~1286 giorni dopo~

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BELLAMY 05.32 p.m.

-penso che ci vorranno ancora un paio di anni per finire tutto- disse Raven guardando la sua opera sconsolata.

-penso che ci vorranno ancora un paio di anni per finire tutto- disse Raven guardando la sua opera sconsolata.

Bellamy era seduto affianco a lei, la schiena appoggiata alla parete e le gambe incrociate. Entrambi stavano guardando una navicella bianca di medie dimensioni che occupava tre quarti della stanza in cui si trovavano.

Raven aveva l'aria amareggiata, i capelli scompigliati sulla testa e il viso sporco di fuliggine.

-dovresti prenderti una pausa- le disse Bellamy.

Raven lavorava a quella navicella giorno e notte da più di due anni ormai: c'era tanto lavoro da fare e Bellamy sapeva che quella navicella era il loro unico modo per tornare sulla Terra.

A quel pensiero scosse la testa: mancavano ancora poco meno di due anni, meno della metà.

-mi sto riposando.

-Raven, sai cosa intendo. Devi prenderti una pausa per almeno un paio di giorni.

La ragazza scosse la testa e Bellamy alzò gli occhi al cielo: sapeva che Raven era testarda e convincerla sarebbe stato come convincere la luna a smettere di girare intorno alla Terra.

-Bell, se perdiamo tempo non ce la faremo mai, non sarà mai pronta in tempo per...

-per che cosa? Senti, prima che la Terra torni abitabile ci vorranno ancora più di due anni... e poi, se anche finissimo a due anni e un giorno non morirà nessuno.

Raven sussultò e Bellamy si morse la lingua: non ci aveva proprio pensato.

-sai cosa voglio dire, la Terra è lì, non si muove mica.

Ecco, aveva peggiorato le cose. Se Raven prima non era sicura di voler prendere una pausa, ora non ci avrebbe proprio pensato.

Pazienza, si disse Bellamy, l'avrebbe rapita e rinchiusa nell'Oblò, se necessario.

-anche io voglio rivedere i nostri amici nel bunker... e voglio sapere se Clarke è sopravvissuta, ma hai ragione.

Bellamy si voltò a guardare l'amica, sorpreso.

-come? Scusa, non ho sentito bene. Mi è sembrato che la testarda ed orgogliosa Raven avesse appena detto che io ho ragione, ma devo aver sentito male.

Raven sorrise: -invece hai sentito benissimo, razza d'idiota.

-bene, allora alza il culo e usciamo di qui.

I corridoi della nave erano deserti e silenziosi. Probabilmente gli altri erano al quartier generale o in giro per le celle delle prigioni a curiosare, come sempre.

-da quanto tempo è che non scendi all'Oblò- le chiese mentre scendevano al livello inferiore.

Raven zoppicava ancora, ma ora camminava quasi più veloce di lui.

-da quando abbiamo visto quelle nuvole scure circondare Polis e i territori intorno.

-cosa? È quasi un anno che non scendi qua sotto? Allora devi assolutamente vederlo.

Bellamy aprì la porta dell'Oblò con una spallata e fece entrare Raven per prima.

La ragazza corse verso la grande finestra di vetro e rimase paralizzata dalla vista: le nuvole rosse e gialle erano completamente sparite, lasciando posto a alcune nuvolette bianche che circondavano la Terra come una coperta. L'acqua era di un colore molto più simile all'azzurro e l'unico blocco, ma le terre emerse erano ancora color carbone. Ad eccezione di una lingua di terra in prossimità di Polis che era verde brillante.

-wow.

Bellamy tirò fuori il cacciavite dalla cintura e tracciò una riga in mezzo ad altre sul muro.

-a quanto siamo?- domandò Raven sedendosi, senza staccare lo sguardo dalla finestra.

-1286- Bellamy si sedette affianco dell'amica e prese la radio. Smanettò su le levette che aveva al lato finché non furono tutte accese, poi la porse a Raven.

-tocca a te.

Raven prese il walkie-talkie e lo accese, poi iniziò a parlare.

"Clarke, sono io, sono Raven. Sono ancora viva, dopo tutti questi anni, così come so che lo sei anche tu. Non so se riesci a sentirmi, probabilmente non sai che ti stiamo provando a contattare da quando siamo arrivati qui.

Siamo preoccupati per te, perciò ti prego, se ci senti rispondici".

Raven lanciò un occhiata a Bellamy prima di continuare.

"non so come, ma siamo sopravvissuti. Prima mangiavamo solo alghe, ma adesso sono nate anche altre cose, più buone. Siamo riparando la navicella... o meglio, io la sto riparando, gli altri mi guardano senza muovere un dito, come sempre. Non vedo l'ora di tornare sulla Terra, di risentire il profumo dei fiori, dell'erba, dell'aria... di sentire il vento tra i capelli e le acque gelate dei torrenti che mi congelavano i piedi... mi piacerebbe rivedere un tramonto e sentire la luce del sole che mi scalda la pelle. E naturalmente voglio rivederti. E rivedere tutti quelli del bunker... spero che Octavia stia bene, Bellamy non lo dice ma è in pensiero per lei, vero Bell?".

Il ragazzo annuì fissando la Terra.

Anche lui non vedeva l'ora di tornarci; di tornare in quel posto che, seppur doloroso e pieno di insidie, considerava casa sua.


Mαγ Wε Mεεt Δgαiη // The100Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora