6 - Wow. Wow davvero

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Credo di non aver mai avuto così tanto sangue al cervello come ora. E' come se qualcuno mi avesse tirato un pugno allo stomaco. Forte. Aaron, cioè il ragazzo che ho visto quasi nudo, quello che mi ha fatto masturbare sotto la doccia... altri non è che il ragazzo che al mio arrivo in paese mi ha chiamato frocio. Cosa ancor più fantastica ho appena chiesto di lavorare alla segheria di suo padre.

«Ehi, dico a te. Mi hai sento? Che diavolo ci fai qui?» chiede Aaron con lo stesso tono di ieri.

«Beh... io...» non riesco ad andare avanti, non ce la faccio. La saliva mi si è improvvisamente prosciugata dalla bocca.

«Non ti voglio qui. Sparisci.»

«Forse hai...»

Lo zio Matt si intromette nel nostro piccolo scambio, forse per evitare che la situazione precipiti ulteriormente.

«Ragazzi, mi sa che avete iniziato col piede sbagliato.»
«Sì, credo anche io» disse il signor Sullivan, «Non ti conviene fare tanto lo spaccone sai, Aaron? Il ragazzo che hai di fronte è Mirko ed è il nipote di uno dei miei più cari amici.»
Seguono brevi istanti di silenzio durante i quali prego fortemente che la terra sotto di me si squarci e mi inghiotta per togliermi da quella situazione. Sullivan prosegue:

«Inoltre da domani Mirko comincerà a lavorare con noi, quindi è il caso che metti da parte quel caratteraccio che ti ritrovi e ti sforzi di andarci d'accordo. Intesi?»

Aaron fa un passo avanti. Fissa suo padre e poi volge due occhi di ghiaccio nella mia direzione.
Mi sento morire.

«Come? Stai scherzando, vero?» dice cristallizzando un'espressione di pure odio sul volto.

«No. Affatto. Ho mai scherzato quando si parla di lavoro? Ho preso una decisione e sono felice di poter dare una mano a un amico e a Mirko, che tra l'altro mi sembra proprio un bravo ragazzo» aggiunge il signor Sullivan dandomi una pacca sulla spalla destra.

Aaron si sposta e minacciosamente viene davanti a me. Quel blu cobalto mi inchioda. Riesco a sentire l'odore del suo sudore misto a quello del legno e a un dopobarba ormai sulla via di svanire. Adesso che lo vedo da vicino riesco a mettere tutto a fuoco. E ovviamente non parlo della fantasia della sua camicia a quadri... ma di quello che ci sta sotto. I bottoni sembrano scoppiare. Ma non appena la mia mente torna a mettersi in moto fantasticando sulla materia prima che ho davanti vengo interrotto dal suono della sua voce, le sue labbra a pochissima distanza dal mio orecchio in modo che solo io posso sentirlo.

Sei solo un frocio.
Si allontana di nuovo ma sul volto adesso ha un sorriso smagliante. Di facciata. Da bravo ragazzo, il classico tipo della porta accanto.

«Massì dai, diamoci una possibilità e vediamo come va. Benvenuto alla segheria Sullivan!» dice con voce profonda e proprio come suo padre poco prima batte la sua enorme mano sul mio petto. Mi fissa di nuovo, uno sguardo che solo apparentemente può far pensare ad amicizia e fratellanza ma che nasconde invece qualcosa di ben diverso. «Scusate, ma adesso devo tornare a lavoro.» Si volta e se ne va. 

«Allora è perfetto, sei contento? Cominci domani pomeriggio» dice il signor Sullivan.

«Certo... anche se non ho mai lavorato in un posto simile. Dovrà avere parecchia pazienza con me» rispondo senza sapere dove ho trovato le energie e le parole.

«Ragazzo, vedrai che tutto andrà per il meglio, mi piaci parecchio lo sai? Inoltre se tuo zio ti ha portato qua significa che ritiene tu possa farcela... e anche io. Non lasciarti intimorire dallo stupido di mio figlio, non sai quante stupidaggini dice. E peccato che grosso com'è sarei io a subirne... altrimenti due pacche su quel culo non gliele toglieva nessuno!»
Ciò che viene detto dopo, dettagli, orari, piccole commissioni, mi scivolano addosso come acqua perché ancora non ci credo. A parte l'aver accettato un lavoro che forse mi priverà di un braccio o di qualche dita di una mano, sarò costretto ad affiancare uno come Aaron. Cioè uno stronzo. Uno che non è capace di essere gentile nemmeno di fronte a suo padre e ha ribadito che non mi vuole tra i piedi. Bella storia, inizio a pensare che i miei giorni qua saranno tutt'altro che piacevoli se nei paraggi c'è uno come lui...e per fortuna gli zii avevano detto che era un bravo ragazzo.

Wow. Wow davvero.

Tornato a casa decido di riposare prima di scendere per pranzo, più che altro riposare la mente e cominciare ad entrare nell'ordine di idee che domani comincerò a lavorare in quel posto. D'improvviso il telefono squilla.
«Pronto?»
«Pronto.»

Aaron.  Sarei in grado di riconoscere quel tono tra mille.

«Chi ti ha dato il mio numero?» Dio santo che frase del cavolo.

«Questo non ha importanza. Visto che oggi il nostro incontro è stato del tutto casuale, vorrei mettere in chiaro alcune cose.»

Sono già pronto al peggio.

« Non so per quale motivo il destino ci ha fatto incontrare ma sappi che non mi va a genio. Non voglio rotture. Non voglio che mi stai incollato. Non voglio che mi vedano vicino a te.

«Ascolta Aaron. Per quanto vorrei poter tornare indietro e non mettere nemmeno piede nella tua segheria, dobbiamo farcene una ragione. Soprattutto tu. Sei tu che hai problemi con me.»

«Ahhh, sarei io quello con i problemi? Non farmi ridere. Non sono certo io quello che si scopa i maschi.»

«Beh, punti di vista, no? Magari io potrei pensare l'opposto» rispondo con un filo di ironia.
«Domani è il tuo primo giorno. Ti chiamo per informati che mio padre non sarà presente, quindi toccherà a me insegnarti le prime cose. E Dio solo sa quanto odi farlo. Ma sono costretto. Arriva puntuale e vedremo il da farsi.»

«A che ora vuoi che...»

Il suono della linea interrotta mi segnala quanto Aaron abbia a cuore il mio primo giorno di lavoro. A quanto spassoso sarà passare delle ore assieme a lui.

Quanto difficile sarà non fissare i suoi muscoli.

Una serata tranquillaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora