Chapter 10 - Fuoco E Distruzione

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Io riuscii a scendere in tempo dalla scala, ma Carl cadde a terra prima di raggiungere l'ultimo gradino, portandosi successivamente una mano alla gamba; non avemmo neanche il tempo di realizzare e controllare l'arto inferiore, dato che una casa -non troppo distante- dietro di noi esplose, colpita a quanto pare da una bomba dei Salvatori. Negan ci aveva avvertiti: o lo ascoltavamo, facendolo entrare e poi esponendogli le nostre scuse, o ci avrebbe bombardati a caso, colpendo alla cieca. Carl si alzò quasi immediatamente, prendendomi per un braccio per rialzarmi e facendomi successivamente segno di seguirlo, avvertendomi di non allontanarmi mai da lui; io annuii in risposta, mentre cominciavamo a camminare per le strade di Alexandria. Lui tirò fuori dallo zaino un contenitore un po' più lungo della sua mano e largo quanto il palmo, strappando poi una sorta di tappo dalla cima e lanciandolo alla sua destra, da cui fuoriuscì del fumo; probabilmente, a causa del buio, non lo avevo visto prendere i fumogeni. Avanzammo un po', mentre lui ne gettava un secondo; all'improvviso, una macchina di fronte a noi esplose, colpita da una bomba, mentre l'impatto ci faceva cadere a terra. Tutto intorno a me divenne ancora più confuso e sfocato: un fischio cominciò a risuonare nelle mie orecchie, mentre percepivo di nuovo la mano di Carl afferrarmi il braccio, trascinandomi con sè; su quella libera teneva il cappello, che con molta probabilità gli era caduto quando eravamo finiti per terra. Giungemmo vicino ad una casa chiusa per riprendere fiato: io posai le mani sulle ginocchia, mentre lui si appoggiava alle pareti esterne della dimora e si rimetteva il cappello, rivolgendo lo sguardo prima verso l'alto, poi verso il basso. Mi guardai intorno, osservando il paesaggio che mi si presentava davanti mentre mi raddrizzavo: ormai i tre quarti degli edifici erano in fiamme e distrutti, mentre le parti sopravvissute venivano divorate lentamente dal fuoco; il bombardamento non era ancora cessato, continuava ad andare avanti senza interruzioni. La distruzione ormai regnava sovrana sopra alla città; il cielo nero era dipinto dalle alte fiamme e le case illuminate. Premetti un dito sull'orecchio, sperando di riuscire ad eliminare il fischio che continuava ad accompagnarmi da quando era esplosa quell'auto; all'improvviso, vidi una palla di fuoco fare un arco da dietro le mura, con il punto di atterraggio esattamente sulla casa in cui stavamo riposando. Afferrai d'istinto la mano di Carl per trascinarlo via dalla casa, mentre lui si guardava in giro confuso, notando la bomba solo dopo un paio di minuti. Stavamo vagando già da un altro po' nella città, quando sentimmo delle voci diffondersi nell'aria, soprattutto una -che non riuscii a riconoscere-, che disse di trovare i ragazzi vivi, e di muovere un po' quel culo che si ritrovavano; non ci voleva fantasia, e nemmeno un genio per capire che eravamo io e Carl quei ragazzi, e che adesso avevamo anche i Salvatori alle calcagna, come se il fuoco non bastasse. Carl lanciò un fumogeno e se ne preparò un altro nella mano destra, per poi afferrarmi la mano con quella libera e indirizzarmi la strada da percorrere. Ad un certo punto una voce di fronte a noi gridò, avvertendo i compagni che era riuscito ad individuarci; un secondo uomo si mise al suo fianco quasi subito, puntandoci entrambi contro le armi e dicendoci che non ci avrebbero fatto del male, almeno, non ce ne avrebbero fatto se avessimo obbedito ai loro comandi. Carl allora mi sussurrò all'orecchio il suo piano: avrebbe lanciato il fumogeno, nel frattempo io mi sarei dovuta preparare per fuggire nel tombino, lui mi avrebbe raggiunto subito dopo; in questo modo saremmo spariti tra il fumo, proprio come i grandi maghi che avevano fatto la storia della magia. Annuii, dandogli una stretta alla mano come ulteriore segno di aver capito. A quanto pare i due uomini capirono che stavamo architettando qualcosa, per questo ci sottolinearono le armi che avevano in mano con un gesto; Carl però fu più veloce: lanciò il fumogeno lasciandomi la mano, permettendomi così di calarmi giù per le scale del tombino già precedentemente aperto, per poi seguirmi anche lui giù di sotto nelle fogne. Richiuse il tombino sopra di lui e aspettammo, sentendo se i passi sopra di noi se ne andavano, facendoci capire che se n'erano andati; ci vollero un paio di minuti, ma almeno avevamo la sicurezza che non ci avrebbero seguito. Una volta che fummo scesi nelle fogne lo vidi barcollare, per questo mi avvicinai a lui e gli feci passare un suo braccio lungo la spalla.
"No, ce la posso fare, tranquilla." Cercò di rassicurarmi lui, senza però ottenere il risultato sperato; infatti, scossi la testa dicendogli: "Tu mi hai aiutato, ora tocca a me."
Non protestò, ma si lasciò aiutare mentre mi incamminavo lungo le fogne; raggiungemmo gli altri in poco tempo, circa cinque minuti, prima di vedere Daryl venirci incontro con in braccio Judith. Gli feci segno di stare tranquillo, che ce la facevo a portarlo, mentre Carl mi chiedeva di farlo sedere più avanti, il più vicino possibile a Siddiq.
"Fammi vedere la gamba." Gli dissi, posizionando una mano sulla sua gamba.
"No, non serve." Rifiutò, afferrandomi la mano ed abbozzando un sorriso nella mia direzione. "Non avrebbe senso, non ce ne sarebbe più bisogno."
"Carl," lo richiamai, notando gli occhi che cominciavano a farsi più lucidi. "che cosa stai farneticando? Stavi zoppicando fino a due secondi fa, non ti reggevi in piedi!" Mi passai una mano tra i capelli, per poi portarne una ciocca dietro l'orecchio. "E poi cosa vuol dire che 'non ce ne sarebbe più bisogno'?" Gli chiesi, sentendo la preoccupazione salire nella mia stessa voce.
"Lo scoprirai presto, te lo prometto." Mi rispose, stringendomi debolmente la mano, come se qualcosa gli stesse prosciugando lentamente tutte le energie.
All'improvviso sentii dei passi avvicinarsi, per questo mi girai in quella direzione; passi pesanti e veloci calpestavano l'acqua, risuonando in tutta la fogna. Mi sporsi appena in avanti senza lasciarli la mano, cercando di capire di chi si trattasse attraverso la penombra del posto: erano Rick e Michonne; lui andava spedito, lei lo seguiva dietro. Carl mi diede un'altra stretta alla mano per richiamare la mia attenzione, sorridendomi poi ed annuendo, segno che era l'ora.
Un groppo mi si formò in gola, mentre la preoccupazione invadeva ogni centimetro del mio corpo.

ANGOLO AUTRICE
Hola gente! Scusate l'orario, ma ho potuto pubblicare solo ora perché sono dovuta andare all'allenamento di pallavolo e ho avuto troppo da studiare in tutti sto giorni.
Piaciuto il capitolo? Spero di sì.
Buonanotte piccoli e grandi lettori.

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