Tempo scaduto

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Ahahahahahah

Una risata femminile ci colse alle spalle.

Io e il dottor Robinson ci girammo.

"Sondra??!!"

"Ma che cosa...??"

Lei ci continuava a guardare dal tetto, con aria molto sicura, e non smetteva di ridere.

"Ops... L'amichetta di Theo è morta? Lui è in camera sua scioccato? Ma come sono cattiva!"

Non.... capivo. Proprio non capivo.

Sembrava che le sue parole non avessero senso.

"Vi starete chiedendo per quale motivo dovrei aver mandato in prigione mio marito e all'ospedale mia sorella" continuò senza cessare di ridere.

"Tu.... Sei l'artefice di tutto?" il dottor Robinson era tanto sorpreso quanto me.

Un brivido mi frustò la schiena.

Non riuscivo proprio a darmi un perchè, il tutto era sempre più confuso.

"Na na na na, la donna teschio vi ucciderà..." Si mise a cantare senza smettere di ridere, e rientrò dalla finestra.

"Avverto subito la polizia" affannò Clifford. Io mi fiondai in casa dalla porta sul retro, ma come entrai anche Sondra raggiunse la sala con un grosso coltellaccio stretto in pugno.

"Credi che non sia cattiva senza la mia maschera?" rise ancora, e lanciò il coltello con gran forza, ma fortunatamente questi mi mancò e penetrò il vetro della porta alle mie spalle, facendomi schizzare addosso mille taglienti cocci.

Provai a scappare al piano di sopra

"Scappa, Mario, ma non sarà certo questa gamba ferita ad evitarmi di raggiungerti" gridò venendomi dietro

Con il fiato a zero per l'agitazione, irruppi in camera di Theo, la prima che mi capitò, e mi sbattei con forza la porta alle spalle.

"Cosa...?"

"Theo... È qui!" balbettai con un filo di voce.

La stanza era totalmente buia, quindi accesi l'abat-jour sul comodino, mi sedetti sul letto e cercai di riprendere fiato.

"Cosa succede, Mario? Hai dei tagli in faccia!"

"Lo... so... uff..." Non riuscivo a parlare "Sondra..."

"Sondra cosa?"

Nemmeno il tempo di finire la domanda, ebbe Theo, che la porta si spalancò e comparve la solita ghignante Sondra con un orologio da soprammobile di legno in mano.

"Alvin la chiama isteria" esordì, nella penombra "gli psichiatri l'hanno sempre chiamata schizofrenia, dalla prima volta che me la diagnosticarono" prese un respiro... Si vedeva che anche lei era molto agitata "loro mi giurarono che avrebbero mantenuto il segreto se io avessi preso giornalmente delle pillole"

Ormai ero talmente sconvolto che il ciò mi sembrava quasi normale... Nonostante le gambe indolenzite provai ad alzarmi, sperando che Sondra si fosse calmata e l'attacco fosse finito.

"Sì, giornalmente...." disse abbassando lo sguardo.

Provai a muovere un passo verso di lei...

"FANCULOOO" strillò gettando l'orologio verso di me; io dovetti gettarmi per terra, e l'oggetto colpì l'abat-jour, distruggendo la lampadina.

Approfittando del buio, mi nascosi nell'armadio, mentre persi di vista Theo.

"Non potete cambiare il mio comportamento con delle pillole..." proseguì, mentre i suoi passi lenti ticchettavano qua e là, senza che io riuscissi a capire dove si posassero "Io sono questa, se voglio uccidere, uccido. Ne sono capace"

Sentii la porta chiudersi lentamente.

Stavo praticamente trattenendo il fiato, la paura mi paralizzava mentre cercavo di sprofondare tra la roba intorno a me.

"Mio marito voleva farmi prendere quelle pastiglie... E per questo ha rischiato di morire... Poverino... E difendendosi mi ha anche ferito ad una gamba... E voi che pensavate che mi avesse aggredito lui... Ahahahah"

E mentre io trattenevo sempre con più difficoltà tutto il panico che stava crescendo in me, lei continuava a girare lentamente per la stanza.

"Vi piace nascondindo? Sì, dai, giochiamo!"

Sentivo il cuore battere forte e rimbombare nella cassa toracica.

"Ho trovato un bel taglierino sulla tua scrivania, fratellino... Facciamo così: io conto fino a dieci, poi vi cerco, e se vi trovo vi posso fare in piccoli pezzettini. Va bene?"

Oddio, oddio, oddio! Me la vedevo sempre più brutta.

"Dieci..."

Sentii un passo nella mia direzione...

"Nove..."

No, no, no!!

"Otto..."

Mi chiedevo se il mio cuore avrebbe retto tutta quella tensione.

"Sette...."

Mi asciugai lentamente il sudore che mi ricopriva come una doccia di acqua fredda, cercando di non fare rumore.

"Sei..."

La sentii appoggiarsi alle ante dell'armadio e la vidi spiarmi con un ghigno orrendo attraverso lo spazio tra le due ante, con un terrore indescrivibile, uno spavento enorme, entrai quasi in iperventilazione.

"Cinque, quattro, tre, due, uno..."

Non sapevo se svenire, scattare o cos'altro avrei potuto fare.

Sondra aprì di scatto l'armadio:

"Zero! Tempo scaduto, caro mio!"

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