capitolo VI. Dentro l' incubo.

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Alzo gli occhi al cielo e vedo l' imponente sagoma di un uomo.
Sembra essere sulla sessantina, era calvo, alto, tozzo, grasso e muscoloso. Gli occhi erano grigi, quasi bianchi, erano gelidi come l' espressione sul suo volto.
Rimase immobile; lo scruto a lungo ma egli non sembra accorgersi della mia presenza.
... silenzio totale.
Incomincio a stufarmi, mi sembrano siano passate ore, guardo l' orologio.
<<Ma che succede?>> Penso.
<<Le lancette non si muovono. Non emettono più il loro famoso piccolo e acuto ticchettio.>> Era un orologio vecchio, me lo regalò mio padre prima di morire.
Non me ne sono mai separata.
Tengo lo sguardo rivolto verso il basso, mi sento osservata.
Vorrei alzare lo sguardo ma qualcosa me lo impedisce. Come una forza astratta, invisibile.
Sento un brivido percorrermi lungo la schiena.
Tento nuovamente di voltarmi ma non riesco più a controllare il mio corpo.  Non ci riesco!
Tutto si fa più pesante, l'aria stessa sembra schiacciare i miei polmoni. 
Mi tremano le gambe.
Sento una risata.
<<Come si permette?!>>
Dalla mia bocca non fuoriesce nessun suono.  Ritento. Nulla.
Le parole sono bloccate in gola; spingono per poter uscire fuori ma è tutto inutile.  Neanche il suono più acuto esce da essa.
Mi brucia la gola.
La mie corde vocali sembrano aver ceduto. Non riesco a dire nulla.  Gli occhi sono l' unica cosa che attualmente riesca a controllare. 
Alzo il mio sguardo, credo sia evidente il mio stato di sgomento.
È papabile. È leggibile. I miei occhi lo riflettono. Il mio stesso corpo mi tradisce.
Non ne posso più!
<<Che razza di sogno sarebbe?!!>>
Anche stavolta le mie parole sono trattenute unicamente nei miei pensieri.
Sono bloccata nel nulla!
Il signore misterioso posa il suo sguardo su di me.
Noto solo ora che tutto il suo outflit è completamente bianco.
Improvvisamente rompe il silenzio.
<<Amanda, Anne Cecilia.>>
<<Amanda, anne , Cecilia. >>
<<Amanda, Anne, Cecilia.>>
Continua a ripetere. Come fosse una cantilena.
<<Amanda, Anne, Cecilia. >>
Il suo tono si fa improvvisamente più serio.
Più aggressivo.
<<AMANDA, ANNE, CECILIA!   Hai commesso un grave errore! Ora non potrai più tornare indietro!>>
Lo fisso incuriosita.
Ma non riesco a dire nulla.
Il suono di una campana echeggia nello strano posto.
<< Ormai è troppo tardi!!>>
La sua bocca si chiude rigidamente. La sua faccia è deforme,  sembra si stia sciogliendo!
Sento qualcosa afferrarmi le caviglie.
Cerco di dimenarmi ma è inutile.
Non ho nessun controllo del mio corpo qui!
Mi arrendo e mi lascio trascinare.
Ho la sensazione di sprofondare lentamente.
Inizio a non vedere più nulla;  guardo per l'ultima volta quella "dimensione"?
Tutto scompare. Sprofondo.
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Sento la mia canzone preferita rimbombarmi nelle orecchie.
Mi accorgo di essermi appena svegliata.
Mi guardo intorno; sono nuovamente in camera mia.

Il diario degli incubi: La Foresta Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora