11.

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Ivan era lì.
Il suo silenzio snervante veniva interrotto da qualche singhiozzo. Non sapevo cosa dire, non lo avevo mai visto in quello stato, ma ci provai ugualmente. -Ivan, io…-
-Stai zitta.- passò velocemente una mano sulla faccia per asciugare le guance -Non era la prima volta che ti aveva vista nuda l'altro giorno sul set.-
-La seconda. È successo la prima volta che sono rimasta a Torino, dopo la cena con i suoi amici. Ero ubriaca e pensavo fossi tu. Io non me lo ricordavo Ivan, te lo giuro. Poi l'altro giorno ho capito tutto quando…-
-Non voglio i dettagli. Non mi interessano.-

Abbassai lo sguardo e i sensi di colpa iniziarono a farsi sentire. Dopotutto i cinque anni passati con lui erano difficili da dimenticare, nonostante tutto avevamo passato momenti stupendi insieme ed era grazie a lui e al suo supporto se ero arrivata ad avverare i miei sogni.

Alzai lo sguardo quando si sentii sbattere una porta. Federico ci venne incontro e sperai che non si fermasse o che non dicesse nulla. -Ti aspetto in macchina, piccola.- mi lasciò un bacio sulla fronte per poi tornare a camminare verso la fine del corridoio. Vidi Ivan fare uno scatto verso di lui, ma riuscii a bloccarlo prima che potesse fare qualsiasi cosa.
-Non ti azzardare a toccarlo.- sibilai guardandolo finalmente negli occhi mentre ero a pochi centimetri di distanza dal suo viso.
-Lui non ha esitato un istante a toccare te. Soprattutto quella notte, quando non sapevi cosa stavi facendo.-
-Se lo ha fatto, è perché sono stata io a permetterglielo. Quindi non osare mai più toccarlo, Ivan.- mi voltai per uscire da quelle mura, ma mi bloccai, con le spalle rivolte verso di lui -Appena posso, vengo a Milano a recuperare le mie cose. Non c'è bisogno che le metti da parte, ci penserò io.- e tornai a camminare verso l'aria fredda di quei primi giorni di Dicembre.

Raggiunsi la mia auto, sapendo che avrei trovato Federico ad aspettarmi. E così fu.
Gli lanciai le chiavi, aprii la portiera e mi lasciai cadere sul sedile. Sentii lo sguardo del toscano addosso, ma non gli diedi peso.
Rimase in silenzio per buona parte del viaggio verso casa, poi lo vidi allungare la mano verso la radio per abbassare la musica.
-Quindi con Ivan?-
-Se ti dovesse scrivere, cercare o dire qualsiasi cosa tu dimmelo. Comunque nulla, è finita.-
-Con lui è finita e con me…- lasciò morire la frase.
-Con te?- lo incitai.
-Con me inizia. No?- strinse le mani sul volante e lo vidi agitarsi. Mi morsi il labbro inferiore; mi faceva impazzire quando mostrava il suo lato timido con me.
-Con te inizia. Era piuttosto chiaro, prima, nella doccia.- allungai una mano verso la sua coscia e accarezzai il suo inguine dopo essere lentamente salita. Si passò la lingua sulle labbra per poi sospirare.
-Hanno capito tutto, tra l'altro. Pavel si è incazzato e Allegri prenderà dei provvedimenti; per fortuna hanno fatto ricadere tutte le colpe su di me, così puoi restare tranquilla e continuare a venire a vedere il tuo maschione allo stadio.- la sua risata fece battere il mio cuore più velocemente. Era bellissimo, lui, il suo sorriso, il suo carattere.

Quando arrivammo a casa, i due Bulldog cominciarono a ronzarci tra i piedi. Probabilmente volevano un po' di compagnia e coccole, così Federico propose una serata di relax, sul divano a vedere qualche film.
Ma la voglia di lui superava qualsiasi altra idea. Così prima che potesse fare qualcosa, appoggiai le mani sulle sue spalle e, a pochi millimetri dalle sue labbra, gli dissi che il televisore e i suoi cani avrebbero potuto aspettare tranquillamente. Lo trascinai verso le scale e poi verso la nostra camera, spingendolo alla fine sul letto.
-Sei insaziabile.- disse facendomi cadere su di lui. Gli sfilai la maglietta e iniziai a sfiorare la sua pelle morbida. -Sei tu che mi fai questo effetto.- mi avvicinai alle sue labbra e cominciai a baciarlo.

Le sue braccia mi stringevano al suo corpo caldo ed ero in pace. Mi staccai dalle sue labbra per accucciarmi su di lui.

Forse era presto per pensare a cosa realmente stessi provando per lui; però ero sicura di amare il suo carattere. Nonostante fossimo entrambi testardi, si riusciva sempre a trovare un punto di incontro. La sua intelligenza mi stupiva ogni giorno sempre di più. Mi incantava con le sue parole, mai dette per caso, mai false, sempre pronunciate per un buon motivo. Ogni suono emesso dalle sue labbra esprimevano alla perfezione i suoi pensieri e le sue idee, senza darmi poi modo di poterla pensare diversamente da lui.
Era così sincero, così puro, che poteva sembrare un filosofo greco intento ad incantare i propri discepoli.

Mi faceva impazzire quando finiva una frase dicendo "no?" come se volesse essere sicuro che gli altri gli stessero dando corda.. oppure quando diceva "ecco" per rinforzare un concetto, per dare sicurezza anche a se stesso che quello che stava dicendo era corretto.

Non so perché, non l'ho mai capito il motivo per cui mi affascinassero così tanto le sue parole, forse il suo tono di voce, sensuale, senza volerlo.

-A cosa pensi?- mi chiese disegnando forme irregolarmi sulla mia schiena nuda.
-Stavo pensando a te.-
-A cosa in particolare?-
-Niente di che…- socchiusi gli occhi beandomi dei suoi tocchi. -Sei una droga Federico. Una droga che piano piano mi distruggerà, ma non voglio e non posso fare a meno di te.-
-Non è nei miei piani distruggerti.-
-Non era nei miei piani neanche innamorarmi di te.-










Ciak - Federico Bernardeschi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora