11 - Verso la Roadhouse

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Sono a lavoro e penso a lui. Cioè,penso a lui ieri sera e al suo volto fatto di pixel ed elettricità.Non sono mai stato avvezzo a certe cose, non mi sono mai fermato a pensare a chi rimorchiavo in chat perché era solo uno sfogo. Mentre adesso mi ritrovo a pensare a David, che conosco appena e che qualche giorno fa mi ha proposto di vederci. Per rompere la barriera, come si usa dire. Per guardarsi in faccia senza l'aiuto di una finta telecamera.

Aaron mi ignora. Del resto come posso aspettarmi da uno che il primo giorno di lavoro mi ha quasi spezzatola schiena? Se non fosse che mio zio conosce il signor Sullivan sarei già venuto via, ma poi con che faccia mi sarei seduto a cena difronte a lui e mia zia? No, non ce l'avrei fatta.

Nonostante si comporti così non posso però fare a meno di fissarlo tutte le volte che mi passa vicino. Da uno come lui si dovrebbe scappare, lo so, o magari non dargli neanche il buongiorno. Per come sono fatto io però non ci riesco. il destino poi fa proprio schifo, ammettiamolo, decido di passare del tempo via di casa e dove finisco? Ovviamene in una casa fienile di fianco a un ragazzo che è bello quanto stronzo e ha un fisico da urlo. E proprio mentre cerco di sollevare alcuni ciocchi di legno l'immagine di Aaron nudo davanti a me invade la mia mente. Ma non potevo essere più fortunato e trovarmi uno con cui spassarmela?

«Ehi, tu, che guardi?» La sua voce mi giunge come una scudisciata.

«Scusa, non volevo disturbarti.»

«Per quanto ne hai ancora? Tra poco dovrebbe passare un mio amico e non vorrei creassi qualche casino.»

Ora basta. «Beh, se proprio vogliamo essere precisi qua dentro l'unico che fa casino sei tu. La schiena mi fa ancora male, sai?» Rispondo con un lieve sorriso. Penso immediatamente non appena vedo una luce accendersi nei suoi occhi. Ok, stavolta posso dire addio a un ginocchio.

«Che hai detto? Non ho capito...»

In quello stesso momento il Signor Sullivan entra nella stanza e la tensione che stava per esplodere si placa in un momento. Per fortuna. Veniamo informati delle prossime mansioni da svolgere e di come un cliente abbia commissionato un nuovo mobile per la cucina. Aaron si appoggia alla parere, tira su una gamba e tira fuori un pacchetto di sigarette dalla tasca dei jeans sdruciti. Visto il suo carattere capisco come mai il padre non gli dice nulla. L'ultima frase che viene pronunciata è un invito a comportarci bene e a fare i bravi ragazzi, a cui segue un silenzio tombale, interrotto soltanto dallo sfregare del legno contro la fresa. A stento trattengo una risata, giusto per la mia incolumità.

Il mio timido va bene si perde tra le polveri.

Veniamo interrotti di nuovo dall'entrata di un ragazzo che avrà più o meno la nostra età.Quasi sicuramente l'amico di Aaron, a giudicare dalla camminata fiera, le mani che sembrano aver dato parecchi cazzotti e gli occhi coperti da scuri occhiali vagamente somiglianti a quelli di un saldatore. Se non fosse per il colore dei capelli avrei detto che Aaron avesse un fratello gemello, stesse gambe, stesse spalle larghe,e cavolo, un culo che non così spesso mi è capitato di vedere in giro. Forse è il caso che butto l'occhio altrove se non voglio rimetterci.

Il nuovo venuto si ferma sulla soglia e il bagliore della luce proveniente dall'esterno lo incornicia come una sorta di angelo vestito ad hoc per quel luogo. Mi lancia uno sguardo veloce prima di dirigersi verso Aaron.

«Ehi, visto? Alla fine sono venuto.»Poi si volta di nuovo nella mia direzione e sogghigna. «È lui?»

«Sì. È lui.» E manco a dirlo scoppiano a ridermi in faccia. Ok, sono amici,perfetto.

«Beh, però secondo me sei stato troppo duro con lui. A guardarlo non sembra nemmeno gay! Sembra più un ragazzino che ancora non ha ben capito cosa vuole dalla vita.»

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 28, 2020 ⏰

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