3 - Un posto tutto per me

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La casa dei miei zii è la classica casa che tutti si immaginano di vedere in montagna, completamente fatta di legno, piena di ninnoli, divanetti e tendine con la trina alle finestre. Una casa da cartolina insomma. Sembra di essere in un mondo differente da quello dove ho sempre vissuto. Lo zio non mentiva quando ha detto che la zia si era prodigata per farmi sentire a casa! Da tempo stavano lavorando al vecchio fienile per renderlo abitabile e hanno ricavato un piccolo monolocale al piano di sopra, ed è qui che mi sono sistemato. Così avrai la tua privacy ha detto la zia andando poi di corsa a sfornare una delle sue famose torte alla marmellata.
Sono entrambi proprio come li ricordavo, due persone amabili e disponibili e mi hanno messo subito a mio agio.

Lo zio ha detto che prima di cena mancava ancora una buona mezz'ora, così deciso di buttare un po' l'occhio in giro. Giusto per farmi un'idea.
Si entra nel fienile dall'esterno attraverso una vecchia porta scorrevole riverniciata di rosso per poi salire una scala a chiocciola, in sostituzione di quella a pioli. Arrivati al piano di sopra c'è una piccola cucina soggiorno con un tavolo e quattro sedie in noce piazzati in mezzo. Dall'altra parte della stanza un divano letto con un comodino a fianco e una libreria contenente vecchie riviste. Vicino al comodino c'è un finestra, ovviamente con la sua tendina fatta all'uncinetto, dove si vedono le case vicino. Allora da queste parti qualcuno ci abita, eh!
Apro la finestra e mi sporgo a respirare l'aria della sera. Chissà che tipi sono i vicini. Quasi sicuramente non avranno mai avuto problemi con gli zii. Magari hanno un figlio con cui posso far due chiacchiere... quante probabilità ci sono però di avere come vicino di casa un ragazzo gay? In un posto come questo poi, figuriamoci! E poi quasi sicuramente sarà già fidanzato, a quanto dice mio zio qua si conoscono tutti.

Vedo sbucare la testa di mia zia dal piano di sotto che mi avverte che la cena è pronta.

«Mirko, ma quanto sei cresciuto!» dice la zia.
«Esagerata, quanti anni saranno passati?» rispondo.

«In matematica sono sempre stata una somara, ma ti posso assicurare che l'ultima volta ch ci siamo visti scorrazzavi per il prato con un berrettino con l'elica sopra!»
Scoppiamo tutti e tre a ridere e sembra che il tempo non sia mai passato.

«Posso farti una domanda senza rischiare di sembrare invadente?»
«Ma certo sia, spara!» dico prendendo un'altra forchettata di dolce.
«Come mai un ragazzo come te ha lasciato la città per passare l'estate qui? Senza offesa, ci mancherebbe altro, solo che lo trovo strano. Non ti piace più la metropolitana?» chiede mia zia alzando le sopracciglia.
«No, no, la città mi piace ancora parecchio. Il problema, se così posso chiamarlo... è qualcosa di... diverso...»
Detto fra noi non mi sono mai chiesto come gli zii avrebbero preso la questione di avere il nipote gay tra i piedi. Non ci siamo visti per anni e adesso che faccio? Gli dico che invece di correre dietro alle ragazze mi piace rotolarmi tra le gambe di un maschietto, possibilmente peloso e con gli attributi della giusta dimensione?
«Guarda che noi siamo moderni, sai? Se invece delle ragazze ti piacciono gli uomini a noi sta bene! Rispettiamo le tue scelte.»
La voce mi si spezza. La vista mi si annebbia e per un attimo penso di essere finito nel mondo delle favole. Poi ricordo che questo è il mondo reale.
Mio zio mi fissa e poi si apre in un sorriso.
«Rilassati, a noi sta bene. Sei grande, non hai più sei anni ed è giusto che tu prenda la tua strada senza star tanto a guardare quello che pensiamo noi o la gente.»
«Non so davvero cosa dire. Non mi aspettavo che fosse così evidente e nemmeno che la cosa non vi creasse problemi.»
«Beh, pensavi male! Anche un delle casette sperse tra le montagne possono nascondere delle sorprese, sai? Inoltre, ci sono un sacco di ragazzi della tua età.»
Cavolo diceva sul serio? Non era solo un posto per vecchi e villeggianti?
«Uno di questi è il figlio del nostro vicino di casa. Si chiama Aaron e lavora alla segheria di famiglia. Vedrai che con lui ti troverai bene» dice mia zia sparecchiando la tavola.
«Magari ci fai pure un pensierino!» risponde mio zio dandomi un colpetto col gomito.
«Matt!! Il ragazzo sa badare a se stesso e non ha certo bisogno di un vecchio babbione come te a dirgli come comportarsi coi ragazzi!»
Scoppiamo di nuovo tutti a ridere. Sono davvero fortunato ad aver trovato due persone come loro.

Dopo aver aiutato a sistemare la tavola decido di tornare nel mio piccolo monolocale nel fienile. Strano come questo posto mi faccia sentire a casa, non so come ritrovo già tutte le mie cose, è come se vivessi qui da sempre, come se la mia vita precedente non fosse mai esistita.
Sono così stanco che voglio mettermi a letto e lasciarmi alle spalle questa prima lunghissima giornata.
Entro in bagno e mi spoglio. Mi tolgo la camicia che indosso da quella mattina, i jeans e lascio scivolare le mutande restando completamente nudo davanti al piccolo specchio sopra il lavandino. Ho un fisico normale, sì ogni tanto mi è capitato di andare in palestra, ma non sono uno di quelli fissati col corpo e che mangiano solo robe scelte. Che noia. Però sono contento di quello che vedo. Un accenno di pettorale c'è, una spolverata di peli neri ricopre la parte superiore davanti per poi scendere verso il basso... dove invece la cosa è più seria. Adoro i miei peli e non ho mai voluto toglierli nonostante qualche mio partner me l'abbia chiesto.
Entro nella doccia e apro l'acqua che immediatamente riempie di vapore la stanza. Mi accarezzo, spargendo il sapone dappertutto e qualcosa dentro di me comincia a smuoversi... ma soprattutto fuori. Sento che l'amico tra le gambe cominci a svegliarsi e indurirsi. D'improvviso mi ritrovo a fantasticare sul figlio dei vicini. Biondo? Moro? Non lo so, quello che conta è il fisico scolpito, le sue braccia possenti che mi avvolgono e mi trascinano sul letto prima di cominciare a sbottonarmi la camicia. Sono duro come la roccia e con l'aiuto dell'acqua che scorre faccio scivolare la mano verso il basso e comincio un lento movimento che presto mi porta a calda estasi...
Aaron.
Aaron.
Aaroooon.

Una serata tranquillaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora