Mi sono appena svegliato e già vorrei che le ore che mi separano dal primo giorno di lavoro alla segheria Sullivan si dilatassero all'infinito. Non ce la posso fare. Perché non ho chiesto allo zio Matt che trovare un lavoretto qua non mi interessa più? No, farei solo la figura dello scemo. Potrei inventarmi che non sto bene e che me ne resto a letto. Mmm, no, sembrerei un ragazzino e direi che quell'età l'ho passata da parecchio.
No, devo andare, mi devo fare forza.
Magari non sarà nemmeno così male dai, alla fine è una cosa che faccio per passare principalmente il tempo, quindi cosa può mai succedermi? Aaron non mi metterà mica la testa sotto una di quelle enormi lame dentellate rotanti che ho visto, no? Ha detto che devo stargli alla larga e fargli fare la sua vita, quindi ok, a me sta bene.
Fantastico.
Quando spengo il furgoncino di mio zio davanti al posto di lavoro noto che l'attività è già iniziata. Scendo e fisso il modo in cui mi sono vestito. In casa ho trovato dei vecchi pantaloni che risalgono forse all'epoca mesozoica e una camicia senza maniche che ha visto tempi migliori. Sto una favola insomma, sembra che sto per andare al patibolo invece che al primo giorno di lavoro.
«Ah, sei arrivato.» L'inconfondibile voce di Aaron mi da il benvenuto all'interno. «Poggia pure la tua roba dove ti pare, tanto qui non hai bisogno di nulla.»«Ok.» Rispondo mentre tolgo la tracolla in pelle e l'appoggio su una panca vicino all'entrata.
Mentre mi guardo intorno arriva anche il signor Sullivan, che mi saluta con una pacca sulla spalla prima di tornare a tagliare delle assi che sembrano appartenere a un mobile.
«Beh? Non penserai di startene lì senza fare nulla. Se vuoi i tuoi soldi te li devi guadagnare. Prendi questa e mettiti a scopare...» Disse Aaron mettendomi in mano una scopa di saggina.
Come primo incarico non posso che ringraziare il cielo, almeno questo lo so fare.
Un compito che sfortunatamente finisce troppo presto, nonostante il posto non sia affatto piccolo. Quello che noto è che Aaron e suo padre non si parlano, non si sono rivolti parola da quando sono entrato, hanno passato tutto il tempo ignorandosi del tutto. Com'è possible che sia giunta l'ora di pranzo e nessuno ha fatto qualche commento, ha chiesto qualche consiglio... Niente di niente.
«Ehi, a che stai lavorando?»
Aaron mi fissa come se fossi un alieno, qualcosa da cui è bene stare alla larga per non prendere qualche malattia.
«Dici a me?»
«Dico e te. Tuo padre è uscito e qui ci siamo solo noi. Magari fare due parole ci aiuta a passare un po' di tempo.» Mi stupisce quanta speranza metto in quello che dico.
«Senti, ti ho già detto come la penso. Non c'era bisogno che tu venissi qua per mandare avanti il lavoro. E non devi fare nessuno sforzo, capito? Per piacermi intendo... a me non piacciono gli uomini e non vorrei ritrovarmi a dover stare con le spalle al muro per non...»«Aaron ascolta, forse hai ragione tu, forse non diventeremo mai grandi amici, ma dobbiamo passare del tempo assieme. Sono sincero, non ho mai fatto questo lavoro e non è mia intenzione creare casini a te o a tuo padre. Voglio solo rendermi utile. Davvero.»
Di colpo lo vedo cambiare. I suoi lineamenti si induriscono in u nanosecondo, con la mano destra schiaccia un tasto che provoca l'arresto della macchina levigatrice... e scatta.
Scatta verso di me, allunga le mani in simultanea e mi afferra per la camicia. Un suono come di strappo accompagna la mia schiena che sbatte violentemente contro una parete di mattoni.
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Una serata tranquilla
ChickLitMirko è un ragazzo a cui capita di passare una tranquilla serata a casa. Rassegnato ad annoiarsi nella casetta di montagna degli zii decide di accendere il computer e divertirsi un po' su qualche sito di incontri. David lavora al negozio di falegnam...