Capitolo 12

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"Amanda" "Dimmi" rispondo tra le lacrime dopo aver visto la miriade di corpi uccisi da mio padre e dai miei fratelli "Ricordati che devi sempre essere forte, non puoi mostrare la debolezza, la compassione. Dietro l'angolo ci sarà sempre qualcuno pronto a deluderti, a farti del male. Tu devi soltanto essere forte e soprattutto devi sempre essere pronta a combattere. E' la vita. E' la sopravvivenza. Ti prego, promettimi che seguirai i miei consigli" dice mio padre stringendomi tra le braccia. "Sì papà, lo prometto".

Mi sveglio di soprassalto con le lacrime agli occhi. Al mio fianco c'è ancora Klaus mentre alla porta c'è Freya. Abbasso lo sguardo e ripenso al ricordo che ho appena vissuto. Avrei veramente dovuto ascoltare i consigli di mio padre? Forse in questo momento non sarei qui, da sola e con questo dolore addosso. "Cos'hai" mi domanda Klaus "Niente" rispondo cercando di andarmene ma con scarsi risultati. Quando potrò tornarmene a casa mia? "La vuoi smettere? Così è peggio" dice Klaus rimproverandomi per il fatto che vorrei alzarmi ed andarmene "Scusa se sono in una casa in cui mi odiano tutti. Se me ne andassi stareste tutti meglio" rispondo io a tono. Lui chiude per qualche secondo gli occhi, ovviamente è arrabbiato. "Se tutti ti odiassero in questa famiglia, ovviamente non ti staremmo aiutando" dice per poi andarsene definitivamente. Freya si siede sulla sedia che poco fa occupava Klaus. Mi guarda attentamente, cerca di capire cosa sto provando. "Lui ha ragione. Ti sembrerà davvero strano, ma io credo che lui ci tenga a te. Dormi da ore e lui è stato qui tutto il tempo. Non è una cosa che fa per la prima persona che gli capita davanti" dice sorridendo leggermente. E' ovvio che Klaus sta solo cercando il mio punto debole per poi ferirmi, come ormai hanno fatto tutti in questo mondo. "Sappiamo entrambe com'è fatto. Lui ha soltanto i suoi fini. Come tutti qui d'altronde. La famiglia prima di tutto" recito acidamente facendola andare via. In realtà sono solo invidiosa di ciò che hanno e di ciò che hanno creato.

Dopo qualche ora di pura noia e di pura solitudine decido che devo fare qualcosa. Nonostante il dolore al petto, mi alzo. Cammino lentamente e scendo le scale. Non oso nemmeno immaginare il mio aspetto in questo momento. Il dolore è lancinante ma sono veramente stufa di starmene a letto. Appena arrivo in soggiorno noto che tutta la famiglia è lì radunata. C'è pure Marcel che chiacchiera animatamente con Rebekah. Sembrano davvero innamorati.. Ora che faccio? Scappo? Mentre mi avvio lentamente alla porta d'entrata Klaus appare davanti a me fermandomi. "Sei proprio testarda. Ma molto" dice con una faccia più che seria "Volevo farmi solo un giro" dico alzando le spalle. Che scusa patetica. "Certo, hai un dolore assurdo. Va bene, vai pure a farti una passeggiata" dice ironicamente indicando con la porta. Io in un primo momento lo osservo, poi mi decido ad andarmene. Mentre cammino, ovviamente, mi vengono alcune fitte lancinanti che mi fanno piegare. Faccio finta di nulla, invano, e continuo a camminare. Penso che mi stiano osservando tutti. Quando sono a pochi metri dalla porta una fitta quasi mi fa cadere a terra, se non fosse per Klaus. "Seconda volta in un giorno tesoro, ne stai approfittando" mi dice con un sorrisetto. Faccio una smorfia, soprattutto per il dolore ma pure per la ciò che ho appena sentito. Senza preavviso mi prende in braccio e si avvia verso la famosa camera. "No ti prego. Mi annoio troppo" dico con una strana voce. Sembro proprio una bambina. "Tranquilla tesoro, sto io a farti compagnia" dice facendomi l'occhiolino.

E' da più di un'ora che io e Klaus siamo in camera da soli e, stranamente, è da tutto il tempo che ridiamo. Nonostante mi sia difficile farlo per il dolore, sono molto felice perché credo che sia la prima volta che io e lui conversiamo decentemente. Poi è davvero bellissimo. Quando sorride gli spuntano quelle bellissime fossette ai lati della bocca, per non parlare dei suoi occhi magnifici. Poi ci sono molte altre cose ma starei qui un anno per elencarle. "Capisco che hai bisogno ogni giorno della tua esistenza di pensare a me, ma ogni tanto ascoltami" dice sorridendo e facendo spuntare quelle maledette fossette. "Mi puoi dire che hai?" dice tornando serio per qualche istante. Questa domanda subito mi fa abbassare lo sguardo, solo a pensare alle mie debolezze mi viene una grandissima tristezza. "Mi era già successo, qualche secolo fa" mi decido a dire "Quindi sai cos'è. Puoi guarire" dice sicuro di sé. Se fosse così facile.. "L'ultima volta per guarire c'ho messo circa tre settimane. Penso che questa volta sarà molto più difficile dato che.." inizio a dire ma mi fermo. Non ho assolutamente intenzione di parlare di Edgar. "Cosa ti serve? Come hai fatto l'ultima volta? E poi non ho ancora capito cos'hai" mi domanda. "Come penso che tu sappia, noi vampiri, lupi, quello che vuoi, siamo pieni di oscurità nelle vene. Tutti, nessuno ne esce. Ogni dannato essere soprannaturale ha l'oscurità in sé. Il mio problema è che nel mio corpo in questo momento ce n'è troppa" dico senza aggiungere altro "Perché non vuoi dirmi dell'altra volta?" domanda molto curioso appoggiando i gomiti sulle ginocchia. Okei, questa posizione è bellissima. Mi risveglio dai miei pensieri e rispondo mentendo "Non è importante. Sono guarita per caso, non so come". Lui annuisce e dice quasi deluso "Ora devo andare. Ci vediamo" poi scompare. Non penso di aver legato abbastanza con lui per raccontargli certe cose, per me è davvero dura.

Mi risveglio nuovamente con qualche lacrima agli occhi. Perché non posso fare degli incubi? No, la mia amatissima oscurità deve farmi ricordare la mia bellissima famiglia che ormai non esiste più. Grazie, veramente. "Stai bene?"mi domanda Rebekah spuntando dal nulla. Odio essere in queste condizioni e, sinceramente, odio essere trattata in questo modo, come se potessi rompermi da un momento all'altro. Annuisco e mi asciugo qualche lacrima sul volto. Non ce la faccio più. Rebekah si avvicina al letto e si siede sulla sedia accanto a me. "Senti, so benissimo che stai male, ma è successa una cosa" dice abbassando lo sguardo. Non riesco a capire se è triste o arrabbiata o altro. "Klaus, dopo essere sceso, è andato a fare un giro. Quando è tornato ci ha raccontato una cosa. Non credo ti piacerà" continua lei. Ma le è difficile dire le cose e basta? "Ebbene?" domando io scocciata. Lei fa un respiro profondo e si decide finalmente a dirmi ciò che è successo "Ci ha detto che ha incontrato il tuo amico, Adam. Era con Lucien. Non so se lo sai, ma Lucien è davvero una cattiva persona. Uccide per divertimento, sfrutta il suo potere. Ma soprattutto è da secoli che cerca un modo per distruggerci. Come stavo dicendo li ha incontrati insieme, ha iniziato a fare le solite battutine e il tuo amichetto gli è andato contro. Per quanto avesse voluto ucciderlo, non lo ha fatto perché sa che tu ci tieni molto. Dopo averlo allontanato, Lucien gli ha detto che il nostro 'sempre e per sempre' non durerà ancora allungo. Ovviamente Adam parlava insieme a lui. Tutto ciò per dirti che forse non è tuo amico come pensi". Appena conclude io rimango a bocca aperta. Adam che complotta contro la famiglia dei vampiri quasi più potenti del mondo? Questa mi è davvero nuova. Non pensavo che Adam fosse uno di quelle tante persone che mi hanno usata solo per i loro scopi. E pensare che Lucien in un primo momento mi era piaciuto. Sono davvero senza parole. Senza pensarci due volte sciolgo subito l'incantesimo che avevo fatto ad Adam come protezione. Nonostante io stia davvero male, nessuno mi può impedire di utilizzare la mia amata magia. Certo, la uso con più difficoltà, ma funziona comunque benissimo. "Sto male, è vero. Ma certe persone non possono passarla liscia. Non quando tradiscono la mia fiducia" dico sorridendo.

Sto camminando verso la porta d'entrata con Rebekah al mio fianco. Per attutire il dolore ho preparato una specie di infuso alle erbe schifoso che, in realtà, non ha funzionato più di tanto. Mentre stiamo per uscire, Klaus ci compare davanti con Elijah al suo fianco.Entrambi ci guardano malissimo. "Ma allora pure te Rebekah hai qualche problema" la rimprovera Klaus "Senti, facciamo una cosa e torniamo" dico stanca "Ma ti vedi? Non stai affatto bene. Qualunque cosa ti abbia detto Rebekah lascia stare, risolviamo noi" continua Klaus "Il problema è pure mio. Per favore, solo questo e poi torno". Lui mi guarda attentamente e dopo qualche secondo dice "Va bene, ma vengo pure io" "Fratello, non serve che dico nulla" dice Elijah aggiungendosi a noi.

Siamo davanti a casa di Adam. So che è qui, è da solo. Lo sento. Apro la porta ed entro tranquillamente. Questa cosa mi ha fatto quasi dimenticare ciò che ho sotto alla maglia. "Che piacere" dice Adam arrivando dalla cucina. Appena mi vede corre teatralmente verso di me "Amanda, dove eri finita?". Odio queste recite. "Adam, evitiamo" dico allontanandolo. Lui mi guarda fingendosi confuso. "Dopo tutto ciò che abbiamo passato, dopo tutto ciò che ti ho detto. Tradisci così la mia fiducia? Andando dal primo che passa per strada e seguendo le sue idee? Tu non sei così" dico scuotendo la testa "Io non ero così. Ora sono cambiato. Ascoltami Amanda, loro non sono persone di cui fidarsi, resta qui con me" dice allungandomi la mano. Loro sarebbero persone di cui non ci si deve fidare? Ma veramente, coerenza zero. "In questo momento mi fido più di loro che di te" dico guardandolo in modo quasi schifato. E' assurdo come un'amicizia possa finire così. "Ti prego, lascia perdere quel vampiro malato" "Mi dispiace, ciò che voglio è solo la loro morte" risponde Adam indicando i vampiri dietro di me. Prima che Klaus gli si possa lanciare addosso lo blocco. "Ti odio" dico ad Adam ferita per come ha buttato all'aria la nostra amicizia. Inizio ad alzare la mano e contemporaneamente alzo pure lui. Stringo la mano in un pugno facendogli mancare l'aria. Durante tutto il tempo lo guardo negli occhi, per vedere la vera persona che mi è stata amica durante questi anni. Ovviamente le lacrime devono arrivare. Sono stufa di essere ferita ogni volta. "Questo è per tutto il dolore che mi hai provocato" dico prosciugandogli il sangue dal corpo. Non avevo intenzione di fargli così male ma appena ho visto il suo viso senza maschera mi sono resa conto della persona che ho avuto accanto. "Basta" mi dice dolcemente Rebekah mettendomi le mani attorno alle spalle facendomi calmare. Non riesco a tenere il dolore dentro così scoppio a piangere. Rebekah mi abbraccia, strano, ma lo fa. E' un gesto d'affetto molto semplice, ma non ricevevo un abbraccio così sincero da tempo.

Appena usciamo da casa del ragazzo che ha ferito i pochissimi sentimenti che mi rimanevano sento l'aria fredda venirmi addosso, il dolore allo stomaco ancora più forte diprima e le forze mancarmi. Per l'ennesima volta Klaus mi prende tra le braccia e svengo guardando come ultima cosa il suo splendido volto.

La luce nell'oscurità ~The OriginalsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora