The sea//Quiet ballad
A Harry girava la testa. Era ubriaco, di questo era sicuro. Erano tornati giù alla festa, ma Harry voleva tornare sul tetto e scopare di nuovo con Louis. Era tutto…tutto fantastico. Il cuore gli stava martellando nel petto e c’erano tantissime cose che voleva fare. Non aveva la mente lucida, ma non aveva importanza, perchè era con Louis e stava andando tutto bene.
Tranne per il fatto che aveva voglia di sbattere ripetutamente la testa contro il muro. Rise al pensiero. Così non andava bene.
Harry mise il broncio, arrabbiato con quella parte del suo cervello che aveva pensieri così cattivi.Smettila, disse a se stesso. Io volerò con Louis.
Vola dal tetto e spiaccicati al suolo, gli disse una voce nella sua testa.
Gli avrebbe fatto molto male? si chiese Harry.
“Louis, Louis!” Harry tirò la maglia di Louis, gridando. “Fa male cadere da un tetto?” chiese innocentemente.
Qualcosa attraversò gli occhi di Louis, ma Harry era troppo ubriaco per notarlo. Piuttosto lo guardò in attesa, aspettando pazientemente una risposta alla sua domanda.
“Certo che fa male, Harry,” disse Louis dolcemente, appoggiando una mano sul gomito di Harry. “Stai bene?” chiese un momento dopo.
Harry alzò gli occhi al cielo, Louis si preoccupava sempre. “Sto bene,” gli assicurò, sporgendosi per incontrare le labbra di Louis ma mancandolo del tutto.
“Vuoi andare di sopra?” chiese Louis piano, mentre gli altri cominciavano a voltarsi verso di loro, incuriositi.
“Mi scopi di nuovo?” chiese Harry ad alta voce. Louis strabuzzò gli occhi mentre Harry saliva goffamente sul tavolino da caffè. “Ragazzi! Louis mi ha scopato sul tetto e io volevo dirgli una cosa ma non riuscivo a respirare perché il mio cuore stava esplodendo! Ora non mi ricordo cosa volevo dirgli ma era una cosa importante––”
“Harry,” gridò Louis, tendendogli la mano per tirarlo giù.
“Sono mooooolto ubriaco ma mi sento bene perchè non voglio morire. Cioè, oooops, in realtà sì.” Ridacchiò Harry, e poi sentì delle braccia avvolgergli la vita. “Louis lasciami andare––”
“Smettila, Harry, andiamo di sopra,” disse Louis a bassa voce, in tono molto serio.
“Sto solo giocando. Andiamo, Lou, gioca con me!”
Louis ignorò Harry e lo spinse verso le scale. “Louis, Louis! Mi dispiace,” sospirò Harry, appoggiando la testa sulla spalla di Louis, seguendolo senza protestare.
“Va tutto bene, sei solo ubriaco.” Anche se Louis sapeva bene che non andava affatto tutto bene. Che quelle parole non avevano niente a che vedere con l’alcol.
Louis chiuse la porta dell’appartamento di Harry e insieme percorsero lo stretto corridoio che portava alla sua camera da letto. L’appartamento di Harry non era stato molto danneggiato nell’incendio, ma molte delle sue cose non c’erano più. Una delle poche cose rimaste era la sua vecchia trapunta rattoppata, su cui Harry si fiondò immediatamente. Louis lo seguì, e i due si stesero sul materasso nudo di Harry, con la trapunta a coprirli.
“Posso dirti una cosa?” sussurrò Harry innocentemente.
“Certo che puoi,” disse Louis, annuendo. Erano naso contro naso, occhi negli occhi ed le loro gambe erano intrecciate tra loro.
“Questa trapunta me l’ha fatta mia madre,” disse Harry piano, distogliendo lo sguardo da Louis e posandolo sulla coperta sopra di loro. “Me l’ha fatta quando ero molto piccolo. Era la mia preferita.” Harry sospirò e si tirò la coperta fino al mento, sotterrando la testa nel petto di Louis.
“E’ una trapunta molto carina,” disse Louis piano, accarezzando la schiena di Harry e giocando con i suoi capelli.
“Louis, posso dirti un’altra cosa?” chiese Harry, alzando la testa.
“Mhmm,” rispose Louis, avvolgendo una mano delicatamente attorno al collo di Harry.
Harry si sedette a gambe incrociate al centro del letto. Anche Louis si sedette, posizionandosi di fronte a lui, distinguendo a malapena la sua sagoma nell’oscurità della stanza.
“Mia madre era sempre triste. E credo che stia succedendo anche a me,” sussurrò Harry a voce bassissima, e Louis riuscì a sentire il lieve tremito della sua voce.
“Perchè sei triste, Harry?” chiese Louis dolcemente, prendendo una delle sue mani e accarezzandola delicatamente.
Harry rabbrividì, gli faceva male la testa e voleva piangere. “Le persone mi fanno del male, io mi faccio del male. Non piaccio a nessuno. Non sono mai piaciuto a nessuno,” gemette Harry, e poi nuove lacrime gli inondarono gli occhi, e lui tirò via la mano dalla stretta di Louis, premendosi i pugni chiusi sugli occhi.
“Harry, a me piaci. Piaci a tutti, qui,” disse Louis, lui stesso vicino alle lacrime. “Harry, ti prego….”
“Ascolta e basta.” Le labbra di Harry tremavano. Voleva stare con Louis, in tutto e per tutto, ma doveva aprirsi. Doveva essere onesto.
“Ok,” disse Louis, facendo un respiro e aspettando pazientemente.
“Non—non so da dove iniziare,” balbettò Harry frustrato, perchè la sua testa non stava collaborando. I suoi pensieri si rincorrevano troppo velocemente, tutto si stava mescolando in una distorta ondata di ricordi che Harry doveva assolutamente riordinare e raccontare.
“Non ha importanza. Puoi dirmi quello che vuoi,” disse Louis velocemente.
“Io––Ok.” Un milione di allarmi stavano suonando nella testa di Harry, ma lui li ignorò. Doveva dire a Louis qualcosa, qualsiasi cosa. Barcollò lentamente in avanti, facendo il primo passo verso l’uscita del suo personale labirinto.
“Mia madre si è suicidata,” disse all’improvviso, e Louis sussultò visibilmente all’inaspettata confessione.
“Harry,” sussurrò, sporgendosi in avanti per prendere Harry mentre lui crollava sulla sua spalla, singhiozzando e tremando violentemente.
“Era così triste,” gemette Harry. “Il suo ragazzo di allora––era terribile.” Harry strinse le mani in piccoli pugni contro la maglietta di Louis. Louis non sapeva come rispondere, non sapeva come consolare Harry. E lo distruggeva essere a corto di parole quando Harry aveva chiaramente bisogno di lui. “Faceva del male a tutti. Faceva del male a lei. Faceva del male a me. Ha provato a fare del male a Gemma…mia sorella…ma io non gliel’ho lasciato fare.”
Un altro orribile singhiozzo scosse il corpo di Harry, facendoli ondeggiare entrambi. Louis lo strinse più forte, in modo che i loro cuori battessero insieme, e Louis desiderò di poter trasmettere tutto il suo amore per Harry al suo cuore. “Mi disse che non avevo alcun valore,” continuò Harry, “che mia madre si era uccisa perchè non ce la faceva più a vivere con me––”
Louis non riuscì più a trattenersi. “Questo non è vero,” disse deciso, riempiendosi d’ira verso quest’uomo che non conosceva nemmeno.
“Lo so,” sussurrò Harry, “Ma lo disse così tante volte che alla fine gli credetti.”
“Dimenticalo. Non sei senza valore, Harry, non lo sei.”
Harry si trovò ad annuire––anche se non riusciva a credere alle parole di Louis––e non riuscì più a continuare. Erano abbastanza confessioni per quel giorno. Si sentiva stanco, così stanco, voleva solo dormire. Tirò Louis giù con sè e crollarono entrambi sul materasso. “Ora sto bene,” sussurrò Harry.
“Bene,” sussurrò Louis di rimando, stringendo Harry più forte, temendo che se lo avesse lasciato Harry sarebbe evaporato nell’aria spessa.
***
Louis si addormentò poco dopo Harry, ma si svegliò di soprassalto quando Zayn e Niall tornarono a casa.
“Sono quasi sicuro che stiano tutti e due dormendo,” sussurrò Zayn con un tono di voce troppo alto perché potesse essere considerato un vero sussurro.
“Harry era fuori di testa,” commentò Niall mentre i due camminavano in punta di piedi verso la camera da letto, facendo scricchiolare le assi del pavimento di legno.
“Onestamente, sono preoccupato per lui. Si comporta come se stesse bene, ma non è così.”
“Io sono preoccupato per Louis. Harry sarà la sua rovina, vedrai.”
“Harry ha bisogno di aiuto. Louis ha bisogno di una pausa.”
“Che ha Harry che non va?” chiese Niall piano quando passarono davanti alla camera da letto di Harry. I loro passi si fermarono e Zayn emise un sospiro stanco.
“Molte cose. Probabilmente avrei dovuto avvertire Louis molto tempo fa.”
“Probabilmente. Ma sul serio, è depresso o qualcosa del genere?”
“Sua madre soffriva di depressione. E credo che nel suo caso sia ereditario,” mormorò Zayn piano, e Louis si sentì improvvisamente irritato dal fatto che Zayn stesse raccontando tutti i segreti di Harry, irritato dal fatto che Zayn ne fosse a conoscenza, quando Louis ne era rimasto all’oscuro fino a poche ore prima. Ma non riusciva a smettere di ascoltare. “Poi quando era più piccolo, il ragazzo di sua madre lo molestò. La cosa lo ha sconvolto parecchio, gli ha lasciato questo complesso per cui è convinto di non avere valore e che nessuno lo amerà mai. Poi sua madre si suicidò e lo stronzo disse a Harry che era colpa sua. Ha molti problemi e––cazzo, avrei dovuto dirlo a Louis. E’ ingiusto nei suoi confronti.”
“Hey, non è colpa tua,” disse Niall dolcemente, prima di baciare Zayn. Non parlarono più, e quando Louis sentì lo scatto di una serratura capì che si erano ritirati in camera di Zayn.
Louis non riusciva a respirare, guardando Harry dormire tranquillamente accanto a lui. All’improvviso così tante cose avevano un senso. E faceva male, realizzarlo faceva male; perchè Harry soffriva da anni, tenendosi tutto dentro e lasciando uscire così poco. Quando aveva detto che la sua testa lo rendeva triste, alludeva a tutti i ricordi, tutte le parole orribili dal passato, che lo perseguitavano. Louis voleva portar via tutto il dolore, voleva dire a Harry che era amato.
“Ti amo, ti amo, ti amo,” sussurrò Louis, sperando che gli occhi di Harry si sarebbero aperti, ma sapendo che non l’avrebbero fatto. “Dio, Haz. Ti amo, cazzo,” mormorò, prima di rigirarsi e avvolgere Harry tra le sue braccia ancora una volta, prima di tornare a dormire.
***
Quando Harry si svegliò, Louis dormiva ancora ed era tardi. Il sole era già alto nel cielo, e Harry si sentiva stordito. Gli faceva male la testa, e nonostante la dormita si sentiva completamente esausto. Ricordava ogni cosa della notte precedente con assoluta chiarezza. L’alcol non aveva fatto nulla per cancellare il ricordo della sua confessione.
Aveva detto così tante cose a Louis.
Pensava che sarebbe stato bene, aveva detto che sarebbe stato bene, ma non si sentiva affatto bene.
Harry era frustrato. Era frustrato con se stesso perchè nonostante tutto, si sentiva ancora devastato. C’era qualcosa dentro di lui, qualcosa che non sapeva come aggiustare. Voleva urlare, ma tutto quello che riusciva ad emettere erano singhiozzi strozzati. Voleva che qualcuno lo aggiustasse, che rincollasse tra loro tutti i pezzi rotti e lo riconsegnasse a Louis, così che potessero vivere felici insieme.
Voleva smettere di mentire e di fingere di stare bene. Non stava bene. La sera prima era stato bene per un po’, sul tetto, facendo l’amore con Louis. La sensazione giaceva ancora da qualche parte dentro Harry, era una delle sensazioni più belle che avesse mai provato, ma stava svanendo, era scomparsa troppo in fretta.
La felicità sembrava non funzionare con Harry, in quei giorni.
Si sforzò di alzarsi e barcollò fuori dalla camera da letto. Aveva fame, ma non c’era niente da mangiare. Il frigorifero era vuoto, dopo due settimane in cui quell’appartamento era stato disabitato. Ma lui stava morendo di fame, non riusciva a ricordare l’ultima volta che aveva mangiato. Di sicuro non aveva mangiato alla festa.
Prendendo una penna e un fazzoletto, Harry scrisse velocemente un biglietto in cui avvertiva Louis che sarebbe tornato presto. Aveva ancora addosso i vestiti spiegazzati della sera prima, ma non gli importava. Harry uscì da Lego House, con le mani infilate nelle tasche, e cominciò a dirigersi verso il piccolo supermercato dietro l’angolo. Era un’altra giornata soleggiata e luminosa. Il tipo di giornata che fa venir voglia di sorridere, ma Harry non riusciva a fare neanche quello. Abbassò gli occhi al suolo, piegando la testa e continuando a camminare. Louis sarebbe andato a lavorare di lì a poco, ma lui sperava di tornare in tempo per preparargli qualcosa per colazione.
Harry voleva sentirsi bene, voleva sentirsi bene per Louis, doveva tentare per Louis, e se questo significava continuare a fingere, allora lo avrebbe fatto. Doveva convincere Louis che stava bene, che stava migliorando, perchè non era giusto che lui si preoccupasse. Era così ingiusto.
***
Quando Louis si svegliò, trovò l’altro lato del letto vuoto e freddo. Il panico cominciò subito a scorrergli nelle vene mentre la sua mente tornava alla sera precedente e metteva insieme i pezzi. Si precipitò fuori dal letto, pronto a trovare Harry morto sul pavimento della cucina. Invece, trovò Harry seduto sul divano, a sorseggiare una tazza di the e a sfogliare pigramente le pagine di una rivista.
“Hey,” disse Harry teso, alzando gli occhi verso Louis.
“Gesù, Harry,” sospirò Louis, crollando accanto a lui sul divano. “Mi hai spaventato a morte.”
“Sto bene ora,” disse Harry semplicemente. “Ma tu sei un po’ in ritardo a lavoro.”
“Fanculo il lavoro,” grugnì Louis, premendo le labbra su quelle di Harry.
“Beh, in realtà dovrei andare a lavoro anch’io, quindi….”
Louis sussultò alle parole di Harry, allontanandosi e sedendosi diritto. Doveva aver sentito male, perchè non poteva essere–––
“Che c’è?” chiese Harry guardando Louis con occhi senza emozioni.
“Che intendi dire con ‘devo andare a lavoro’?” chiese Louis, con voce troppo bassa e cupa.
Harry tirò indietro la testa, confuso. “Quello che intendo sempre? Che vado a lavoro…?”
Louis scosse la testa, come se qualcuno lo avesse schiaffeggiato. “Dopo tutto quello che è successo vuoi tornare a lavoro?”
“Perchè non dovrei?” scattò Harry. “Non è successo niente. Sto bene. Sto meglio. Possiamo tornare a fare quello che facevamo prima.”
Louis scosse nuovamente la testa e si alzò in piedi. “Tu non stai bene. Non mentirmi. Non funzionerà stavolta.”
“Va bene, allora lascia perdere,ok? Se non puoi accettare il mio stile di vita, allora vattene e basta,” Harry scrollò le spalle, e Louis era davvero terrorizzato dal modo in cui si stava comportando.
“Non ho alcuna intenzione di lasciarti,” disse Louis deciso, stringendo i denti. “Hai bisogno d’aiuto, Harry. Io voglio aiutare.”
“Sto bene,” ripeté Harry come un disco rotto, “Ora per favore, possiamo andare avanti?”
“Non puoi pensare davvero che io creda a una sola parola di quello che stai dicendo,” gemette Louis.
Harry rimase calmo e privo di espressione. “Credi quello che vuoi Louis, ora non ho tempo da perdere. Ho dei clienti che aspettano.”
“Perchè ti stai comportando così?” chiese Louis, guardando Harry camminare verso la porta.
“Questo è quello che sono, Louis. Ricordi? La puttana che hai incontrato quattro mesi fa? Quel ragazzo furbo e arrogante, non un qualsiasi ragazzino depresso.” Harry sentì la sua voce alzarsi disperatamente, e si costrinse a stare calmo, a continuare a fingere.
Louis scosse la testa, fissando gli occhi su quelli di Harry. “No, era dolce e premuroso e un po’ schietto ed esplicito. Ma non era…questo,” disse Louis, indicando Harry.
Harry serrò la mascella. “Devo andare.”
Louis non disse niente, non fece niente, e lasciò che Harry uscisse dalla porta. Harry aveva lasciato Louis milioni di volte, ma non aveva mai fatto tanto male.
***
Harry stava combattendo le lacrime mentre scendeva per le tre rampe di scale. Si odiava, si odiava così tanto. Non sapeva nemmeno più cosa stesse facendo. Stava facendo lo stronzo e lo stava facendo di proposito. Forse sarebbe stato più facile se Louis lo avesse odiato.
