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Ci si può abituare a tutto, ma mai all'odore del sangue, soprattutto quando si tratta del tuo.

Le mie scarpe bianche affondando nel fango umido che cerco di superare senza cadere o perdere troppo tempo.

Il terriccio è scivoloso e appiccicoso mentre io sono stanca e le ferite continuano a sanguinare lungo il mio corpo attirando ancora di più i lupi dietro di me.

Mi fermo, aggrappandomi al tronco di un albero e prendendo dei profondi respiri mentre alzo lo sguardo verso il cielo, cercando di confrontarmi con la posizione dell'orsa polare sulla direzione da prendere.

Lui aveva detto che stava andando a nord, ed è proprio lì che andrò, e non perché voglio ritrovarlo, ma perché non conosco nessun altro posto in cui potrei andare.

Passo una mano sul mio fianco destro, e sono costretta a tapparmi la bocca con una mano per non urlare mentre le mie dita si inzuppano di sangue mentre toccano la pura carne del mio costato.

Deve essere stato Gavin a farmelo: solo lui possiede una precisione tale da colpirmi in una zona così delicata senza farmi seriamente male.

Se mi dovessero riportare alla comunità morta, Helenos li ucciderebbe tutti: poco gli importerebbe di rimanere senza un branco se gli Spettri dovessero decidere di sacrificarlo al mio posto.

Mi volto di scatto, sentendo gli ululati dei lupi dietro di me: il mio poco vantaggio sta scemando sotto ai miei occhi e so che non potrò fuggire a lungo.

Sono praticamente una morta che cammina, ma non ho intenzione di arrendermi, non ho intenzione di fare questo favore a mio fratello.

Strappo uno dei pochi lembi puliti della mia maglietta e la stringo alla base della coscia, così da rallentare il sanguinamento dai diversi tagli che ho lungo il polpaccio.

Non funzionerà a lungo, ma poco è sempre meglio che niente.

Prendo un profondo respiro, costringendomi a cacciare via le lacrime che minacciano di scendere lungo le mie guance per il troppo dolore, e poi ricomincio a correre, stringendo i denti ad ogni passo.

I lupi sono ancora dietro di me e non si arrenderanno fino a quando non riusciranno a prendermi, e so che non si faranno troppi problemi a ferirmi se sarà necessario.

Alla fin fine, basta che io respiri, poco importa se sono a brandelli.

E la cosa più brutta è che quello che mi sta inseguendo è il mio branco, che vuole uccidermi sotto ordine di mio fratello.

La mia famiglia mi vuole morta e non sprecherà una lacrima nemmeno quando lo Spettro conficcherà il pugnale nel mio cuore, sacrificandomi alle stelle.

Sbatto le palpebre, non riuscendo a credere ai miei occhi quando riconosco le luci di alcune abitazioni.

Non posso crederci: dopo tre giorni passati nei boschi senza mangiare e bevendo solo acqua piovana nei rari momenti di tregua, finalmente vedo uno sprizzo di civiltà.

Ed io non me lo faccio ripetere due volte, attraversando la strada asfaltata che divide il bosco dalla città, catapultandomi nella zona abitata, dove inizio a bussare di porta in porta, suonando ai vari campanelli.

"Aiuto!" Urlo, ormai allo stremo delle forze, non curandomi minimamente della tarda ora "Aiuto, vi prego! Vogliono farmi del male!"

Noto alcuni volti comparire dalle finestre ma, non appena vedono le mie condizioni, chiudono le tende e fanno finta di nulla.

Ma come posso comportarsi così? Come possono abbandonare una ragazza a così tanta violenza senza nemmeno un senso di colpa? Quanto veleno in questi cuori.

L'ombra dei tuoi passi {theo raeken}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora