Chapter 38 - Sacrificio

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Mi avevano ferita al fianco, quando avevo sentito quella spinta era stato il proiettile che mi aveva colpito. Controllai se ci fossero entrambi i fori, quello d'entrata e quello d'uscita; il primo l'avevo individuato, ma il secondo non riuscivo a sentirlo in alcun modo, da nessuna parte.
"Cazzo." Imprecai, ricacciando indietro le lacrime, rendendomi conto che non era quello il momento giusto di piangere.
Feci mente locale della situazione: non ero sicura che il proiettile fosse uscito dal mio corpo -dato che non avevo individuato il foro d'uscita-, quindi c'era il rischio di infezione nel caso non l'avessi tirato fuori in tempo; dovevo medicarla all'istante. Non avevo niente per lavarla e disinfettarla, quindi mi limitai a bendarla, strappando l'orlo della maglia che avevo addosso e usandola come una benda. Alzai lo sguardo, sentendo un dolore lancinante, come se avessi un coltello dentro la ferita che continuava a girare. Notai di fronte a me una scena abbastanza singolare: Negan e Rick si trovavano uno di fronte all'altro sotto all'albero con il mosaico appeso; stavano parlando, mentre il primo era pronto a colpire l'altro con la mazza e il secondo ad ucciderlo, nonostante non avesse un'arma. La situazione si ribaltò immediatamente, però: non appena Negan provò ad attaccarlo, Rick lo disarmò abbastanza velocemente, facendo un giro intorno al tronco dell'albero e colpendolo alla mano, approfittando poi del secondo di distrazione dell'altro: afferrò un pezzo di vetro da per terra per usarlo come arma, mentre l'altro si riprendeva dal disorientamento causato dall'improvviso gesto. Sapevo qual era l'obiettivo di Rick, e io dovevo fermarlo, facendo ciò che Carl aveva voluto fin dall'inizio: mentre ci stavamo dirigendo verso Ocean Side, mi aveva confessato di aver scritto delle lettere per me, Negan, Enid, Rick e Michonne, chiedendo ad ognuno qualcosa; a me aveva scritto di fare in modo che Negan e Rick andassero d'accordo, mettere insieme due popoli tanto diversi quanto uguali. Anche se a fatica, mi alzai in piedi, cercando di ignorare le continue fitte al fianco, per poi fare qualche passo avanti, prima di cadere a faccia a terra. Mi sforzai di rialzarmi, questa volta rimanendo ferma sul posto, per evitare di poter ricadere.
"Rick! Negan!" Li chiamai, attirando l'attenzione di entrambi; Rick si girò solo per un attimo, per non perdere l'attenzione su Negan.
"Oh, ma guarda chi è arrivata." Disse Negan, rivolgendomi il solito sorriso da strafottente che si era affievolito quando Rick gli aveva puntato la scheggia di vetro.
"Vattene Gwen, non puoi capire." Mi avvertì quest'ultimo, tentando di convincermi dal rinunciare al mio intento. "Non sai cosa vuol dire perdere qualcuno per colpa sua."
"Invece so perfettamente che cosa vuol dire." Ribattei, rischiando un passo avanti; le gambe resistettero. "Sai perché mi avete incontrata da sola, quella mattina? Perché il mio gruppo era stato ucciso da lui." Indicai Negan, sentendo le lacrime tornare a spingere per uscire. "So benissimo cosa vuol dire perdere tutto per colpa sua, ma sono ancora convinta che nessuno meriti la morte." All'improvviso, l'atmosfera intorno a me sembrò calmarsi, non sentivo più il clamore della battaglia, ma un semplice ed inquietante silenzio.
"Non possiamo andare avanti così, con persone che muoiono per colpa sua." Si difese, facendo un passo avanti verso Negan.
La mano di Carl raggiunse la mia come un letto caldo e morbido dopo una giornata stressante e faticosa, era confortante e allo stesso tempo essenziale, come se riuscisse a darmi forza e coraggio attraverso quella stretta.
"Oh povero Rick, cerchi vendetta; peccato ti pentirai subito dopo di avermi ucciso." Lo stuzzicò Negan, ostentando un passo verso l'altro, come a sfidarlo.
"Fallo Rick, uccidilo! Per Abram! Per Glenn!" Lo incitò Maggie, che si trovava poco dietro di noi; guardava la scena con uno sguardo omicida e pieno di sete di sangue, desiderandone uno in particolare: quello di Negan.
A quanto pare, la battaglia contro gli altri Salvatori era finita, ed avevamo vinto.
"Papà, non farlo! Possiamo utilizzarlo per i nostri scopi, nessuno merita di morire!" Gridò invece Carl, facendo un passo avanti.
Il dolore al fianco si era attenuato, diventando come un rumore sordo alle mie orecchie; non sapevo se stessi ancora sanguinando, ma la sensazione di umido e appiccicaticcio che sentivo sulla gamba mi faceva presupporre qualcosa.
"Carl, devo farlo, ha ucciso e ferito troppe persone." E dopo ciò, tagliò la gola a Negan ancora prima di dargli il tempo di difendersi; il sangue sgorgò in un fiotto copioso dalla parte recisa, mentre dalla bocca della vittima veniva fuori un gorgoglio strozzato e sorpreso. Maggie urlò per la gioia, come se si fosse liberata di un peso che la schiacciava da troppo tempo; Carl invece scosse la testa trattenendo il respiro, abbassando lo sguardo, come ferito dal comportamento del padre. Osservai il corpo di Negan, mentre veniva scosso da degli spasmi leggeri causati dalla grossa perdita di sangue. In quel momento, non so bene perché, provai pietà per lui: nessuno meritava la morte, soprattutto se lenta e dolorosa, come quella causata da dissanguamento. Gli occhi di Rick finirono in quelli delusi del figlio, che lo fece dubitare sulla sua scelta di uccidere un uomo malvagio, seppur umano.
"Aiutatelo, portatelo ad Hiltop e curatelo." Disse Rick alla fine, chiamando alcuni uomini che eseguirono ciò che aveva chiesto.
Le urla di dolore di Maggie si diffusero nell'aria, mentre Carl esalava un sospiro di sollievo per la decisione presa dal padre. Dopo qualche secondo, mi fece segno che ormai era ora di andare, cominciando a trascinarmi con sè, mentre Maggie cadeva sulle proprie ginocchia e riversava su Rick parole pesanti e ricche di dolore; a quel punto le gambe cedettero, mentre quello che era un dolore sordo lasciava spazio ad uno forte e lancinante. Portai una mano sul fianco, notando che il sangue aveva cominciato a sgorgare come un fiume in piena; in poco tempo, la mano era già zuppa.
"Gwen, che cosa è successo? O cristo..." Esclamò Carl non appena vide la ferita, girandomi supina e premendoci una mano sopra.
"Durante la lotta mi hanno sparato, è per questo che mi ero allontanata." Risposi, aggrappandomi a lui con la mano libera; sentivo il respiro farsi più difficile.
"Avresti dovuto chiamarmi, stai perdendo troppo sangue." Mi rimproverò lui, mentre delle lacrime gli rigavano il viso dall'occhio sano; allungai la mano insanguinata verso la sua guancia, asciugandogli il pianto e facendogli una carezza sul viso, nonostante gli lasciai un segno scarlatto.
"Andrà tutto bene, te lo prometto." Dissi con un filo di voce, prima di essere avvolta dalle tenebre e finire tra le braccia dell'oscurità.

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