Oggi.
Emma's pov.
Un corpo senz'anima. Ecco come mi sento. Mi vergogno della persona che sono, di tutte le azioni vili e crudeli che ho commeso. Sono la causa di troppe soffernze, sono un peso per tutti.
Sto tremando come una foglia, ho la vista offuscata dalle lacrime. L'unica cosa che riesco a fare è crogiolarmi nella mia autocommiserazione, da brava persona patetica quale sono. Non mi merito nulla.Mi alzo, asciugo le lacrime e vado nella cameretta di Hope, sta dormendo. vado da lei, le do un bacio in fronte.
<<Ti voglio bene piccola mia>> le sussurro.Vado in bagno, apro il mobiletto dei medicinali. Sposto un paio di flaconi ed ecco che mi ritrovo davanti un tubetto di Paroxetina, un medicinale che viene usato per trattare depressione, attacchi di panico, ansia sociale, disturbo bipolare e molte altre cose. Ho questo farmaco perchè ne faceva uso mia madre, le era stato diagnosticato il distubo bipolare.
Quel tubetto è stato l'inizio della fine. Da quando abbiamo scoperto la malattia chr affliggeva mia madre sono iniziati i problemi.
Qualche anno fa.
Le pareti sbiadite della sala d'aspetto dell'ospedale mi mettono addosso una sensazione di tristezza strazziante. È tutto così cupo e deprimente. Rimanere qui è snervante, il tempo non passa mai. Tamburello nervosamente le dita sulla mia gamba, guardo mio padre, il suo sguardo è freddo e incapace di trasmettere una qualsiasi emozione. Mia madre...beh ecco lei è diversa, nell'ultimo periodo è cambiata, e ho paura di quello che quel maledetto medico ci dirà a riguardo. Siamo qui per lei, beh io sono qui per lei, mio padre è qui solo perchè deve. Il rumore dello scricchiolio della porta richiama la mia attenzione, il medico esce dalla stanza, ci guarda. <<Bene, ho gli esiti, accomodatevi pure>>.
Entriamo nella stanza, ci sediamo davanti alla scrivania. Il dottore fa un respiro profondo <<Mi duole comunicarvi questa notizia, ma abbiamo diagnosticato il disturbo bipolare alla signora Swan, mi dispiace tanto>>.
Il mio cuore per un attimo si ferma, non posso crederci, non voglio crederci.
<<C'è un modo per tener sotto controllo la cosa?>> chiedo in preda al panico al medico. <<Si. Non si può curare sfortunatamente, ma si può tenere sotto controllo con una serie di farmaci>>. Mia madre ha lo sguardo perso, non trasmette niente, la paura e l'ansia si fanno strada dentro di me.
<<Una serie di medicine? Bene, altri soldi da buttare al vento>> mio padre pronuncia queste parole e io rimango allibita. La rabbia cresce, il sangue mi ribolle, lui non merita mia madre, lui non merita niente. Lo guardo e non riesco a mantenere la calma.
<<Soldi buttati al vento?! Ma cosa cazzo ti passa per la testa! Diamine sei la persona più crudele e orrenda che io abbia mai incontrato. Tu non riesci a comprendere il valore delle cose, il valore delle persone. Ti importa solo di te stesso, sei solo un patetico narcisista>>.
Lui non dice una parola, devo averlo colto di sorpresa. Continuo a guardarlo dritto negli occhi e gli dico ciò che un genitore non vorrebbe mai sentirsi dire. <<Ti odio. Ti odio con tutta me stessa>>Qualche settimana dopo mio padre sparì. Mia madre perse la testa, iniziò ad incolparmi di tutto e io feci proprio come mio padre, scappai. Mia madre rrimase in questa casa fino a che un giorno, a causa delle cattive abitudini che aveva sviluppato dopo aver saputo della malattia, morì. E quello fu il momento in cui decisi di tornare a casa.
Ora mi guardo allo specchio e le parole che urlai a mio padre quel giorno.
Si, è vero, lui era la persona più crudele e orrenda che io avessi mai incontrato...fino a quel giorno, perchè io sono diventata come lui, anzi, forse sono addirittura peggio. Del resto la mela non cade mai troppo lontana dall'albero. Tutto ciò che vedo riflesso in quello specchio è cattiveria, narcisismo e freddezza, ed è proprio questo che mi spinge a riempire la mia mado di pastiglie di paroxetina.
Senza rifletterci troppo le mando giù di botto. Ora non distuggerò più niente, ora non ferirò più nessuno, ed è meglio così.Killian's pov
Mi rendo conto di aver lasciato la giacca a casa di Emma. Non ho voglia di tornare lì, ma non voglio neanche rimanere senza la mia adorata giacca di pelle. Mi siedo in macchina e guido fino a casa sua.
Suono il campanello, ma non viene nessuno ad aprire, il che mi sembra strano.
<<Emma, sono Killian. Per favore apri la porta>>.
Ancora nessuna risposta. Mi viene in mente che c'è la porta sul retro, che spesso durante il giorno rimane aperta. Faccio il giro del giardino e mi trovo davanti alla porta che da sulla cucina che, come mi immaginavo, è aperta.
Nella casa regna un silenzio che sembra quasi spaventoso.
<<Emma? Emma, dove sei?>>
Non ricevo nessuna risposta, inizio a cercarla per la casa.
In sala e nella camera di Hope non c'è.
Vedo la porta del bagno chiusa.
<<Emma sei qui?>>.
Apro la porta e non posso credere a quello che vedo. Mi si gela il sangue e i miei battiti accellerano.
Emma è a terra priva di sensi.
<<Emma! Che ti è successo?>>
Non risponde, il battito è debole. Il mio sguardo di posa su un flacone di un medicinale. È paroxetina. Cazzo, ha provato a togliersi la vita. Chiamo il 911, devono salvarla.Le stringo la mano <<Emma andrà tutto bene, ti salveranno>>.
Il mio cuore sta andando a mille, ho paura. Non voglio perderla.Mi rendo conto di tutto quello che mi ha fatto, di tutta la sofferenza che ha causato, ma lei è stata l'unica persona che mi ha fatto sentire vivo, l'unica che conosce il mio cuore alla perfezione.
Lei è l'unica persona che mi ha reso felice come mai nessun'altro farà.
<<Emma non lasciarmi, ti prego. Ho bisogno di te>>Sento le sirene dell'ambulanza in lontananza, corro ad aprire la porta.
Vedo i paramedici scendere dalla vettura. <<Presto! Venite qui!>> li porto da lei. <<Ha ingerito della paroxetina, non so in che quantità, ma sicuramente abbastanza per provare a suicidarsi>>
<<Dovremmo essere ancora in tempo per salvarla, la porteremo nell'ospedale più vicino>>.
Caricano Emma sulla barella per portarla fino all'ambulanza. Vado a prendere la piccola Hope, dorme ancora. Non posso credere che la bambina che ho fra le braccia è mia figlia.
<<Non ti preoccupare, ora ci sono io piccola mia>> cerco un seggiolino così da poterla mettere in auto.Dopo averlo trovato la metto in macchina, e come una furia mi dirigo verso l'ospedale.
Corro al pronto soccorso e vado subito a chiedere notizie di Emma.
<<Mi scusi, è stata portata qui una ragazza di nome Emma Swan, giusto? Come sta?>>
<<Stanno cercando di fare una lavanda gastrica, appena mi comunicheranno qualcosa le farò sapere>>
<<Grazie mille>> Vado a sedermi. L'attesa è logorante, non riesco a stare tranquillo. Fisso insistentemente l'orologio sulla parete di fronte a me, e mi arrendo all'idea che dovrò aspettare ancora un pò.
Il mio sguardo cade su Hope. Le guardo i lineamenti e scorgo delle somiglianze con i miei. È così bella...Ha i capelli di un biondo lucente, proprio come quelli di Emma. Lei apre leggermente gli occhi.
<<Shhh, tranquilla, va tutto bene>> mi alzo e cammino un pò tenendola in braccio, in poco tempo si addormenta di nuovo.Sento dei passi, alzo lo sguardo. Un dottore sta venendo verso di me.
<<Lei è il marito della signorina Swan?>> <<Non esattamente, ma si, sono qui per lei>>
<<Emma sta bene, è ancora incosciente ma non si preoccupi, ora è sana e salva. La trova nella stanza 815, al terzo piano>> Sorrido.
<<Grazie mille>> lui ricambia il sorriso e più veloce che mai raggiungo Emma nella sua stanza.Varco la soglia, Emma è lì, incoscente, sento una fitta al cuore. Adagio Hope su una poltroncina e io vado a sedermi sul letto di Emma. Prendo la sua mano.
<<Diamine Swan, mi hai fatto prendere un bello spavento. Credevo che ti avrei persa per sempre. Sai, che c'è? Tu avrai fatto i tuoi errori e non nego di aver sofferto, perchè credimi, sono stato davvero tanto male, non puoi immaginare quanto. Ma io non dovevo scappare via da te prima, dovevamo affrontare la questione, una volta per tutte, dovevamo parlarci chiaro. In questi due anni l'unica cosa che abbiamo fatto è stata scappare e ferirci l'un l'altra, siamo stati degli stupidi. Vorrei ricominciare da zero, vorre averte te e Hope nella mia vita. Perchè tu mi hai reso l'uomo più felice del mondo. Ti amo Emma Swan, con tutto il mio cuore>>
Faccio un respiro profondo e la guardo, lentamente apre gli occhi. Sul mio viso spunta un sorriso, e finalmente è uno di quelli veri e tanto desiderati da me.
<<Ti amo anche io Killian>>
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Gone•Captain Swan
RomanceSuperare l'abbandono da parte della persona che ha giurato di amarti per sempre è una delle cose più difficili che si possa fare. Ci si sente così impotenti, deboli e feriti. Promesse infrante. False speranze. Bugie. Opportunismo. Come si può passar...