Natale era ormai alle porte. Entrambi, il giorno della vigilia, scendemmo in Toscana dalle rispettive famiglie.
Fu il primo Natale, dopo tanti anni, in cui mio padre e mio zio non fecero battute e commenti negativi nei confronti di Ivan. Erano tutti talmente felici di sapere che con il croato era finita e ancora più felici furono quando vennero a scoprire di Federico.
Avevo raccontato per filo e per segno di come la storia tra me e Ivan si concluse e di come, con Federico, nacque una relazione, anche se ancora non l'avevo inquadrata. Ancora Federico non era riuscito a farmi capire che cosa provasse per me. Ma ero felice e mi andava bene così.Per Capodanno, invece, tornai a Torino per festeggiare con le poche amiche che mi erano rimaste al Nord. Colonizzammo casa Bernardeschi, preparammo insieme la cena e, tra un gioco e l'altro, arrivò la mezzanotte prima del previsto.
Il mio primo pensiero, il primo Gennaio del 2018, fu Federico. Gli mandai un messaggio, perché sapevo che, quando era con i suoi parenti e amici, non guardava mai il telefono e chiamarlo sarebbe stato quindi inutile.Continuammo a brindare e divertirci fino a quando, pian piano, tutte iniziarono a crollare sul divano del salotto. Controllai il telefono prima di chiudere gli occhi anche io, ma nessuna risposta da parte sua era ancora arrivata.
Quando mi svegliai il mattino successivo, da sola, nel letto di Federico, capii che qualcosa non andava. E non erano i bicchieri di vino della sera precedente e non era Spike, a cui bisognava fare il bagno, che dava fastidio ai miei sensi. Qualcosa stava succedendo, ne ero più che certa. Poggiai una mano sul petto, pensando, inconsciamente, che la voglia di vomitare si alleviasse.
Maledette alette di pollo al curry, pensai. Ne avevo mangiate fin troppe la sera prima.Composi il numero della mia amica d'infanzia, Emily, che non si era unita al gruppo la sera precedente, posai il telefono sul bancone della cucina e mi dedicai alla preparazione del mio frullato mattutino, mentre continui "bip" facevano eco nella stanza.
Sembravano essere passati minuti interminabili, poi la voce di Emily mi fece sorridere. Mi salutò con sorpresa, dato che nell'ultimo periodo ci eravamo sentite davvero poco.
-Sof, tutto bene?- chiese poco più tardi.
-Ho bisogno di te, qui a Torino, il prima possibile.-Le commissionai un paio di cose e mi rassicurò dicendo che in mezz'ora sarebbe arrivata a destinazione.
Nel frattempo, le altre ragazze si dileguarono, per raggiungere le rispettive famiglie e festeggiare con loro il primo dell'anno.Più puntuale di un orologio svizzero, Emily si presentò alla porta di casa Bernardeschi con un sacchetto pieno di confezioni di medicinali e altre cose che poco prima le avevo chiesto di comprare.
-Senti Sof, se mai dovesse succedere...-
-Non deve succedere. Non adesso, né domani, né mai.- le strappai il sacchetto dalle mani e cominciai a camminare spedita verso il bagno del piano inferiore. La sentii camminare alle mie spalle e sospirare.Mi sedetti sul gabinetto e tirai fuori dal sacchetto una scatolina bianca e blu. La rigirai nelle mani per qualche secondo. -Non deve per forza essere quello… quando hai avuto l'ultimo ciclo?-
-Lo sai che non sono regolare. A volte viene, a volte salta per mesi e io voglio essere sicura che la nausea sia il dannato pollo al curry e non un fottuto bambino. Come diavolo si usa questo coso?- iniziai a imprecare tenendo tra le mani quel test che sarebbe potuto essere la mia fine. Emily, mantenendo la calma che io avevo perso ormai da tempo, mi spiegò come fare; appoggiai, una volta finito, quella sottospecie di aggeggio infernale sul bordo della vasca. Lo osservai con disperazione, sembrava non voler rivelare il suo risultato, poi iniziarono a farsi notare due linee rosa, sempre più marcate e delle lacrime cominciarono a bagnare le mie guance.
-Esistono i falsi positivi.- sussurrò Emily -Dovresti fare un controllo in ospedale prima, per essere certa che non si sia sbagliato.-
Rimasi impietrita per minuti, poi mi alzai, presi tutto e andai nella camera da letto. Chiusi tutto nel comodino e, prendendo vestiti a caso, dissi a Emily che saremmo andate seduta stante in ospedale. Non potevo e non volevo aspettare un secondo in più.Federico tornò qualche giorno più tardi e con lui riuscii a fingere che tutto stesse andando per il meglio, ma più passavano i giorni e più stavo male. La lettera dall'ospedale non voleva arrivare e cominciavo a essere più che sicura che il mio malessere non fosse dovuto al pollo.
Un giovedì mattina, mentre ero sola a giocare con la piccola Wendy, il campanello suonò.
Il postino aveva lasciato qualche lettera e dei volantini all'ingresso. Non avendo la residenza a Torino, tutte le lettere erano per Federico, tranne una: quella dell'ospedale.Presi un respiro profondo, poi la voglia di certezze mi fece aprire quella busta bianca.
Cominciai a leggere, omettendo quelle parti che ritenevo inutili, poi la frase fatidica, quella che aspettavo da troppo tempo.
Gli esami erano risultati positivi.
Ero incinta.
Aspettavo un bambino da Federico.Chiusi gli occhi stracolmi di lacrime. L'immagine del parto, della sofferenza che avrei provato in quei nove lunghi mesi, cominciò a farmi impazzire. Immaginai un bambino tra le mie braccia, con gli occhi chiari come il padre e i capelli scuri come i miei. Pensai a Federico. Pensai al momento in cui ci avrebbe abbandonati, perché nella mia testa chiunque fosse stato al mio fianco, mi avrebbe lasciata sola una volta dato alla luce un bambino.
Chiamai Emily, le dissi tutto, ma, nonostante la sua felicità, io avevo un pensiero fisso in testa.
Avrei abortito. Non potevo tenere quel bambino.Nascosi ancora una volta tutto nel comodino, il posto più sicuro in cui nascondere documenti e test.
Hola! Scusatemi se ci ho messo troppo ad aggiornare, ma ho una serie di problemi che non mi aiutano.
Vorrei chiedervi se secondo voi questa storia sta procedendo troppo velocemente e vorreste che si rallentasse leggermente, anche se nella mia testa la storia tra Sofia e Federico deve essere un tal casino da far succedere tutto in poco tempo.
Fatemi sapere che ne pensate, consigli sono sempre ben accetti. 😋💕
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Ciak - Federico Bernardeschi
FanfictionDiciamo bugie quando abbiamo paura... paura di ciò che non conosciamo, paura di ciò che gli altri penseranno, paura di quello che potrebbero scoprire di noi. Ma ogni volta che diciamo una bugia, la cosa che temiamo diventa più forte.