Capitolo 30 - Chiaccherata Sgradita

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Dwight e un altro paio di Salvatori mi accompagnarono dove si trovava "l'ufficio" di Negan; mentre il primo mi teneva per il braccio, non stringendo troppo sulla presa in modo da non farmi male, gli altri due mi guardavano in modo storto, imbracciando le armi e seguendo il loro capo, che stava sorridendo in faccia alla situazione. Non appena fummo arrivati, quest'ultimo fece lasciare la stanza a tutti, fino a quando non rimanemmo solo io e lui; prima di uscire, però, Dwight mi lanciò uno sguardo sia incoraggiante che preoccupato, conoscendo ormai da tempo i metodi di Negan. Mi invitò a sedere una volta che fummo rimasti soli, accomodandosi sulla sedia dal lato opposto, con Lucille sulla spalla sinistra.
"Ti mancavo così tanto?" Mi chiese, facendo una piccola risata mentre mi sedevo compostamente sulla sedia.
Quella voce roca ormai la incontravo anche nei miei peggiori incubi: mi inseguiva, perseguitava fino allo sfinimento e mi martoriava e torturava fino a quando ero in fin di vita; non ho mai visto la fine di quei sogni, non so fino a quanto la sopportazione del mio corpo può arrivare, ma non sono neanche così sicura di volerlo sapere. Non risposi alla sua domanda, mi limitai a guardarlo appena sotto gli occhi; era come un cane feroce e selvaggio: se lo guardavi negli occhi, anche con un piccolo e appena accennato luccichio di sfida, rischiavi di risvegliare il mostro dormiente al suo interno, finendo poi sbranato dai suoi feroci e taglienti denti.
"O eri qui per tuo padre, per caso?" Sussultai a quella domanda, ricevendo un sorriso divertito da parte sua, sapendo di aver fatto centro. "Tranquilla, non gli farò del male, se è questo di cui hai paura." Tentò di tranquillizzarmi, assumendo un tono serio e innaturale, come se quella voce non gli appartenesse più; mise la mazza di fianco a sè, appoggiata con il manico contro il tavolo, per poi allungarsi sopra ad esso. "Sai, non so come mi sono leggermente affezionato a quel ragazzino, ma quella che mi interessava, in realtà, eri tu. Voglio parlare con te." Incrociai le braccia al petto, stringendole forte e sentendo l'agitazione cominciare a scorrermi in corpo come un virus, contagiando tutti gli organi presenti. "A differenza sua, tu ed io abbiamo avuto una cosa in comune fin dal principio; certo, adesso anche Carl se n'è reso conto, ma tu ed io è da sempre che lo sappiamo." Rimasi ancora in silenzio, intenzionata a non rispondergli e mordendomi così forte il labbro inferiore che percepii ad un certo punto il familiare sapore ferroso del sangue; quando vi premetti contro un dito, infatti, vi ritrovai sopra il liquido scarlatto. "Entrambi abbiamo capito l'importanza che hanno le persone in questo nuovo mondo." Esplicitò finalmente, ignorando la piccola e leggera ferita che mi ero appena fatta.
Non potei fare a meno di scoppiare in una piccola risata, ricevendo uno sguardo da parte sua; più di tanto non mi preoccupai, dato che leggevo curiosità nei suoi occhi al posto di rabbia.
"A te non interessa un fico secco delle persone." Mi decisi a parlare finalmente, scuotendo la testa. "Almeno, non dopo le cose che ti ho visto fare."
Mi tornò alla mente l'episodio di ormai due settimane fa: i Salvatori ci avevano messo alle strette, mentre Negan camminava avanti e indietro di fronte a noi; eravamo tutti in ginocchio, con gli uomini davanti, seguiti dalle donne ed infine da bambini ed anziani. I maschi furono i primi ad essere uccisi e massacrati da migliaia e migliaia di colpi; alla fine degli spari, ad alcuni erano stati addirittura cambiati i connotati. Poi seguirono la stessa sorte le donne, gli anziani ed infine i bambini, costretti a guardare quel macrabo scenario. Io ero l'ultima, ma aveva deciso di risparmiarmi per utilizzarmi, facendo diffondere ciò che lui aveva da dire. Tutto questo era accaduto solo perché ci eravamo rifiutati di fornirgli ciò che ci aveva chiesto, cercando di preservare la nostra piccola 'comunità'.
"Non hanno accettato la mia richiesta, gli ho offerto altre possibilità, ma loro hanno scelto la morte." Scosse la testa.
"Non ti sei mai chiesta perché io abbia risparmiato te, e non qualcun'altro?" Mi domandò, alzando l'angolo della bocca e trasformando il tutto in un sorriso sghembo.
"Perché ero l'ultima rimasta?" La buttai lì, capendo che era la risposta sbagliata da come si mise a ridere non appena l'ebbi pronunciata.
"Io sapevo chi eri tu, per questo ti ho lasciata andare." Disse riappoggiandosi indietro, contro lo schienale della sedia. "Quando aiutai tuo padre, vidi una ragazzina correre via spaventata e in lacrime; Gavin mi raccontò la sua storia dopo averlo salvato, spiegandomi che quella ragazzina era sua figlia, Gwen. Solo quando ti ho rivista -due settimane fa- ho capito che eri tu, quella ragazzina di due anni prima." Mi rivelò, lasciandomi senza fiato; ero sempre stata sicura che mi avesse lasciato andare per puro caso, non perché mi avesse riconosciuta come la figlia di uno dei suoi uomini.
"Senza parole, eh?" Mi derise. "Ho letto nei tuoi occhi la stessa determinazione di tuo padre; anche tu avevi capito che le persone sono la miglior risorsa, sei fin troppo buona." Si alzò dalla sedia afferrando la mazza, per poi inginocchiarsi vicino a me e portare una delle mie ciocche dietro l'orecchio, in modo che potesse sussurrarmi all'orecchio: "Noi due siamo più simili di quanto pensi; l'unica differenza è il lato buono. Non è la bontà che salva una persona, ma la durezza con cui affronta di petto anche le situazioni più dure." Si alzò in piedi, richiamando qualcuno fuori dalla porta; capii ben poco, ma abbastanza da sapere che sarei rimasta con Dwight il resto del tempo.
Ero rimasta scioccata da ciò che mi aveva appena detto: io e lui eravamo... Simili? No, era impossibile, non sarei mai potuta essere come lui, non avrei mai potuto fare niente di quello che aveva fatto lui. Ogni volta che facevo qualcosa che ritenevo sbagliato, mi ripetevo che non ero poi stata così crudele, dato che niente era paragonabile a ciò che Negan aveva compiuto. Mi risvegliai dai miei pensieri solo quando sentii la mano calda e callosa di Dwight avvolgermi il braccio, seguita dalla sua voce che mi incitava a seguirlo fuori. Io ne fui più che felice, dato che volevo e avevo il bisogno di allontanarmi il più possibile da quel luogo orribile.

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