10.

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Quel tardo pomeriggio, decisero di rimanere a casa.

James decise che non era più arrabbiato, così cominciò ad armeggiare in giardino fino a che non costruì un barbecue a bordo piscina.

Era immensa, ed era a raso. Sporgeva direttamente sulla parte bassa della città.

E si vedeva il mare, il sole tramontare.

La vista era spettacolare.

Nulla da dire.

Il mare, in qualsiasi parte del mondo, riusciva a disarmarla in modo sorprendente.

Come qualcuno di sua conoscenza.

Si schiaffeggiò mentalmente.

Possibile che non riuscisse più a pensare ad altro se non a due cerchi di ghiaccio e a morbidi fili di seta biondi?

Immersa fino al collo in quella piscina, Rose aveva un sacco di cose a cui pensare, cose che non aveva il coraggio di dire ad alta voce.

Ripensò alla sera prima, al modo sorprendentemente bello in cui si era comportato con lei. Si era sentita sé stessa, assieme a lui.
E lui aveva il potere di far uscire la parte peggiore di lei, di solito.

Ed era questo che la faceva pensare.
Lei e Malfoy, era una delle poche cose certe al mondo, non si sopportavano.

Che cosa era cambiato, nel giro di una settimana?

Su questo, Rose non sapeva cosa dire.

Ma, quando Malfoy le era vicino, ormai, tutto dentro di lei gridava a gran voce e lei non riusciva a farlo tacere.

Non si accorse che il buio era quasi calato, e le prime stelle già comparivano in cielo.

Afferrò l'accappatoio ed uscì dall'acqua, dirigendosi dentro.

-Muoviti Rose, ti aspettiamo.- disse James, con un forchettone in mano, ed un grembiule alla nonna Weasley.

Rose, per poco, non scoppiò a ridere. Si avvicinò e gli stampò un bacio sulla guancia.

-Va bene, chef... Ricordati però che dobbiamo parlare io e te.- disse Rose, ricordandosi dello strano comportamento di Domi e James.

E Jamie evidentemente capì, perché rimase col forchettone a mezz'aria e la bocca aperta.

*

Nessuno fece caso a Rose, quella sera.

A tavola tutti ridevano e scherzavano, raccontando di come Albus, ubriaco marcio, la sera prima, fosse finito con la faccia nel punch, o di come Lorcan, fatto come non mai, avesse scommesso i pantaloni a poker, dovendo tornare a casa a piedi e in mutande.

Nessuno fece caso a Rose.

Tranne Scorpius.

La vide giocherellare con il cibo, senza mangiare nemmeno un boccone. E non era da lei.

Che l'avesse spaventata?

Sentì un improvviso, strano impulso, di alzarsi, fare il giro del tavolo ed abbracciarla, dirle qualsiasi cosa per sentirla ridere. Lui, a cui lei non aveva mai rivolto un sorriso, voleva sentirla ridere.

Si disse che si stava rammollendo.

Decisamente.

Eppure non si era mai sentito così vivo. Con nessuno.


*

-Jamie... Non te lo chiederò...-

-Cosa vuoi sapere?- chiese lui, improvvisamente stanco e malinconico, come se avesse vissuto dieci anni di dolore.

Si buttarono a peso morto sul divano sotto il gazebo.

James trovò improvvisamente molto interessanti le pieghe che il vento dava al gazebo.

-Lo sai...- disse lei.

Ci fu un minuto di silenzio.

-Rose, sei mai stata al mare?-

-Ci andiamo sempre insieme Jamie, ma..-

-Ci sei mai stata tra la notte e l'alba?- chiese lui, interrompendola.

Rose cominciò a capire. James prese il suo silenzio come un assenso.

-Ora immagina la linea dell'orizzonte a quell'ora... Così nitida, così netta. Riesci a distinguerla. E sai che in qualche modo si stanno toccando. Poi arriva l'alba e il contatto comincia a sfocarsi. Fino a che di giorno non si vede quasi più.-

Rose trovò la sua mano, e la strinse forte, continuando a guardare la costellazione di Orione.

-Io e Domi siamo così. Come quella linea. Ci siamo sempre amati in segreto, nonostante tutto...-

-Anche da bambini..- sussurrò Rose.

-Si... Anche da bambini. Solo che, alla luce del giorno, il mondo ci sbatteva in faccia la triste e cruda realtà.- concluse lui.

A Rose sembrò stranamente più piccolo e fragile. Non era mai stato così. James era un uragano. Bello come un dio, simpatico, intelligente, solare.
Era sempre stato la sua guardia del corpo.

Vederlo così, la fece stare male.

La verità di ciò che aveva sempre sospettato non la colpì più di tanto. E sapeva che era impossibile per loro, ma....

-Dovete lottare!- concluse ad alta voce il suo pensiero.

-Come?- chiese lui, confuso, alzandosi di scatto.

Si alzò anche lei.

-Non puoi lasciare che vincano gli altri. Questa è la tua vita James. Tua e di nessun altro. Non devi permettere che decidano gli altri come devi essere felice.-

Stava parlando di James, o di lei?

Accantonò quel pensiero inopportuno.

James aprì e chiuse la bocca un paio di volte.

-Non voglio che lei sia una reietta. Non voglio complicarle la vita solo perché a me non sta bene la mia.-

-E chi ti dice che lei non voglia complicarsi la vita con te?-

James la guardò.

Poi sorrise.

L'abbracciò stretta.

Rose ricambiò, facendo un po' fatica, data la sua altezza.

Poi si diresse dentro.

-Non fare che queste parole valgano solo per me.- le disse prima di andarsene.

Rose rimase, ancora una volta, senza parole.

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