•Capitolo 4•

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Dopo quella piccola discussione, che era riuscita solo a confondere i miei sentimenti ed irritarmi, mi sono chiusa in camera per tutto il giorno, non ho mangiato e ho intenzione di andarmene, adesso. Il mio piano di guadagnare fiducia prima di tentare una fuga è andato a quel paese, per due ragioni: la prima, perché io non ho pazienza e più me la prendo per questa situazione e più mi lasciò andare all'istinto e la seconda, perché non ho la più pallida idea di quanto tempo ci vorrebbe a guadagnare la loro fiducia, dato come stanno andando le cose per il momento.

Sono riuscita, non so di preciso come, ad arrivare nell'ufficio, se così si può chiamare, di Cole ed ho appena scoperto che tiene le mie cose lì, non posso prendere il fucile darei ovviamente troppo nell'occhio e soprattutto adesso non funziona e ci vorrebbe troppo tempo per riuscire a sbloccarla. Mi devo accontentare e prendere i coltelli, li lego alla gamba, nascondendoli subito sotto la gonna. A passo svelto torno in camera per cambiarmi e mettere qualcosa di più comodo, leggins neri, canottiera e camicia a quadri. Eccomi, adesso si che sono io.
Sciolgo poi la treccia e lego i capelli nella mia solita coda alta.

Lego i due coltelli in modo stetti, così che non mi cadano, dopo di che apro la finestra è la mia unica via di uscita. Fortuna che non ho paura dell'altezza, la casa è ricoperta da edera, l'unica cosa che può aiutarmi a scendere, mi ci calo, facendo attenzione e quando tocco terra, mi sento già libera.

POV's Cole

Aria non mi parla e si rifiuta di uscire, tenterò di parlarle non appena avrò un momento libero, non mi piace questa situazione. Apro la porta del mio studio ed un intenso odore, che riconosco subito, mi invade le narici.

Aria.
"Cazzo" è più furba di una volpe quella ragazza.
É stata qui, i miei dubbi si rivelano veri dato che mancano alcune delle sue cose. Mi dirigo a passo svelto verso camera sua, spalando la porta senza bussare, mi guardò intorno e controllo anche in bagno. La finestra, la tenda bianca sventola a causa del vento, è scappata.
Un ringhio di rabbia esce dal mio petto, un po' per la rabbia e un po' per la delusione, sono stato troppo ingenuo, non ripeterò questo errore.

Mando tutti i lupi di guardia a cercarla, facendo anche avvertire quelli al confine, non andrà lontano. Anche io mi metto alla sua ricerca, seguendo la scia del suo profumo.

POV's Aria

Ormai corro da un ora, mi fermo un attimo per riprendere fiato, questi alberi sembrano non finire mai, ma devo essere vicina al confine, ne sono sicura. Dei rumori mi distraggono, il cuore mi rimbomba nelle orecchie a causa della corsa appena fatta, che ha aumentato il mio battito cardiaco.
Devo essere circondata, ultimamente sembra essere diventato un vizio, lentamente, dalle ombre della foresta, escono fuori quattro lupi che ringhiano, osservandomi mi spiegate perché mi ritrovo sempre in queste situazioni?

Mi girano intorno, come si fa con una preda prima di mangiarla, non sono lupi del branco, sono esiliati, riesco a capirlo dal loro mando sciupato e dal loro sguardo. I lupi senza un branco tendono a perdere la loro parte umana, restando quasi sempre nella loro forma animale. Mi sono cacciata in un bel casino.

Prendo i due pugnali, anche se so bene che non ho scampo. Riesco a ferirne uno e a farlo fuggire. Quando due decidono di attaccare insieme, non riesco a fare molto, il dolore al braccio e alla gamba, adesso feriti, si fanno sentire, l'odore del sangue arriva alle mie narici ed e lì che la vita mi passa davanti, credendo ormai di non avere più scampo.

La mia famiglia, sarò contenta di rivederli, forse è meglio così, è meglio smettere di lottare, sono stanca di farlo, sono stanca di farmi apparire la ragazza forte che in realtà non sono, la prepotente e sicura di se, quando in realtà sono timida ed insicura di tutto.

La compagna dell'Alpha Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora