3.

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Le riprese del film iniziarono la seconda settimana di Settembre. A causa delle esigenze calcistiche di Federico, tutti si sarebbero dovuti adattare ai suoi impegni.

Il primo giorno fu divertente. Ci ritrovammo tutti allo stadio della Juventus, incontrammo il presidente e alcuni dirigenti della società.

-Sofia, iniziamo con la tua scena allo stadio. Preparatevi tutti.- il regista cominciò ad urlare, mentre si posizionava vicino al cameraman e una truccatrice sistemava il mio makeup. Federico mi guardava con le braccia incrociate. Mi sorrise, forse per darmi un po' di coraggio.
-Ok... e azione.-

Iniziai il mio monologo. Utilizzavo termini calcistici, mai sentiti prima, per fingere l'intervista pre-partita a bordo campo. Dovetti ripeterla più volte, prima che il regista fosse pienamente soddisfatto della mia performance.

Arrivò poi il momento dell'intervista con Federico. Era più agitato di me. -Stai tranquillo, non è una finale di Champions e neanche una prima a teatro. Se sbagli puoi ripetere tutte le volte che vuoi.- lo rassicurai.
-Fammi un sorriso e guardami negli occhi.-
-Perché?-
-Tu fallo.- alzò le spalle facendo un piccolo sorriso.
Feci quello che mi era stato detto, lui prese un respiro profondo, poi iniziammo a recitare non appena il regista ci diede il via.

Non era un attore, lo avrebbero notato tutti, ma fu fantastico. Forse immaginò di essere davanti a una vera giornalista, dopo una vera partita di calcio. Fece sue quelle parole scritte sui fogli bianchi che qualche settimana prima ci erano stati lasciati per studiarli a fondo.
Nonostante l'agitazione iniziale, entrambi demmo il meglio di noi, tanto da ricevere i complimenti di tutti.

-Ti va di andare a bere qualcosa? Alcuni miei compagni si incontrano in centro e se ti va potremmo raggiungerli.- mi chiese Federico prima di entrare nei caravan per cambiarci.
-Sì, mi va.- annuii sorridendo.
-Il tuo ragazzo mi ucciderà per l'invito?- si morse il labbro inferiore per trattenere un sorriso.
-No, tranquillo. O meglio, se la prenderà con me perché ho accettato, ma fino a quando non mi tocchi non ti uccide.-
-Ti aspetto qua fuori, appena hai finito andiamo.-

Entrai nel caravan per cambiarmi. Nel frattempo composi il numero di Ivan e misi il vivavoce, così da potergli parlare senza problemi.
Dopo quattro squilli sentii la sua voce, come sempre decisa.
-Ciao amore.- dissi dopo il suo saluto. -Questa sera esco con Federico e i suoi amici, è un problema?- mi tolsi i pantaloni e la camicia.
-Questo Bernardeschi si sta prendendo troppe libertà.-
-Eh dai, è solo un'uscita tra colleghi. Saremo in tanti, quindi non potrà fare nulla.-
-Digli che lo tengo sott'occhio, perché sei tutta mia piccola.- la sua voce divenne finalmente più dolce.
-Mi piaci di più quando usi questo tono calmo e tenero.- dissi mordendomi il labbro e iniziando a immaginare come potesse essere la versione più dolce di Ivan.
-Lo userò più spesso allora. Adesso ti devo lasciare, ci sono i bambini e stanno facendo casino. Ci vediamo domani sera a casa, piccola.-

Non mi diede il tempo di rispondere che già aveva attaccato, così finii di vestirmi velocemente per poter passare la serata con Federico e i suoi amici.

Con la sua auto ci dirigemmo in un locale di Torino dove, a sua detta, gli altri ragazzi ci stavano aspettando. Erano tutti già seduti al tavolo.
A prima vista sembrava fossero una decina ed erano quasi tutti suoi compagni di squadra.
Si prospettava una serata folle, una di quelle che non vivevo da ormai cinque anni.
Ivan non aveva mai amato le feste, i locali affollati. Preferiva starsene in casa, con i soliti tre o quattro amici, tutti troppo grandi, a bere una birra e giocare a qualche stupido videogioco.

Ordinai un cocktail, forte, dissi al ragazzo che arrivò a prendere le ordinazioni, perché finalmente non c'era Ivan a controllarmi. Mi proibiva di bere liquidi che non fossero acqua o bevande analcoliche, perché sosteneva che il resto mi avrebbe rovinata. Solo lui sapeva cosa significasse. Una birra non aveva mai ucciso nessuno, eppure lui non voleva.

-Domani avete qualche ripresa da fare?- chiese Paulo, un argentino e attaccante della Juventus.
-Io no. Quindi mi posso dare alla pazza gioia, dopo tanto tempo.- finii la frase velocemente per poi bere un lungo sorso dal bicchiere che avevo davanti a me. Poi alzai una mano per richiamare il barista. Chiesi di portarmi qualcos'altro, a sua scelta.

-Com'è Ivan fuori dal campo?-
-Uno stronzo.- ammisi senza pensarci due volte -Cioè... fa lo stronzo, ma sono sicura che ci sia del buono in lui, che mostra raramente.-
-Da quanto state insieme?- chiese Gonzalo intromettendosi nella conversazione.
-Cinque anni.-
-E ancora non vi siete creati una famiglia?- arricciò le labbra scettico.
-Non voglio. Lui vorrebbe avere dei figli anche con me e sposarsi, ma a me va bene così com'è ora la nostra vita.-
-C'è qualche motivo in particolare?-

Buttai giù un sorso del nuovo liquore, per pensare a una risposta sensata. -Ho paura che mi abbandoni con i nostri figli, come ha fatto con la ex moglie e poi ho paura del parto. Quindi niente da fare. Ora basta parlare di lui, su i bicchieri che si festeggia il primo giorno di riprese!-

Brindammo senza realmente avere un motivo e ci spostammo tutti sulla pista da ballo. Io con il bicchiere in mano mi muovevo tra Federico e Gonzalo, entrambi un po' impacciati.

Dopo ogni due canzoni mi fermavo per bere qualche drink, poi la testa cominciò a pesare e le luci del locale facevano peggiorare i giramenti di testa.
Mi aggrappai al collo di Federico, mi disse qualcosa all'orecchio, ma non riuscii a percepire cosa.

Poi un vuoto. Un inesorabile vuoto nella mente che non riuscivo più a colmare con i ricordi.





Eccoci tornati con un nuovo capitolo.
Un po' corto e semplice, ma spero vi possa piacere lo stesso.🙌😘

Ciak - Federico Bernardeschi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora