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1 2 3 4...212
Sono rinchiusa all'inferno da 212 giorni.
Ho iniziato a contarli nel momento in cui ho notato le varie tonalità del cielo mutare sopra di me.
Prima azzurro, poi nero.
Vortice/speranza /morte/vita/ distacco/contatto
Un giorno intero stesa, rannicchiata in posizione fetale sul pavimento, il volto contratto in una smorfia di dolore a causa delle numerose percosse ricevute. Un giorno intero sul pavimento, poi un altro e un altro ancora.
Incido un 212 con il coltello che ho tenuto per me quando le ho gentilmente chiesto di portarmene uno vero, perché con quelli di plastica non combino un cazzo. Lei ha gridato, mi ha spinto contro il muro, mi ha riempito di schiaffi e pugni. Quando credevo di essere morta, il volto schiacciato contro le mattonelle fredde del pavimento, lei ha riso. Al termine delle percosse, quando di me non restò altro che una pallida eco di quello che ero in passato, lo face scivolare nella prigione servendosi della porticina sulla porta.
Con il cibo.
Esige che io mi nutri con regolarità anche se da giorni non faccio altro che starmene sdraiata sul pavimento. Sento che dell'odioso grasso si sta accumulando sulle mie ossa.
Succede solo nella mia testa perché mi pesa regolarmente ed il mio IMC non raggiunge mai il sottopeso.
Parole sue.
Il perché della sua scelta non lo comprendo, perché abbia voluto rinchiudermi in questa cella.
Forse l'ha fatto perché si sentiva sola, o forse perché aveva bisogno di manipolare qualcuno in modo da udire dei falsi complimenti, delle false speranze.
Forse necessita di qualcuno che le dica quanto in realtà lei sia bella demoniaca/dolce malvagia/ buona corrosiva/...
Qualcuno che gli dica che l'ama.
E non è una menzogna, io l'amo davvero.
Mi ha rinchiuso all'inferno senza libretto d'istruzioni, condannata ad una lunga ed incessante ricerca della voglia di vivere, gettata in un baratro di puro male, che mi recide il respiro, spezzando tutto quello in cui ancora contavo. In quello in cui credevo.
FREDDO/BARATRO/morte/FREDDO/BARATRO
MORTE
La cosa più strana si può tranquillamente ritrovare nella sua malattia. È piena zeppa di puro male, di odio recondito che la condanna ad una lotta incessante contro se stessa.
Forse sono malata anche io, allo stesso modo, perché mi sono innamorata della mia aguzzina.

213
1 2 3...3000
Il rumore mi fa sussultare e portare una mano alla bocca per non gridare. Da giorni ormai ho perduto completamente la sensibilità delle braccia a causa della mia immobilità e nel spostare la mano sul mio volto la sento quasi priva di ossa e di sangue. Un verme morto e viscido si contorce e il dolore che avverto misto a terrore mi fa rabbrividire e tremare.
Devono essere i pesi. Ma certo.
Avverto il tonfo prodotto dai pesi poggiati sul pavimento della sua stanza e mi tranquillizzo, tornando a cercare di muovere il pezzo di carne attaccato alla spalla.
È uno sciocco è inutile, non metterà mai su abbastanza muscoli. A me piace esattamente così com'è, mi piace lanciare sguardi alle sue braccia muscolose quando lascia scivolare il corpo sul mio dopo avermi picchiato e gettato sul pavimento.
All'inizio mi disgustava, ma alla decima violenza ho compreso che senza il suo corpo sul mio mi sarei sbriciolata in tanti piccoli frammenti.
Serro le palpebre e presto attenzione al rumore dei suoi passi sopra di me, il getto dell'acqua della doccia, le tubature vibrare. Adora farsi una doccia dopo essersi allenata così duramente, afferma di svegliarsi ogni singolo giorno e attendere con trepidante gioia quel momento, quel momento in cui il vortice dei suoi confusi pensieri smette di vorticare e riesce a rilassarsi dopo aver assolto il suo compito.
L'attività fisica ha un ruolo molto importante nella sua vita, me l'ha rivelato il giorno stesso in cui mi ha rapita. Il giorno in cui ha dato il via alla discesa nel mio inferno personale.
Mi ha confidato tante cose. Una fra queste, quella che mi ha fatto rizzare i peli sulle braccia dal desiderio, che adorava filmarmi di nascosto, per poi riguardare all'infinito quei nastri distesa sul pavimento della sua camera da letto, desiderando di farmi apparire davanti a lei, desiderandomi.
Striscio sul pavimento superando con disgusto la pozza del mio stesso vomito, raggomitolandomi su me stessa. Chiudo gli occhi, lascio che il gelo mi arrivi alle ossa e nell'attesa del suo arrivo, rivivo quei momenti all'infinito, in un'incessante vorticare di immagini e suoni che mai potrò scordare.

She loves control\\ Lauren (G!P)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora