You break me
Louis si trovò seduto su una scomoda sedia di plastica, senza sapere nemmeno come ci fosse arrivato. Non riusciva a ricordare il viaggio in macchina. Ricordava vagamente le numerose imprecazioni di Zayn, ma nient’altro. L’orologio sul muro di fronte a lui portava l’1:38, e gli occhi di Louis continuavano a chiudersi per qualche secondo prima che lui si risvegliasse di soprassalto. Zayn era andato a prendere del caffè qualche minuto fa. Sembravano passate ore. Il tempo stava passando troppo lentamente.
Quando lo avevano trovato––Harry––Louis era…era in uno stato pessimo. Gli ci era voluto qualche minuto per realizzare, dopo aver scioccamente lasciato che la sua mente gli facesse credere che era tutto a posto. Niente era a posto. Quando aveva finalmente realizzato, aveva urlato. Aveva urlato il nome di Harry e aveva pianto e aveva avuto una crisi, stringendosi al corpo di Harry, cercando un battito, mentre Zayn chiamava freneticamente un’ambulanza. I paramedici avevano tirato Louis via da Harry, portando il più giovane verso l’ambulanza. Louis aveva combattuto per andare con lui, ma loro non glielo avevano permesso, dicendo qualcosa su come non fosse abbastanza emotivamente stabile. Era andata Gemma, al suo posto.
Un’ora e mezza dopo, Louis era seduto sulla scomodissima sedia, senza aver saputo quasi niente sulle condizioni di Harry. Almeno non era morto, ricordò a se stesso, continuando a ripeterlo nella sua mente. Se fosse morto lo avrebbe saputo ormai, giusto?
Si passò una mano tra i capelli e si lasciò sfuggire un sospiro.
Harry non morirà, non lo farà
. Era il mantra che stava continuando a ripetersi tra sè e sè. Era l’unica cosa che poteva dire a se stesso.
Ce la farà, troverà un modo
.
Louis guardò di nuovo l’orologio, 1:42. Zayn non sarebbe mai tornato, concluse Louis, alzandosi. Di sicuro era stato inghiottito dalla macchinetta del caffè.
Le sue gambe sembravano spaghetti troppo cotti e lui non era nemmeno sicuro di dove stesse andando, ma aveva solo bisogno di alzarsi da quella dannata sedia. Camminare era una bella sensazione, gli dava qualcosa da fare. Un piede dietro l’altro e così via. Una distrazione, sì, gli serviva una distrazione. Gli serviva una…No. Si scosse, stringendo i pugni, e
no
, non gli serviva nient’altro. Respiri profondi, dentro, fuori. Era forte. Era pulito da cinque mesi. Poteva gestire la situazione. Eppure tutte quelle parole non fermavano la voglia nelle vene di Louis.
I suoi piedi lo portarono nel posto in cui era scomparso Zayn, la caffetteria dell’ospedale. Era una stanza illuminata (troppo illuminata, pensò Louis, coprendosi un po’ gli occhi), con i muri bianchi e il pavimento bianco e dei tavolini grigi con delle panche attaccate. Era la tipica caffetteria da ospedale che chiunque si sarebbe aspettato di trovare. Ne aveva anche l’
odore
Un miscuglio di detersivi e vassoi di maccheroni e carne rafferma. Louis si diresse immediatamente verso le macchinette di fronte a lui.
Analizzò le sue opzioni, una selezione piuttosto scarna di cibo spazzatura, e lui pensò tra sè e sè che considerando che quello era un posto deprimente dove succedevano cose deprimenti, avrebbero dovuto almeno servire cibo decente. Come la cioccolata svizzera. O il the dello Yorskshire. O bottigliette di vodka. Louis cercò di far finta di non aver pensato a quell’ultima opzione. Era forte, poteva gestire la situazione come un normale e tranquillo essere umano. Respiri profondi.
Dopo qualche minuto di riflessione, Louis decise per una barretta Snickers e una lattina di the freddo.
Louis si diresse verso un tavolo, non essendo decisamente pronto a tornare in quella sala d’aspetto e sedersi di nuovo su quella orribile sedia. Le panche della caffetteria non erano meglio, ma almeno lì aveva delle
STAI LEGGENDO
Lego House
FanfictionLouis Tomlinson era quasi alla fine della sua corda, intrappolato nel caos che si era creato da solo, bloccato al centro di un labirinto. A Harry Styles le cose stavano bene così com'erano. Lavorava di notte e dormiva di giorno. Racimolava abbastanz...