Capitolo 16

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<<Oh mio Dio >> fu tutto quello che disse Ethan prima di inginocchiarsi accanto all'amico cercando di tirarlo su.

Sophia era immobile, ancora con la pistola in mano, davanti a quella scena orribile. Aveva davvero sparato ad Austin? Lei, che lo amava più di ogni altra cosa, le aveva fatto del male.

<< Cosa facciamo adesso? >> fu l'unica cosa che Sophia riuscì a dire, mentre guardava i corpi degli altri ragazzi a terra, tutti tranne quello del suo ragazzo. Ryan prese Austin sulle spalle e la fissò con odio profondo.

<< Tu niente, hai già fatto abbastanza >>. Caricò Austin in macchina e partì con gli altri due al seguito. Non potevano portarlo in ospedale, avrebbero fatto troppe domande, dovevano portarlo subito al rifugio e avvisare tutti gli altri che Austin Evans, l'invincibile capo che non si era mai fermato davanti a niente e a nessuno, era stato messo KO dalla sua ragazza. Era mortificata e non riusciva ancora a realizzare che se Austin si trovava in pericolo era per colpa sua. Mentre guardava fuori dal finestrino con la testa di Austin sulle sue gambe, ancora incredula e incapace di formulare qualsiasi tipo di frase, Ethan le posò una mano sulla spalla, quello di cui aveva davvero bisogno. Sapere che almeno lui non la stava odiando quanto Ryan e quanto l'avrebbero odiata tutti gli altri.

Appena arrivarono al rifugio dovettero superare la soglia di casa in mezzo a tutte le domande di William e Cait, che intanto erano tornati a casa dai loro lavori.

<< Cosa è successo? >> chiese Cait quando vide Ryan entrare con Austin sulle spalle, mentre si portava una mano davanti alla bocca per lo spavento e con l'altra richiudeva la porta. 

<< Lasciamo a dopo le spiegazioni, chiamate Jake e ditegli di venire subito qui >> disse Ryan stendendo Austin sul letto della sua stanza.

<< Jake è un nostro amico che ha studiato medicina, è lui che ci salva sempre la pelle dopo spiacevoli incontri >> spiegò William quasi leggendo nel pensiero di Sophia. Lei si limitò ad annuire. Si avvicinò al letto sotto lo sguardo assassino di Ryan, accarezzò la fronte di Austin spostando qualche ciuffo ribelle e pulì il volto sporco di terra con una salvietta imbevuta. Si sentiva inutile e colpevole, il minimo che potesse fare era rimanergli accanto. Quando arrivò Jake, un ragazzo altissimo e dagli occhi scuri così come i suoi capelli, lasciò un tenero bacio sulla fronte del suo fidanzato ed uscì dalla stanza.

In poco tempo la voce che il capo fosse rimasto ferito in una sparatoria si sparse per tutti i componenti del gruppo, che arrivarono uno per volta fino a riempire il rifugio. Sophia si sentiva mancare l'aria in quella confusione di gente e decise di uscire fuori per qualche minuti. Una volta fuori dal rifugio notò William seduto sul marciapiede e decise di sedersi accanto a lui senza dire nulla: quando il cuore fa male le parole danno la nausea. William la vide accanto a lui e si asciugò velocemente le lacrime.

Dopo un'eternità in cui regno il silenzio, fu lui a rompere il ghiaccio.

<< Austin mi ha salvato.. gli voglio bene, non posso credere che adesso sia in pericolo, io.. sarei perso senza di lui >>

<< In che senso ti ha salvato? >> chiese lei sperando di non essere troppo invadente. Non conosceva quasi per niente William e non aveva molta confidenza con lui. Non che il riccio si fosse mai dimostrato disponibile al colloquio nei suoi confronti, anzi. 

<< In tutti i sensi, psicologicamente e fisicamente.. prima di incontrare lui ero un bambino indifeso che aveva paura della sua stessa ombra. Sai, io sono l'ultimo di sei figli, i miei genitori sono morti in un incidente e hanno lasciato tutto nelle mani di mia sorella maggiore quando io avevo solo cinque anni. Lei ha dovuto lasciare la scuola per prendersi cura di noi, ma gli assistenti sociali ci hanno separato. Da quello che so i miei fratelli sono in Europa, io vengo da lì, mentre io sono stato adottato da una famiglia di Winnipeg. Quando sono arrivato qui mi sentivo abbandonato, mi sentivo così solo.. le scuole medie per me sono state un vero incubo, tutti mi trattavano come se avessi la lebbra solo perché ero migliore di loro, troppo maturo per la mia età, mi picchiavano, mi prendevano in giro, e quando sono arrivato alle superiori avevo così paura che potesse ricominciare quell'inferno che mi sono chiuso in me stesso fino quasi a scomparire. Poi un giorno, dopo essermi diplomato, ho incontrato Austin, ero alla fermata del pullman e mi chiese perché me ne stavo in disparte e se volessi una sigaretta. Da quel giorno mi resi conto che era inutile fingere di non esistere perché la gente mi avrebbe visto sempre e comunque, allora tanto valeva vivere e farlo bene, godendosi ogni minuto, perché non sai mai quando tutto può sfuggirti di mano. Io e Austin diventammo subito amici e cominciammo a lavorare insieme per un tizio che ci faceva fare dei lavoretti per spaventare la gente, avrai sicuramente sentito parlare di Chase. Io mi sentivo bene nel farlo, sentivo che qualcuno aveva paura di me, cosa che io avevo avuto per tanto tempo ed era giunto il momento di fargliela pagare. Austin mi è sempre stato vicino e quando è passato al comando io sono stato il primo a offrirmi come suo uomo di fiducia. Poi è arrivata Cait e tutto è migliorato nella mia vita. Per la prima volta sentii di essere davvero completo nonostante la mancanza dei miei fratelli >> sorrise pensando a lei.

Manette a forma di cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora