[Cιαrkε 06.53 ρ.m.]
Finalmente le bacche iniziavano a fare i primi frutti e Clarke si sentiva nuovamente piena di speranza.
Aveva quasi finito le scorte di cibo, ma aveva trovato dei semi nel laboratorio con cui Becca faceva esperimenti e li aveva coltivati seguendo le indicazioni che aveva trovato in un archivio di un monitor.
Con il passare dei giorni aveva scoperto tante cose sui monitor: ad esempio che c'era un generatore d'acqua in un deposito sotto la stanza dove prima c'era la navicella.
E aveva anche trovato il modo di convertire un vecchio trasformatore in un purificatore d'aria grazie agli appunti di Becca.
Tutto questo pur di sopravvivere e rivedere i suoi amici.Inoltre l'abitabilità del pianeta era salita al 10% anche se un paio di volte era scesa nuovamente.
Clarke aveva montato una nuova radio e adesso la conservava ai piedi del muro dove segnava i giorni che passavano, per non perdere il conto.
Era riuscita a trovare anche notizie sui droni con cui sperava di osservare le condizioni del resto del pianeta, ma purtroppo aveva anche appreso che, per attivarli, sarebbe dovuta uscire e farlo manualmente.
Clarke si sedette vicino alla radio e l'accese. Fin'ora non aveva mai risposto nessuno, ma non voleva perdere nuovamente la speranza.
Per quanto ne sapesse, Clarke poteva essere benissimo l'ultima persona viva sulla Terra (e sullo spazio), ma non avrebbe più permesso all'angoscia di prenderla con sé. Aveva anche smesso di fare incubi e, dopo un mese rinchiusa lì dentro, il fatto che fosse ancora viva e che stesse bene la rallegrava. Le dava speranza.
"Bellamy, sono io. Sono passati 32 giorni dal Praimfaya ed eccomi qui: viva e in salute all'interno del laboratorio di Becca" Clarke si attorcigliò una ciocca bionda tra i capelli.
"sono riuscita, seguendo i consigli della scienziata ad arrangiarmi e, quando i parametri vitali raggiungeranno il 50% voglio uscire fuori. Non ti preoccupare, ho il sangue nero. Sopravvivrò".
Clarke lasciò il pulsante verde, ma oltre al solito "bzz-bzz" non ricevette risposta.
"Bellamy, se mi senti vuol dire che sei vivo e io ho bisogno che tu lo sia. Ci sono... cose che ti devo dire, ma, soprattutto, voglio sapere che stai bene. Rispondimi, ti prego".
Clarke rimase a guardare il suo riflesso sui vetri della porta mentre era in ascolto, in attesa.
Vide il uso volto pallido, le occhiaie, i capelli biondi un groviglio che le scendeva sulle spalle e i vestiti sgualciti.
Per qualche strana ragione, l'idea che Bellamy fosse morto le scuoteva le viscere in una nuova forma di paura che non aveva mai provato.
Si alzò, senza spegnere la radio e si diresse in quello che era diventato il suo bagno.
Era un ripostiglio dove aveva già una doccia e un water, ma non vi arrivava l'acqua, almeno non finché Clarke ebbe messo le mani sul depuratore d'acqua.
Ora poteva andare tranquillamente in bagno e permettersi anche una doccia. L'unica pecca era l'acqua bollente: quanto avrebbe dato per un po' di acqua fresca!
Dopo che si fu lavata ed ebbe lavato anche i suoi vestiti, Clarke tornò davanti alle porte a vetro. I capelli erano diventati troppo lunghi, era il caso di una sfoltita, pensò mentre avvicinava le forbici, che aveva preso dai un cassetto di una scrivania, ai suoi ricci biondi.
E in quel momento arrivarono: i ricordi.
Le capitava spesso di essere sorpresa dal loro arrivo e di trovarsi a fissare il soffitto mentre pensava alle più piccole banalità: come agli scacchi con suo padre, gli ultimi giorni di vita di Wells, le sue avventure sulla Terra con Finn, Lexa e Bellamy.
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Mαγ Wε Mεεt Δgαiη // The100
Fanfiction*** contiene spoiler fino alla quarta stagione*** //La storia è ambientata subito dopo il finale della quarta stagione della serie tv The 100\\ "Separati da migliaia di chilometri, aspettano soltanto di potersi rincontrare di nuovo" •Per Clarke, dov...