Capitolo 1

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Love is when the other person’s happiness is more important than your own.
                              H. Jackson Brown, Jr.

POV Sara

Ok, la missione di quel giorno era stata davvero noiosa! Appostamento, spionaggio, raccolta di informazioni su un possibile serial killer. Perché noioso? Semplice, non c’era azione, non c’era combattimento.
-Allora? Qualche novità?- chiese Oliver appena entrammo nella ArrowCaverna (Nota autrice: d’ora in poi la chiamerò così, mi piace troppo 😂).

-Ho appena inserito i dati che avete trovato, ma ci vorrà almeno tutta la notte prima che il computer trovi qualcosa- disse Felicity.

Se avessimo avuto Gideon a disposizione avremmo ottenuto le risposte che ci servivano in pochi secondi. Quando assaggi la tecnologia avanzata quella passata sembra un rottame.
-Beh almeno abbiamo tempo di riposare. E allenarci-.

-Oppure potresti passare un po’ di tempo con la tua ragazza che hai praticamente trascurato in questa settimana?- disse Felicity dandogli un bacio a fior di labbra.

-Beh si potrebbe fare- disse Oliver stringendola a sé.

-Mi raccomando, fate come se io non ci fossi- dissi sarcastica e ridacchiando.

I due risero e si staccarono. -Hai la serata libera, che hai in mente di fare?-.

-Prima di tutto andrò a trovare mio padre, mentre poi me ne starò a casa e mi allenerò un po’, giusto per stare in forma- risposi mettendomi la giacca.

Li salutai e uscii, dirigendomi all’ospedale. Avevo lasciato il team Legends da qualche giorno ed ero tornata a Star City per stare accanto a mio padre che era rimasto ferito durante un inseguimento e aveva bisogno di qualcuno che si occupasse di lui.
Prima di andare da lui mi fermai a comprare delle peonie, che nel linguaggio dei fiori simbolizzano la veloce ripresa.
Arrivai in camera sua e appena mi vide sorrise.
-Scusa, sono arrivata più tardi del solito. Lavoro-. “Lavoro” era la parola in codice per indicare che ero stata con Arrow per svolgere alcune missioni.

-Capisco. Mi hai portato altri fiori?-.
Annuii e li posai nel vaso. -Gli altri erano appassiti-.

Sorrise e prese la mia mano, mentre mi sedevo accanto al suo letto. -Ti vedo turbata, qualcosa non va?-.

-Ogni tanto mi chiedo dove siano le altre Leggende. O più precisamente quando siano-.

-Ti manca stare con loro?-.

-Un po’ sì, dopotutto sono la mia squadra, ma ora tu hai la priorità-.

Mi diede un bacio sulla fronte. -Un vecchio come me vale più dell’intero pianeta?-.

-Sì, perché sei mio padre-.

La verità era che in parte lo facevo anche perché non volevo perdere anche lui senza aver lottato, come era successo invece con mia sorella Laurel (Nota autrice: io già piango 😭).
-Cosa dicono i medici?-.

-Che sto guarendo, anche se ci vorrà ancora un po’ prima che la ferita guarisca completamente-.

-Capisco. Oh, è arrivata la cena!- dissi vedendo entrare l’infermiera con il vassoio. -Vado, tra poco finisce l’orario delle visite-.

Gli diedi un bacio sulla guancia e uscii, sentendo subito l’aria fredda soffiare sulla mia pelle, graffiandola.
Mi strinsi la giacca e avanzai verso casa, mentre le strade si riempivano di ragazzi e ragazze pronti a passare una bella serata tra amici.
Raggiunsi in pochi minuti il mio appartamento, o meglio quello che prima era di mia sorella. Ogni cosa lì dentro mi ricordava lei e all’inizio era difficile starci, ma alla fine mi ero abituata.
Andai in camera e buttai i vestiti sul letto, mettendomi il pigiama.
Mi spostai in cucina e mi preparai una bella cenetta per ricaricare le energie: merluzzo in padella con pomodorini, limone e un pizzico di prezzemolo.
Mentre sistemavo la tavola dopo aver mangiato il mio sguardo cadde sulle foto che avevo sulla mensola: ritraeva me e Nyssa dopo una missione in Giappone; lei mi aveva proposto di farmi vedere la zona, dato che lei ci era stata già tante volte e io mai. Ci eravamo fatte quella foto in un viale di ciliegi fioriti.
Passai delicatamente la mano sulla foto, ricordando quei momenti: mi mancava, lo ammetto; mi mancava  Nyssa, la sua voce, il suo sorriso, i suoi abbracci, i suoi baci e il suo affetto.
Averla mollata in quel modo mi faceva stare malissimo, ma dovevo andarmene e sapevo che lei non me lo avrebbe mai permesso.
Finii di pulire e mi buttai sul divano, sfinita. Nonostante avessimo passato l’ultima settimana a fare solo appostamenti per raccogliere dei dati ero sfinita, come se avessi affrontato dei nemici a mani nude per tutto il tempo.
Con la mente concentrata sulla vicenda di Claire Randall passai una serata tranquilla cosa che non mi capitava da tempo.

Note:
Claire Randall è la protagonista del libro (e serie tv) Outlander (in italiano: La Straniera) che vi consiglio caldamente di leggere.
Lo so che l’altra storia non è ancora conclusa, ma non vedevo l’ora di iniziarla e spero che scrivere questa mi aiuti con il blocco dello scrittore.
Spero vi piaccia! Fatemi sapere che ne pensate con un commentino se vi va 😊
Bye

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