Salii sul tram seguita da Lorenzo e, per grazia di Dio, non era pieno come mi ero aspettata. Mi sedetti al primo posto che trovai, posando completamente il mio sguardo verso il finestrino, sapendo che in piedi di fianco a me, avevo Lorenzo.
Nel tram regnava il silenzio, il rumore del motore che emetteva era l'unica -se si poteva dire, dato che io lo trovavo fastidioso, soprattutto in giornate brutte come questa- melodia del momento.
«A mensa mangi sempre da sola?».
E fu così che la domanda più stupida della giornata fu assegnata a Lorenzo Ostuni.
Mi voltai verso di lui, un'espressione curiosa era stampata sul suo viso, mentre si mordicchiava il labbro inferiore e quell'azione mi fece ricordare per l'ennesima volta i tempi alle medie.Quando io e Lorenzo eravamo alle lezioni di recupero di matematica, lui aveva sempre quell'espressione curiosa e si mordicchiava qualsiasi cosa aveva in mano o il labbro, quando chiedeva qualcosa alla professoressa. A quelle lezioni ero talmente concentrata a guardare ogni minimo dettaglio di lui che al posto delle espressioni che ci venivano assegnate, scrivevo Lorenzo+Ostuni.
«No», risposi vaga, ritornando nel mondo reale, davanti a quello che era un cresciuto ragazzo di cui mi ero perdutamente innamorata.
«Forse ti ho friendzonato perchè sei molto timida! Dovresti imparare a socializzare con gli altri, sai, le ragazze così mi intrigano molto ed è più facile fare conoscen-», lo interruppi, alzando una mano come segno di tacere.
«Perfavore, puoi smetterla di parlarmi di quello che è accaduto alle medie?».Non parlò più.
Evidentemente tutti gli argomenti che aveva da tirar fuori erano i miei dolori più grandi, che s'era tenuto per lui. Dopo venti minuti, ero arrivata alla mia fermata e mi toccava solo raggiungere la fermata del pullman a piedi, arrivando a casa dopo circa altri venti minuti. Sospirai quando scesi dal tram, senza neanche degnarmi di guardare Lorenzo che si era seduto al mio posto non appena mi ero alzata.
Mi misi il cappuccio e a passi spediti raggiunsi la fermata del pullman, riparandomi sotto la pensilina, tutta bagnata. La pioggia certo, era meravigliosa vederla dalla finestra della mia stanza, magari gustandomi una bella cioccolata calda, circondata da delle soffici e profumate coperte, ma quando si trattava di doverla affrontare, era sicuramente la cosa che odiavo di più.Picchiettai la suola della mia scarpa destra contro il cemento, le gambe conserte, con i miei occhi vaganti tra una macchina e l'altra, i miei pensieri si riposarono per l'ennesima volta in quella giornata, su Lorenzo.
Cos'aveva in riserva per me il destino, per avermelo ripresentato nella mia vita?
Era troppo bella per viverla?
Ripensare al mio passato era di certo per me come camminare nella sabbia bollente della spiaggia d'estate, a piedi nudi.
Rabbrividii, l'aria gelida sembrava tagliarmi la pelle e quando sentì il mio cellulare squillare nella tasca della mia giacca, roteai gli occhi al cielo. Prenderlo era l'ultima cosa che volevo fare ma la suoneria di Star Wars era talmente alta che i presenti nella fermata posarono tutti lo sguardo su di me. Roteai gli occhi al cielo, prendendo velocemente il telefono e rispondendo alla chiamata senza neanche guardare sul display chi era.
Misi l'arnese accanto al mio orecchio, la voce di mia madre mi risvegliò dai miei pensieri, «Dove sei?!».«Alla fermata del pullman», risposi, fermandomi col picchiettare il piede contro il cemento.
«Ok, sbrigati perchè io-», la interruppi subito appena vidi il pullman arrivare da lontano, salutandola e promettendole di arrivare a casa sana e salva.
Riattaccai e misi il telefono nella tasca, fermando il pullman e salendo. Fortunatamente non c'era praticamente nessuno quindi ebbi l'imbarazzo della scelta nel scegliere i posti e come sempre, finì in fondo, mi misi le cuffie nelle orecchie e feci partire la mia playlist preferita di canzoni, appoggiando poi la mia testa contro la finestra del pullman.Sembrava che a Milano non ci fosse stato il sole per settimane, eppure aveva iniziato a piovere solo qualche ora fa.
Forse Milano provava le mie stesse emozioni, dal raggiante e voglioso risveglio alla voglia di buttarmi sul materasso del mio letto e urlare contro il mio cuscino, sfogando la mia rabbia.3 anni fa
[third person's pov]Tornò a casa, sbattendo la porta della sua stanza, distruggendo per una frazione di due secondi il silenzio che c'era da quando aveva messo piede all'interno della sua dimora.
Le lacrime iniziarono a scendere ininterrottamente dai suoi occhi, finendo per bagnare la sua frangetta e il resto del suo viso.
Sbattè violentemente la schiena contro la porta, senza pietà per il suo povero corpo magro.
Le immagini dei ragazzi che la guardavano deridendola la portavano a ripetere l'azione dello sbattere la sua schiena e la sua testa contro la porta, come nella sua testa si ripetevano le voci delle ragazze quando all'intervallo era andata in bagno.Le sembrava di aver commesso un reato grave, innamorarsi di un ragazzo e confessargli i suoi sentimenti faccia a faccia. Aveva per la prima volta dimostrato amore ad una persona e quest'ultima se n'era altamente fregata. Si chiedeva se avrebbe mai trovato una persona che l'amasse come suo padre faceva con sua madre, a quei tempi.
Era grazie a loro se per lei l'amore era un concetto incasinato, ma senza i suoi limiti.
Per quanto tu possa addolorarti per aver amato una persona, l'amore dimostrava che non era la fine della tua strada, che c'era ancora tanto da fare.Si asciugò le lacrime e smise di sbattersi contro la porta. Prese una forbice dalla sua scrivania e corse in bagno, sentendo intorno a lei un ticchettio di lancette di un orologio, come se la stessero incitando a velocizzarsi. Si piazzò davanti allo specchio e senza neanche prendere un lungo sospiro come di solito faceva prima di compiere un'azione che lei già sapeva non sarebbe andata per il verso giusto, alzò il braccio, piazzando le forbici all'altezza della sua frangetta e, tagliò.
Delle ciocche caddero verso il lavandino.
Tagliò e tagliò finchè vide finalmente la sua fronte, perfettamente liscia ed intatta.Fece cadere la forbice nel lavandino, assieme alle ciocche di capelli che aveva appena tagliato e rimase a fissarsi nello specchio per quel che sembravano minuti infiniti.
Si portò una mano sulla fronte, attratta da come era grande, con sorpresa.
Fu in quel momento che Federica capì che stava cambiando qualcosa.
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❝STILL GOT TIME.❞
Fanfiction«Ciao, sono Lorenzo, non pensavo che una ragazza così carina potesse stare da sola». «Piacere, sono quella che avevi friendzonato in terza media». [FANFICTION SU LORENZO OSTUNI] © spearhaes // 2018