Capitolo 10

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Dopo aver comparato il tasso degli alcolici nei ragazzi americani con quello dei giovani europei che accedono all'alcol appena raggiungono la maggior età, finalmente lo Stato si è reso conto che era solo un danno porre 21 come gli anni necessari per bere. Così cinque anni fa , con l'opposizione di molti, è stato creato una nuova legge che permetteva a qualunque maggiorenne d'accedere all'alcol con lo scopo di dare ai ragazzi educazione e familiarità con l'alcol.
Grazie a questa nuova legge la vita dei ragazzi americani è cambiata radicalmente, naturalmente in senso positivo, e sono nate nuove discoteche chiamate "under 28" dove il divertimento andava avanti per tutta la notte.

La discoteca in cui eravamo andate era aperta da poco vicino al centro. Era grande e affollata con prive molto eleganti, pali da strip club e un enorme bar con tutti i liquori immaginabili.
«Levi scrive che arrivano in una ventina di minuti...» disse Rebecca leggendo il messaggio sullo schermo del cellulare
Levi era come a dire...in mezzo tra amico e qualcos'altro. L'ha conosciuto non più di un mese fa quando si è lasciata con il suo ragazzo, non l'ho mai visto di persona ma dalle foto che mi ha mandato Rebecca, ho più che approvato.

«...allora da dove vuoi cominciare? Dal bar o dalla pista?»  due sono i consigli che do a chi ama divertirsi in discoteca: il primo è appena entri dirigiti subito verso il bar e prendi qualcosa giusto per sentirti più rilassata. Il secondo consiglio è: dopo il bar, sentiti una dea (o un dio) e scendi in pista!
Così facemmo io e Rebecca, dopo aver preso degli shortini di tequila andammo a ballare.
La pista era molto grande ma altrettanto affollata, si faceva fatica a muoversi ma nonostante ciò, c'era qualcosa di estremamente eccitante nel strusciarsi sugli altri. Ballavamo dimenando i fianchi e cantando a squarciagola i ritornelli che riconoscevamo.
In quel momento mi sentivo al culmine della felicità perché per dei piccoli e terminabili istanti ero riuscita a dimenticarmi dei miei problemi: non detestavo più l'idea di aver lasciato Benjamin, non mi preoccupavo più della vendetta, non mi interessava di combattere per ottenere l'eredità di mio nonno e non mi dispiaceva conoscere la nuova fidanzata di mio padre. Tutto andava a meraviglia e sembrava più semplice, mi sentivo bene ed ero in pace col mondo.
Stanche e assetate andammo a riempirci di carburante al bar, questa volta prendemmo un drink analcolico visto che la serata era ancora lunga e non volevamo ancora ubriacarci. Molti ragazzi cercarono disperatamente di intrattenerci ma con scarsi risultati visto che ci dichiaravamo lesbiche sbaciucchiandoci davanti a loro. Era un giochetto che facevamo spesso quando volevamo restare da sole ma il più delle volte eravamo in vena di compagnia e finivamo per accettare gli avances di quelli che ritenevamo assolutamente scopabili. Ma quella sera non volevo e non potevo avere "compagnia" per la pazzia che ho promesso a Benjamin.
Richiamare alla mente il suo nome mi porto una serie di immagini associate a lui: i suoi capelli nero corvino, i suoi occhi chiari, la  sua bocca seducente e i suoi baci lunghi e indelicati, le sue braccia virili e le  sue mani che mi toccano ovunque. Lo immaginai nudo sopra di me e sentii che le mie mutandine cominciavano  a bagnarsi, strinsi forte le gambe, e continuai a pensare a lui. Già mi mancava il suo odore, la sua presenza, il suo corpo e l'effetto che ha su di me. Probabilmente a quest'ora sarei stata in camera sua sopra di lui a farmi insegnare qualche nuova mossa oppure sdraiata con le gambe divaricate.
«a che pensi?» chiese Rebecca togliendomi dal mio meraviglioso mondo di fantasie su Benjamin
«a niente..»
«ah davvero? Improvvisamente sei diventata rossa»
«sarà per il caldo» dissi alzando il bicchiere per portarlo alla bocca. Per fortuna il cellulare di Rebecca vibrò e lei si affrettò a rispondere al messaggio
«non entrano prima di 10 minuti, accidenti fuori c'è una lunga fila. Hanno preso una prive e alcune persone sono già dentro, vuoi raggiungerli?»
«no, voglio ancora stare in pista. Digli che li aspettiamo» le dissi poggiando la lattina vuota del tè al limone sul bancone del bar. Visto che cominciavo a sentirmi di nuovo sobria e a pensare a Benjamin, presi un cocktail a base di rum. Appena l'alcol cominciò a fare effetto portando con se quel senso di leggerezza e di pace interiore, tirai Rebecca in pista per ballare una canzone di Sage the Gemini.

Dopo il rifiuto di un bel po' di ragazzi che ci provavano Rebecca mi chiese che avessi perché non era proprio da me comportarmi da santa in discoteca. Le raccontai della promessa che avevo fatto a Benjamin e ne reagì male.
«tu hai fatto cosa? Iris come hai potuto promettergli una cosa del genere? Credevo foste solo scopamici» disse con un espressione  allibita sul volto. Il suo sguardo mi fece sentire stupida e ingenua, ciò che normalmente non ero.
Sapevo bene che non le piacesse affatto che scopassi il mio fratellastro, lo trovava rischioso e troppo complicato. In più aveva una cattiva opinione su Benjamin, lo riteneva senza scrupoli.
Mi trascinò fuori dalla pista per farmi una lunga ramanzina e la cosa peggiore è che sapevo che aveva ragione; più andava avanti, più mi convinceva che  la mia relazione con Benjamin era solo uno sbaglio.

Yes ⭐️ or not?

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