La famiglia Huxtable

530 6 2
                                    

Spalancai la finestra sulla grigia strada di Manhattan, facendo entrare la luce del mattino che illuminó il mio monolocale.

Mi girai per ammirarlo ancora: era molto semplice, composto solo di un tavolino al centro della stanza, un divano ed una libreria attaccati al muro, ed il piano cucina su quello opposto. Eppure, ne ero molto soddisfatto.

Sí, io, Mario, studente italiano di 16 anni, avevo vinto una borsa di studio che mi avrebbe permesso di frequentare il triennio del liceo negli Stati Uniti, ed ecco che una settimana dopo il mio arrivo a Manhattan, quel posticino era giá il mio regno.

Mentre finivo di riordinare le cose lasciate in giro, qualcuno suonó al campanello.

"Chi é?" gridai, togliendo le coperte dal divano

"Apri, Mario, sono Theo!"

Theo era ormai il mio migliore amico, con lui avevo parlato di tutti i miei segreti, e vice versa; era stato lui a farmi integrare nella nuova scuola.

Lo feci entrare.

"Ehila, Theo,che racconti?"

"Che finalmente é arrivato sabato, e possiamo concederci un po' di divertimento"

Theo non era un grande amante della scuola, e forse per quello era ripetente.

"Hai proprio ragione, amico!"

"Vieni a mangiare pranzo a casa mia?"

L'invito mi fece molto piacere : la famiglia di Theo, gli Huxtable, era sempre stata molto gentile e ospitale con me, era un po la mia nuova famiglia.

Abitavano poco distante, giusto a 30 o 40 metri da casa mia.

"Certo, con molto piacere!"

uscimmo subito di casa.

"Ehi, Mario, hai presente Lana Herrman?"

"Si, certo, quella che ti piace"

"Esatto, proprio lei! Ha accettato di uscire con me, io e lei da soli"

"Grande Theo!" dissi battendogli il pugno.

Fummo in breve a casa Huxtable, e la persona che ci venne ad aprire fu Vanessa, la sorella minore di Theo.

Essa mi saltó in un attimo al collo.

"Ciao, Mario, come stai?" mi chiese con un sorriso a 32 denti.

Ho da un po' l'impressione di piacerle. In effetti, è carina, ma ha due anni meno di me, quindi la vedevo piccola, e poi era un po' troppo appiccicosa.

"Bene, grazie" le sorrisi

"Vieni un attimo in camera mia, devo farti vedere una cosa"

"Ehm..." balbettai imbarazzato

Per fortuna, intervenne in mio aiuto Theo:

"Vanessa, lascia in pace Mario!"

Lei non replicó, ma lo guardó male prima di correre al piano superiore.

"Scusala, é fatta cosí"

"Non preoccuparti" ridacchiai "è simpatica."

"Se lo dici tu... Comunque, accomodati pure sul divano, io vado in cucina a prendere qualcosa da bere."

Ebbene, mi sedetti.

"Ciao Mario"

Quella voce mi fece saltare l'intestino in gola. Mi girai.

"Ehm... Ciao Denise..." Sorrisi imbarazzato.

Anche lei mi sorrise, ed era bellissima, ma non disse nulla.

Dal primo giorno in cui l'avevo vista, mi ero perdutamente innamorato della sorella maggiore di Theo.

Aveva dei bellissimi occhi neri, credo di essermici perso ogni volta che gli ho visti. La sua pelle era scura, come quella di tutta la famiglia, di origine afro-americana, sul viso, e lunghi ricci neri sulle spalle.

Probabilmente, lei ora mi guardava come se fossi stato un passante, non credo che le fosse importato qualcosa di me.

Io non avevo il coraggio di farmi avanti, soprattutto perché lei aveva tre anni piú di me, cioé 19, mi avrebbe di certo rifiutato, e in ogni caso mi vergognavo troppo.

Quello era il mio grande segreto, non lo sapeva nemmeno Theo.

Come lei uscì dalla sala, lui ne entró.

"Ho trovato solo una Coca Cola, la dividiamo?"

Io annuii.

"Ehi, stai bene?"

Io stavo benissimo, ma probabilmente dalla faccia traspariva che ero ancora sotto l'effetto di sua sorella.

Ad un tratto, notai un oggetto molto strano per terra.

"E quello cos'é?"

Theo lo raccolse e lo esaminó.

"Non lo so... Strano, non l'ho mai visto"

Era una sorta di maschera a forma di teschio, che aveva tutta l'aria di essere di metallo.

Erano presenti due buchi per gli occhi, e la parte esterna era dipinta di nero.

"Che strano..." confermai io

Qualcuno entró in casa.

Io e Theo alzammo lo sguardo: era Sondra, un'altra figlia degli Huxtable, che peró, a differenza degli altri era sposata, ed abitava nel mio stesso edificio, al piano superiore, con il marito Alvin.

"Ciao, ragazzi" ci salutó, ma prima che noi avessimo il tempo di rispondere, gettó gli occhi su quella strana maschera e bisbiglió qualcosa tipo "ah, ecco dov'era" prima di sfilarla di mano a Theo e scivolare fuori in un secondo, lasciando me ed il mio amico piuottosto perplessi.

La famiglia HuxtableDove le storie prendono vita. Scoprilo ora