Coreano
Italiano🔴
La porta venne sbattuta talmente violentemente da destarti dal tuo sonno. Il buio ti avvolgeva, solo uno stralcio di luce che passava sotto la porta ti permetteva di vedere le sagome dei mobili nel salone. Cercasti a tentoni il telefono, finendo per buttarlo a terra per la sbadataggine. Con gli occhi che tentavano di chiudersi allungasti la mano per afferrarlo e vedere l'ora. Era quasi mezzanotte e le imprecazioni di Jimin riecheggiavano in tutta la casa, nel vano tentativo di fare una qualsiasi azione che non era capace. Ti rifiutasti di alzarti e, messo il telefono sul comodino, ti girasti verso il lato dove eri abituata a dormire per poi tornare con gli occhi chiusi. Sentevi il gelo ai piedi e questo ti impediva di riaddormentarti, al suo arrivo avresti messo i tuoi piedi gelati sulle sue cosce che, senza dubbio, sarebbero state calde. La porta della camera di aprì facendo entrare più luce possibile, rivelando il tuo ragazzo con una canotiera qualche taglia più grande di lui e i capelli in disordine.
-dammi una mano- disse solo, senza badare al fatto che tu stessi cercando di tornare a dormire, per poi correre di nuovo via. Lo guardarti sparire nuovamente dalla tua visuale, per poi udire quelle che sembravano pentole cadere rovinosamente al suolo. Di contro voglia ti alzasti e andati a controllare. Lo trovasti posizionato in punta al grande tavolo, con tre piatti davanti, del pollo, uova, qualcosa di bianco-marroncino, una delle pentole che sicuramente erano cadute e una bottiglia di olio.
-come si fa? - chiese perplesso appena si rese conto della tua presenza in cucina.
-come si fa che cosa? - chiedesti ancora intontita dal sonno.
-ma si che l'hai capito! Dai vienimi in contro ho fame! - urlacchio lui, prendendo una fetta di pollo e facendola sventolare in aria, nella speranza che tu capissi cosa volesse.
-vuoi lanciare quella povera fetta di pollo nello spazio? Sai che poi non la potrai mangiare? - dicesti divertita. Jimin ti guardo in modo disperato. Era appena tornato dagli allenamenti e, probabilmente, non aveva ancora cenato.
-dai su! Quella cosa alla Milano- lasciò andare il petto di pollo e si avvicinò a te, ti prese le braccia e ti trascinò davanti al tavolo.
-fai la magia- disse lui tutto contento, come se gli avessi detto che avresti cucinato per davvero.
-Jimin ti prego, è tardi, andiamo a dormire- cercasi di tornare in camera, fallendo però miseramente dal momento che Jimin ti afferrò per i fianchi e non ti fece muovere dal posto. Esasperata afferrasti il petto di pollo e iniziasti ad intongerlo nell'uovo.
-si chiama cotoletta alla milanese e la faccio solo perché ti amo- parlasti in italiano senza nemmeno accorgetene.
-sai che non capisco niente se mi parli in italiano- sussurrò lui, appoggiando il mento alla tua spalla e cingendo ti i fianchi.
-dopo tutto questo tempo non hai ancora imparato l'italiano? - ridesti dolcemente mentre preparavi la seconda bistecca.
-ti sbagli, ho imparato un sacco di cose in italiano-
-ah davvero? Parla un pò-
-ho imparato "pizza" Però questo lo sanno tutti... Una cosa che dici spezzo tu è "oh mio di si Jimin! Più forte proprio li! "- ti sussurrò all'orecchio, probabilmente conscio, o anche solo in parte, di quello che aveva appena detto. Con uno scatto fulmineo ti tirò giù i pantaloncini del pigiama, rivelando il tuo sedere tondo privo di intimo, a te piaceva dormire " Libera" E questo a Jimin non dispiaceva.
-che dici di insegnarmi altre frasi in italiano? - assestò un bel sculaccione alla tua natica destra.
-Jimin... Non a... Avevi fame? - sussurrasti già eccitata.
-posso aspettare- ti parlò all'orecchio, per morderti leggermente il lobo. Lentamente scese a baciarti il collo, aumentando le macchie violacee già presenti su esso. Afferrò saldamente i tuoi fianchi e fece scontrare il tuo fondo schiena con il suo bacino, procurandoti un leggero gemito. Con poca grazia fece scontrare la sua mano su una tua natica.
-amo il tuo sedere, lo potrei usare come anti stress- parlò più a se che a te. Lentamente fece scivolare la sua mano destra sulla tua intimità, senza però fare alcun movimento che ti permettesse di provare qualcosa che non fossero semplici brividi. Nel tentativo vano di indurlo a possederti allargasti le gambe e ti chinasti in avanti. Questo, però, non sembrò essere ben accetto da lui, che subito ti riaffermò, facendo passare il braccio sinistro sulla tua pancia, per permettergli così ti raggiungere anche il fianco destro, e ritirarti su.
-ferma così, voglio che ti fidi di me, ti reggo io- disse mentre ti fece appoggiare al suo petto. Con due dita afferrò il clitoride, stuzzicandolo con esse. In un primo momento le tue gambe rischiarono di farti cadere, ma la presa salda di Jimin ti fece rimanere stabile. Stuzzicò il tuo clitoride per quelle che sembravano ore. Lentamente i mugulii divennero gemiti, e i gemiti urla di disperazione. Non eri abituata a quella tortura troppo poco soddisfacente. Solitamente non si faceva molti scrupoli a penetrarti. Continuò a giocare con quella tua minuscola parte del corpo fino a farti venire. Lasciasti andare le gambe che scivolarono sul terreno, senza nessuna paura di cadere al suolo. Con il respiro affannato tentasti di girarti per poter rifugiarti nelle braccia del tuo amato, ma questo non era nei suoi piani. Senza aspettare che ti riprenderti decise di penetrati subito con tre dita. Quella presenza, benché così piccola rispetto ai tuoi standard, ti fece mancare il fiato. Un pò per la sorpresa e un pò per il sollievo. Dopo la tortura precedente sentire una parte di Jimin dentro di te ti dava la sensazione di toccare il cielo con un dito.
-JIMIN! - urlanti in preda al secondo orgasmo. Sentivi i tuoi liquidi colare per le tue gambe e le dita del tuo ragazzo uscire lentamente da te. Le portò davanti alla tua bocca e, con un pò di fatica, riuscì a fartele entrare, obbligandoti così ad assaggiare i tuoi umori. Con quelle dita fece come se fosse il suo membro a possedere la tua bocca, le spinse avanti e indietro. Causandoti anche qualche cognato di vomito. Proprio in quel momento decise di penetrarti. Urlasti, già immaginando il piacere che da lì a poco ti avrebbe invasa. Jimin non si premurò nemmeno di aspettare che ti abituasti alla sua presenza, eri talmente bagnata che era diventato estremamente facile per lui muoversi dentro di te. Tolse le dita dalla tua bocca e ti strinse i fianchi in modo brusco. Per lui possederti era qualcosa oltre ogni immaginazione. Lo sentivi ogni volta che facevate l'amore, era come se potessi sentire ogni suo pensiero. Sentivi l'amore che provava per te e la felicità di poter condividere momenti così intimi con te.
Raggiungere l'apice nello stesso momento. A quel punto sarebbe stato difficoltoso arrivare nella tua stanza camminando in modo decente. Fortunatamente Jimin aveva pensato anche a quello. Ti strinse a lui e ti portò nel salone. Ti coricò sul comodo divano e ti coprì con una coperta.
-credo che ora anche tu abbia fame, vado a cuocere le bistecche e poi te ne portò una, tu non ti affaticare. Ti amo-
FINE
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Scusate il ritardo
