11.

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Rose non si accorse subito che stava arrivando.

Scorpius Malfoy si avvicinò piano, cautamente. Non gli era mai capitato in vita sua di andarci piano.

Aveva imparato troppo presto che continuare a correre era l'unico modo per andare avanti. Che se ti fermi ti uccidono.

Di andarci piano, nella sua vita, non se ne era mai parlato.

Forse per questo motivo tutta la sua vita, anche sentimentale, era sempre stata così effimera e sfuggente.

Rose Weasley, invece, era sempre stata una costante nella sua vita.

A parte Albus, l'unica sola cosa di certo che aveva erano i battibecchi con lei.

Quanto adorava farla innervosire. Lo trovava sempre stimolante, oltre che divertente.

Eppure non lo aveva mai fatto sentire così... piccolo.

Lui era sempre stato un grande. A scuola, con gli amici, a Quidditch, con le ragazze.
Riponeva tutto se stesso nel suo ego, senza guardarci dentro.

Ora, davanti a Rose, tutto quello che aveva fatto non gli sembrava così grande.

Si sentiva piccolo, rispetto a tutto ciò che gli stava facendo provare.

Perché, almeno a sé, stesso doveva ammetterlo...

Rose Weasley gli stava facendo provare qualcosa, qualcosa che non conosceva, e al quale aveva paura a dare un nome.

Perché sapeva che dare un nome a certe cose significa dargli un'anima.

Lo aveva visto con sua madre, quando lentamente abbandonò questa vita.
Non lo disse mai a nessuno, ma ci mise un sacco di tempo a chiudersi nella sua stanza a chiave e a sussurrare ad una parete bianca e vuota 'la mamma non c'è più.'

Scappava anche per questo, lui.

Scappava per non trovarsi di fronte ad altre pareti bianche e vuote.
Scappava per evitare di guardare suo padre, in uno di quei giorni, aggirarsi per il Manor in cerca di fantasmi che non ci sarebbero più stati, che avevano deciso di andare avanti.
Scappava perché ormai non sapeva fare altro.

Ma Rose Weasley gli faceva venir voglia di fermarsi, di restare.

-Ehi.- disse sottovoce.

Rose non si meravigliò di trovarselo lì.
Sapeva che sarebbe arrivato. In cuor suo, un po' ci sperava.

-Ciao.- rispose lei, con un filo di voce, continuando a guardare la costellazione di Orione, che quella sera era più limpida che mai, a differenza di ciò che provava lei.

Lui gli porse la mano. Lei accettò.

Si guardarono qualche secondo, ghiaccio e acqua.

Lui la portò via di lì.

Attraversarono il giardino, e uscirono dal piccolo cancelletto sul retro.

-Sei mai stata in moto?- gli disse lui, con un sorriso sghembo, che a Rose fece venire voglia di baciarlo e farlo sorridere ancora.

-No, mio padre dice che è meglio tenersi lontano dal capanno di nonno Arthur.- disse ridendo.

E anche lui rise, e le fece bene al cuore.

Una piccola vespa era parcheggiata sulla stradina che fiancheggiava la casa.

Le mise il casco con molta attenzione, poi la fece salire a bordo.

-Tieniti stretta.-

Mise in moto, e Rose perse un attimo l'equilibrio.

Si strinse a lui, inspiarando forte il suo profumo, mescolato al profumo del vento serale che andava contro di loro.

Percorsero qualche chilometro. Poi di trovarono di nuovo a Pygros Beach.

-Molto più bella vista da qui, vero?- le chiese con un sorriso.

E lei, ancora una volta, rimase estasiata.

Scesero lungo un sentiero poco battuto, trovandosi al capo opposto del piccolo promontorio.

Lì dove si trovavano, gli scogli avevano dato vita ad una piccola insenatura. Un solo, piccolo tratto di spiaggia a dividerlo dal resto del mare.

-Perché siamo qui Scorpius?- chiese lei abbandonandosi sulla spiaggia bianca e morbida.

Lui la seguì.

-Non lo so. Volevo lasciarti un'altra volta a bocca aperta.-

Lei sorrise, e lui si prese la briga di osservarla molto attentamente.

Un desiderio bruciante gli corrodeva lo stomaco.

Voleva farla sorridere ancora. E ancora.

E poi voleva baciarla.

Dio, quanto lo voleva. Avrebbe voluto baciare ogni centimetro di lei, riempirsi del suo odore, stringere il suo corpo e non lasciarla mai più.

-Non so che cosa mi stai facendo.-

Credette di aver dato voce ai suoi, di pensieri. Invece fu lei a parlare.

-Come..?-

-Non riesco...- la voce le morì in gola.

Il mare sembrava scandire un tempo indefinito, a lui solo conosciuto.

-Non riesco a... Respirare... A parlare, o anche solo pensare, quando ci sei.-

Se esisteva un modo per leggere l'anima, lei probabilmente lo sapeva.
Perché lo stava facendo con la sua.

-Rose, io..-

-No fammi finire... Odio tutto questo, odio il fatto che tu ti sia preso dei pezzi di me... E forse neanche lo sai. Ti stai prendendo la mia volontà, ti stai prendendo la mia ragione. Ti stai prendendo il mio cuore. E io non riesco a respirare se non ci sei.
E io ti odio, da sempre.
Ma non riesco più, se non ci sei.-

Stavolta lo guardava negli occhi, senza mai abbassare lo sguardo.

Negli occhi, come solo i più coraggiosi sanno fare.

Non rispose.

La baciò senza pensarci due volte.

E lei rispose al bacio, e fu come una scarica di adrenalina.

La adagiò sulla sabbia, senza pesare su di lei. Si staccò un attimo, solo per assaporare ogni singolo centimetro del suo volto.

-Per me è lo stesso.-

E riprese a baciarla. Lei si strinse a lui, come se da questo potesse dipendere tutta la sua vita.

Trovò la zip della sua felpa e gliela tolse, scoprendo il petto grande e asciutto di lui.

-Rosie..-

-Zitto, e baciami.-

Lui sorrise, prima di avventarsi di nuovo sulle sue labbra, sul suo collo.

Le tolse la maglietta, accarezzandola con una lentezza che Rose trovò decisamente esasperante.

Erano nudi, in fondo ad una spiaggia, ed era notte fonda.

-Sei sicura?-

Rose lo guardò. Cercò dentro di sé mille ragioni per non farlo. E non ne trovò neanche una.

-Amami, Scorpius.-

Era la prima volta che lo chiamava per nome in modo così... Evocativo.

Mise all'erta tutti i suoi sensi.

Il suono delle onde che si infrangevano si mescolò dolcemente a quello del vento leggero che li accarezzava.

Si amarono così, col mare a far da sfondo a quel sentimento che stava nascendo e che forse stavano imparando a chiamare per nome.

Il piacere li travolse, come una spirale vertiginosa, e Scorpius si lasciò cadere accanto a lei, stringendola forte, temendo per la prima volta di essere lasciato da solo.

Ma lei si strinse a lui, rispondendo alla sua richiesta inespressa.

-È...-

Scorpius non riuscì a trovare le parole.

Le labbra di lei, le trovarono al posto suo, con un bacio.

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