10.

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Passò una settimana da quella notte.
Ivan tornò a casa con i figli e la coda tra le gambe, consapevole di aver sbagliato.
Di canto mio, ero consapevole di non essere una persona migliore. Avevo commesso degli sbagli e quante volte quella settimana sbagliai ancora. Mi sentivo felice al fianco di Federico e non riuscivo a rinunciarci.

La sera del 9 Dicembre la mia vita cambiò totalmente. Questa volta era definitivo. Non ci sarebbero stati passi indietro, rimpianti o scenate di alcun tipo.

All'Allianz Stadium si percepiva un'aria di agitazione da parte di tutti. Sia Ivan che Federico mi avevano voluta presente per il derby d'Italia, così, grazie al toscano, quella sera poggiai le natiche su una delle poltroncine più comode dello stadio, qualche fila più in basso rispetto a quelle in cui Pavel Nedved, Andrea Agnelli e compagnia bella si accomodavano ad ogni match in casa.

Federico non era stato schierato tra gli undici della Juventus, mentre Ivan, al solito, era in campo per dare supporto ai compagni di Milano.

Valeri fischiò il calcio d'inizio esattamente alle 20:45. Lo stadio tremò poco più tardi quando il 17 della Juventus fu vicinissimo dal portare la squadra di casa in vantaggio. I ventidue uomini in campo continuavano a correre dietro al pallone per regalare gioia ai propri tifosi, ma gli sforzi non furono necessari. Alla fine del primo tempo erano ancora sullo zero a zero.

Durante l'intervallo notai Federico in campo insieme a dei compagni. Si stava scaldando, forse l'allenatore gli avrebbe permesso di avere un po' di spazio sul campo verde, ma, al fischio d'inizio, a correre erano sempre gli stessi.
Dopo qualche minuto lo vidi scaldarsi a bordo campo, uno spettacolo ben più interessante, pensai.
Osservai tutti i suoi movimenti, il suo sguardo che si spostava più volte verso i compagni e qualche volta verso di me.

Notai poco più tardi la palla uscire dal campo, poco distante da Federico, e Ivan corrergli incontro per la rimessa laterale. Non colsi a pieno la dinamica dei fatti che accaddero a quel punto. Riuscii a vedere la fronte dei due a distanza ravvicinata, le vene del collo di Ivan sembravano che stessero per esplodere dalla rabbia. Poi Federico allungò le braccia sulle spalle del croato e una spinta energica fece perdere l'equilibrio a quest'ultimo.

I compagni di entrambi iniziarono a correre incontro ai due. Cercavano di tranquillizzarli, ma nulla fermò il pugno chiuso di Ivan sullo zigomo di Federico. Urlai, pensando che tra le grida di tutti quei tifosi avessero potuto sentirmi. Quando anche Federico alzò le mani su Ivan, mi voltai esasperata verso Pavel e gli chiesi prima gentilmente di farmi scendere in campo.
-Non puoi.- disse e io risi, una risata ironica. Non c'era nulla da ridere.
-Fammi andare là giù. Per favore.-
-Hanno appena espulso Bernardeschi e Perisic. È inutile scendere adesso.- scosse la testa.
-Ti stimo moltissimo, sei un grande uomo e mi pentirò di quello che sto per fare.- presi un respiro profondo -Fammi andare in quei cazzo di spogliatoi o faccio un casino. Adesso. Devo andare da quel bastardo del mio ragazzo. Ora, Pavel.- gli sputai in faccia quelle parole veramente esasperata.
-Sofia, non p…-
-Portami là, Cristo!-

Pavel sospirò. Mi poggiò una mano sulla spalla e mi accompagnò verso gli spogliatoi. Una volta lì, sentimmo un gran fracasso.

-Sei un grandissimo pezzo di merda, Bernardeschi. Se non ci fosse quest'altro stronzo a tenermi giuro che ti avrei spaccato la faccia.- la voce di Ivan era inconfondibile. Mi portai di fronte a lui e lo guardai negli occhi per qualche secondo.
-Lascialo.- dissi al signore della sicurezza che cercava di tenerlo fermo. -Ma che cazzo ti passa per la testa?! Tu sei malato Ivan! Sei pazzo! Ti fai espellere per cosa? Per un capriccio?- non riuscii a terminare la frase perché lui mi interruppe.
-Il tuo amichetto si diverte molto a prendermi per il culo. Vero Federico? Quanto è divertente sapere quanto è stato bello vedere la mia ragazza nuda sul set. È stato così emozionante perché era la tua prima volta? Mai vista una ragazza nuda e ti diverte così tanto sapere che quella che hai visto è la mia fottuta ragazza?- fece dei passi in avanti verso Federico, poi iniziò a sputare insulti a raffica e gli steward furono costretti ad accompagnarli verso i due corridoi che li avrebbero condotti ai rispettivi spogliatoi. Ivan mi guardò mentre veniva spinto dall'uomo, Federico, invece, rimase impassibile camminando a testa dritta.
-Andiamo amore.- disse cercando di rallentare il passo.
-Mi dispiace.- sussurrai per poi correre verso lo spogliatoio dei bianconeri. Sentii Ivan urlare il mio nome, ma l'unica voce che volevo sentire era quella di Federico.

Entrai nella stanza e lo vidi seduto mentre si massaggiava il punto colpito dal pugno di Ivan.
-Vattene. Vai da quel coglione.- disse senza guardarmi.
-Non voglio lui. Non voglio più lui. Voglio te al mio fianco. Voglio un uomo che sappia amare veramente, da non pregare per un bacio, per un abbraccio. Deve essere spontaneo e dolce come te, non uno stronzo come lui. Voglio un uomo che capisca le mie esigenze, che ami le mie stranezze e che mi faccia amare le sue stranezze. Per esempio la tua carta da parati con le statue o le tue orribili pantofole marroni da vecchio.- iniziai a ridere pensando alle sue follie. -Voglio te Federico.-

Rimase a guardarmi per qualche secondo, senza dire nulla e forse senza pensare a niente. I suoi occhi verdi sembravano esprimere indifferenza, così sospirai e mi voltai per andarmene, ma, mentre stavo per superare la porta che divideva lo spogliatoio dalla stanza relax, Federico mi bloccò al muro e cominciò a baciarmi con foga.
Si staccò dopo pochi secondi -Bene o male la partita durerà ancora mezz'ora e se chiudo questa porta e quella delle delle docce non dovrebbe entrare nessuno.-
-Cosa vuoi d…- mi fece morire le parole in bocca facendo scontrare di nuovo le nostre labbra. Le sue mani si portarono al bordo della sua maglietta e la sfilò procurando un mugolio da parte mia nel momento in cui le nostre labbra si separarono. Feci scorrere le mani sul suo petto nudo e sulla sua schiena fino a quando anche la felpa che stavo indossando era di troppo.
Iniziò a trscinarmi con sé verso un'altra stanza dello stadio, che poco dopo si rivelò quella delle docce.
-L'hai mai fatto?- chiese a fil di voce mentre fece scivolare a terra i miei jeans.
-Rischiare di farmi beccare negli spogliatoi di una squadra di calcio con un calciatore appena espulso? No, mai fatto.- dissi per poi mordermi il labbro inferiore. Si liberò velocemente di tutti gli indumenti che aveva ancora addosso. -No, intendo fare l'amore sotto la doccia.-
Sorrisi scuotendo leggermente il capo per poi tornare a baciarlo e spingerlo sotto il getto d'acqua calda che lavò via tutte le preoccupazioni e le colpe.

In testa non c'era più Ivan, il che rese tutto più bello e rilassato. Neanche la paura di essere scoperti da qualche membro della società ci fermò.
Ci staccammo l'uno dall'altra giusto in tempo per permettermi di recuperare i vestiti e non farmi trovare sotto la doccia con Federico.
Feci una coda credendo che nessuno avrebbe fatto caso ai miei capelli bagnati, ma lo sguardo stranito di alcuni giocatori, che rientrarono a fine partita nello spogliatoio, nel vedermi in quelle condizioni, dimostrò il contrario.
Uscii velocemente tornando nel corridoio principale, ma ad aspettarmi non c'era la solitudine. Ivan era appoggiato al muro con gli occhi rossi e gonfi.








Buonasera a tutti.
Se state leggendo questo piccolo spazio, che mi concedo ogni tanto, mi piacerebbe farvi una domanda:
a voi piace veramente quello che sto scrivendo?
Perché io sto avendo una crisi e mi sembra di scrivere tante di quelle stronzate che ho avuto l'idea di chiudere i battenti e lasciarmi wattpad alle spalle.
Fatemi sapere, se ne avete voglia😔🙄

Ciak - Federico Bernardeschi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora