alla fine delle scale. “Ciao,” disse piano, prendendole la mano.
“Mi sa che sto per vomitare,” li prese in giro Niall.
“Zitto!” sibilò Louis, schiaffeggiandogli il braccio.
“Oh, giovane amore,” disse Zayn, avvolgendo un braccio intorno alle spalle di Niall.
“Che ti ho detto sul toccarla, Payne,” gridò Harry.
“Oh finiscila, Harry,” lo ammonì Danielle, prima di intrecciare il braccio a quello di Liam. I due salutarono gli altri prima di uscire dal portone.
“Beh, guarda un po’, siamo tutti accoppiati,” sospirò Zayn.
“Quindi voi due state insieme?” chiese Louis alla coppia.
Niall e Zayn scrollarono entrambi le spalle. “Direi di sì,” disse Niall.
“Ma la vera domanda è, voi due state insieme?” chiese Zayn con uno sguardo esplicito.
Louis roteò gli occhi e stava per rispondere, quando Harry intervenne,
“Suppongo di sì.”

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Lego House
FanfictionLouis Tomlinson era quasi alla fine della sua corda, intrappolato nel caos che si era creato da solo, bloccato al centro di un labirinto. A Harry Styles le cose stavano bene così com'erano. Lavorava di notte e dormiva di giorno. Racimolava abbastanz...