Era senza speranza, ormai. Non c’era niente di normale in lui. Era distrutto, e voleva solo scomparire. La testa gli girava, un mostro dentro di lui lo stava divorando. Camminò a passi svelti.Non c’era nessun cliente, non aveva alcuna intenzione di andare più a letto con qualcuno che non fosse Louis. Eppure aveva detto tutte quelle cose, aveva detto tutto quello che sapeva avrebbe distrutto Louis. Forse una parte di Harry era cattiva; forse Harry semplicemente non era una brava persona.
Ma non aveva importanza, perchè Harry aveva chiuso. Non riusciva a pensare, non si accorgeva di quello che lo circondava, della macchina che aveva cominciato a seguirlo. Voleva solo scomparire.
E forse sarebbe stato così fortunato da vedere esaudito il suo desiderio.
***
Zayn e Niall si precipitarono fuori dalla loro camera da letto al suono della porta che si chiudeva. Trovarono Louis immobilizzato al centro del salotto, lo sguardo fisso sulla porta.
“Lou?” chiese Zayn, avvicinandosi esitante.
“Se n’è andato,” gracchiò Louis. “E’ andato a…lavoro.” Si sentiva stordito, e le sue gambe stavano per cedere.
“Harry se n’è andato?” chiese Zayn, cercando di mantenere un tono normale.
Louis annuì, sapendo che non sarebbe riuscito a parlare.
“Merda, Louis, perchè l’hai lasciato andare?” Zayn si passò le dita tra i capelli, cercando di rimanere calmo. “Cioè, non è colpa tua,” aggiunse rapidamente, “E’ solo che––cazzo!”
Louis si sentiva come se fosse sul punto di rimettere.
Pochi secondi dopo infatti, barcollò in avanti prima di crollare a terra e vomitare davanti ai piedi di Zayn.
Zayn balzò all’indietro e sussultò.
“Mi dispiace,” mormorò Louis, premendosi una mano sulla bocca.
“Non preoccuparti,” disse Zayn velocemente. “Niall, puoi occuparti di Louis? Io vado a cercare Harry.”
Niall annuì senza parlare, e Zayn si precipitò fuori dalla porta indossando solo i suoi boxer.
Niall pulì il pavimento e aiutò Louis a raggiungere il bagno, dove gli cambiò i vestiti e gli fece sciacquare la bocca.
“Come fai?” chiese Louis, sedendosi sulla tavoletta del water perchè non riusciva ancora a stare in piedi.
“A fare cosa?” chiese Niall, sedendosi di fronte a Louis sul pavimento.
“Come accetti il fatto che Zayn vada a letto con altre persone oltre che con te?”
Niall scoccò a Louis un’occhiata comprensiva e gli si avvicinò un po’ di più. “So che quello che abbiamo io e Zayn non è semplice sesso. Zayn non è…beh, non è intimo con le altre persone, non come lo è con me. Quindi non mi importa più di tanto.”
Louis ci ragionò su. Era praticamente quello che aveva detto a se stesso fin dall’inizio. Ma per qualche ragione sembrava non essere più abbastanza. Voleva che Harry fosse suo, non voleva più condividerlo. Sopratutto con persone che non meritavano Harry, persone che gli facevano del male.
“Harry ti ama, lo sai?” aggiunse Niall dopo qualche secondo di silenzio. “So che non l’ha mai detto, e credo che nemmeno tu l’abbia mai detto, ma lui ti ama davvero. È ovvio che è così. Ma ha bisogno di aiuto, e non credo che il tuo amore basti a guarirlo, amico.”
Louis sperava che Niall si sbagliasse. Sperava che le sue semplici tre parole sarebbero riuscite a rimettere insieme Harry.
***
Harry era pronto a voltarsi e tornare indietro, era pronto a scusarsi con Louis, forse addirittura ad accettare l’aiuto di cui sapeva di avere un disperato bisogno. Ma non ne ebbe mai l’opportunità, perchè quando si voltò, una macchina lo stava aspettando. Avrebbe potuto scappare, non era molto lontano da casa. E se fosse scappato avrebbe visto Zayn che lo cercava solo un isolato più avanti.
Ma non provò a scappare. Sentì qualcosa simile alla sconfitta depositarsi in lui. Avrebbe mai rivisto Louis? Si chiese.
Una mano violenta, stringendosi attorno alla sua gola, gli disse di no, probabilmente no.
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Lego House
FanfictionLouis Tomlinson era quasi alla fine della sua corda, intrappolato nel caos che si era creato da solo, bloccato al centro di un labirinto. A Harry Styles le cose stavano bene così com'erano. Lavorava di notte e dormiva di giorno. Racimolava abbastanz...