Capitolo 3

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Un semplice nome mi provocò una stretta al cuore e accelerò il mio battito.
«So che l'estate scorsa si è trasferito proprio a New York. Non lo trovi una coincidenza che tu stia andando proprio lì?» la sua punta di sarcasmo nelle parole che mi ferivano non faceva che irritarmi.
«ormai dovresti metterci una pietra sopra a quello che.. »
«Benjamin , quello che faccio nella mia vita non dovrebbe interessarti. Chi si fa i cazzi suoi vive cent'anni » il mio tono era gelido e il mio sguardo distaccato.
Addio alla bella atmosfera che c'era. Che problemi aveva quel ragazzo? Perché si ostinava a rovinarmi la giornata?!
Quando stette per replicare con sicuramente una stronzata che non avrebbe fatto altro che ferirmi, lo fermai aprendo bocca per prima.
  «vado a farmi la doccia» Dissi uscendo di sua camera. Non volevo proseguire quel discorso un minuto in più. Mi avrebbe solo portato a dire cose di cui sicuramente mi sarei pentita. Cavoli! Perché le cose erano andate a finire in questo modo? Partire dopo una lite con lui non era proprio quello che desideravo.

Dopo aver guardato l'orologio mi resi conto che in meno di due ora dovevo essere all'aeroporto e corsi in doccia. Mi lavai velocemente e decisi di cambiarmi i vestiti visto che quelli che avevo prima Benjamin li aveva ridotti in condizioni indecenti: aveva privato della mia camicia quasi di tutti bottoncini con la sua fretta di spogliarmi.

Mi misi degli shorts neri strappati e un leggero top rosa chiaro a maniche corte. Con il clima d'Agosto nessun altro abbigliamento sarebbe stato più appropriato. Il problema però nasceva dalla scolatura a V che lasciava intravedere i succhiotti di Benjamin. Era proprio necessario che me li facessi? Cosa avrei detto a mia madre se li avesse visti?! Oh scusa mamma , sai com'è, ho appena scopato con il mio fratellastro. Mi avrebbe sicuramente diseredata o non mi avrebbe più parlato per molto tempo.
Cambiai la maglietta e in meno di un quarto d'ora ero giù nel salone a salutare mia madre e  marito.
Mia madre dopo le solite raccomandazioni mi abbracciò con le lacrime negli occhi e George le passò una mano sulla schiena dopo averle dato un bacio sulla fronte. Perché Benjamin non aveva ereditato la sua delicatezza? Sua madre deve essere una stronza!
George era un ottimo marito e devo ammettere che da quando mia madre si era risposata sembrava felice.
«Dov'è Benjamin? Perché non è qui per salutarti?»
chiese George guardandosi intorno in cerca del figlio.
«Ci siamo già salutati» risposi sfoderando il mio più falso sorriso. Cos'altro potevo rispondergli? Beh George, vedi tuo figlio è uno stronzo senza gloria che dopo avere avuto l'onore di fare sesso con me si è permesso di aprire un argomento che è tabù per me? No, sarebbe suonato male!
Salutai di nuovo entrambi e finalmente fui fuori casa.
Per tutto il tragitto verso l'aeroporto non feci che insultare Benjamin e il suo cazzo di modo di comportarsi e quando arrivai all'aeroporto avevo consumato il mio vocabolario di insulti.
L'aeroporto di Chicago era così grande  da riuscire a farmi sentire sola e così affollato da impaurirmi. Ero arrivata in orario e mentre Preston si occupava d' imbarcare i miei bagagli ero seduta al bar dell'aeroporto  a leggere una  rivista di moda per informarmi su quale marche stessero dominando il mercato; la collezione Klein veniva tra gli abiti più venduti e ricercati e ciò mi rendeva fiera di mio padre, lavorava come un forsennato!
Preston tornò dopo una ventina di minuti e mi informò che l'aereo sarebbe stato in ritardo di cinquanta minuti.
«Fa niente. L'importante è arrivare» Risposi chiudendo la rivista.
Anche se la cosa mi seccava non volevo rovinarmi quel che restava del mio buon umore, ci aveva già provato qualcuno.

Mi alzai dalla sedia raccogliendo le poche cose che avevo e dopo aver salutato Preston
seguii le sue indicazioni per passare i controlli poi , mi diressi verso la sala d' imbarco senza perdermi. Il che era un miracolo ma confesso che per trovare il Gate giusto l'avevo chiesto ad almeno tre persone.

Arrivata al mio Gate cercai una panchina su cui sedermi . Lì tra persone di ogni razza , età e sesso , la mia attenzione fu catturata da un un gruppetto di sei ragazzi che erano tutti vestiti allo stesso modo. pensai che fossero un gruppo di ballo che andava o ritornava da una competizione.
Formavano un piccolo cerchio, in piedi nella direzione opposta alla mia, e in qualche modo mi sentivo molto osservata da loro, particolarmente da uno dei tre ragazzi del gruppo con delle grosse cuffie nere appoggiate sulle spalle e il cappuccio della felpa che copriva i suoi capelli bruni.

Visto che non sapevo cosa fare e a quanto pareva l'aereo non arrivava in meno di mezz'ora ,  decisi di mettermi le cuffie e continuare a sfogliare la mia rivista ma quando alzai un attimo gli occhi dalla rivista vidi che il ragazzo dalle grosse cuffie stava venendo verso di me.

Yes ⭐️ or not?

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