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Finita la mia porzione, decido di chiamare quelle tre persone. Sono mancata per una notte, e non so se mia madre ci crederebbe che io sia andata in un pigiama party. Sa bene che io non sono una ragazza amichevole, però se mi credesse, sarei fuori dai guai. In realtà non io, ma lui. Sono convinta che stia facendo il gentiluomo, così che io non possa avvertire mio padre, il mio mezzo padre. Anche se lo conosco da poco, ci tiene a me e mi tratta come se fossi sua figlia. In più mi ha aiutato con le multe, per quante volte andassi al limite della velocità con la macchina di mamma, almeno quando eravamo nel nostro paese.

Ancora non so se dire la verità o meno. È giusto che lo dica, ma con tutta onestà, ho paura di Levi. È come se fosse un bullo. Ma alla fine, è il bullo a essere nel torto. Non voglio dire la verità, solo perché mi sentirei in colpa. Ma dato che ha voluto uccidermi lo dirò. Telefono mia madre, ma non risponde. Ci riprovo, e ancora niente. Sembra scomparsa. Un'altra volta, e parte la segreteria. Non ci posso credere. E se fosse successa qualcosa a mia madre? Tento a telefonare per gli ultimi dieci minuti finchè Levi spunta dalla porta della camera dove mi ha ospitata

<< Sto andando via >>

Mi avverte. Ma già una volta l'ho costretto a restare, ora dovrei lasciargli spazio. Cerco di fare il miglior sorriso -falso- che mi possa venire, ma esce solo una smorfia, aggiunta ad un mio annuire.

<< Vieni con me? >>

Aggiunge. Sono sopresa. Chi se lo aspettava che mi avesse chiesto qualcosa di così educato. Accetto, ma gli dico di aspettare qualche minuto, perché dovevo vestirmi, ma mi sono ricordata che non avevo nessun cambio. Chi dopo essere stato spinto da uno come lui su un'enorme cancello di ferro procurandosi una ferita, avrebbe potuto portarsi un cambio di vestiti? Nessuno.

<< Ti piacciono le felpe della Nike o dell'adidas? >>

Mi chiede seccato. Ci risiamo, mi parla sempre così, oppure parla così a tutti? Come fa ad avere amici? Scossi la testa e cambiai idea, non voglio essere un distrurbo per lui, ma insiste, e per una ragione ne sono felice. Punto per delle adidas, e lui mi da le indicazioni su dov'erano. La sua casa è enorme, ci si può perdere facilmente qui. Ma dopo qualche giro per i corridoi riesco a vederla. È grande quanto il salone. Ha tre armadi, di colori diversi: nero, bianco, blu. Il blu è il mio preferito, quindi andai a controllare lì, e c'erano vestiti invernali. Trovai la felpa dell'adidas.

Non mi sta larghissima, come quelle ragazze che si mettono le felpe dei loro fidanzati, mi sta bene. Mi arriva fino a metà della coscia, ma i vestiti che indosso a casa sono molto più larghi. Tolgo il maglione rosso che avevo e mi metto quella felpa. Profuma, mi piace. Sicuramente non l'ha mai utilizzata.

<< Dove si va? >> 

chiedo cercando di essere il più educata possibile. Lui non mi rispose con grande felicità, ma si degnò di aprirmi la porta. Saremmo andati in una pizzeria sulla spiaggia. Mi sono chiesta quanto lontano dovrebbe essere, ma lui mi avrebbe portato con la sua macchina, nonchè una limousine. Era la prima volta che andavo in una di quelle auto stra lunghe. Vedevo il guidatore che mi fece un saluto scuotendo la mano, ricambiai e supposi che sarebbe stato lui a portarci a destinazione. 

<< Lo spazio non è tanto grande, (T/N), ma spero che tu riesca ad aspettare >>

Mi disse seccato, io non risposi a questa sua medesima lamentela, sembra volersene vantare del fatto che lui abbia una limousine e che io non abbia neache una macchina qui a Londra. I sedili sembravano, divani. È un lusso che lui abbia l possibilità di avere tante cose. Vidi sul tavolino che c'era un libro, così guardai Levi che era occupato a chattare con qualcuno e mi permisi di prenderlo..senza permesso. Non sapevo se sentirmi in colpa, ma non avevo niente da fare, quindi iniziai a leggere quel libro. Era un romanzo, e a me fanno personalmente schifo i romanzi.

Non fanno altro che illuderti, di credere che tutto andrà liscio come l'olio. Tra i romanzi che ho letto, c'erano solo delle persone in mezzo al cazzo che impedivano che un amore si possa realizzare, ad esempio Romeo e Giulietta. Notai che non era come i libri che comprai in passato nelle librerie: era diverso. Aveva una copertina ruvida, senza nessun segno o scritta se non una macchia di caffè secca. Ma riusciva a proteggere le 267 pagine del libro alla grande. Esse erano con una carta riciclata, e spesso cambiavano anche colore. Dal giallastro, vi erano pagine verdastre o bluastre. Non c'era il prologo, o qualcosa che potesse dare riferimento alla trama, la prima pagina era dedicata ad un'unica scritta: romanzo rosa.

Levi non mi degnò neanche di uno sguardo, il che per me era un bene, potevo leggere tranquillamente il libro. Non sapevo dove stavamo andando, sarebbe stato il mio unico passatempo, a meno che mi passasse per la testa di chiamare mio padre. Un personaggio del romanzo, faceva proprio il poliziotto, il che mi ricordava proprio lui. Ma mi dava fastidio il pensiero che lui non fosse davvero il mio babbo. Il libro sembrava essere più interessante di quanto pensassi. La protagonista somigliava molto a me. Aveva gli stessi gusti in fatto di vestirsi, e le davano fastidio molte cose, esattamente come me! Mi sentii compresa, ma scoprire che ai genitori della ragazza non importava nulla di lei mi fece chiedere se mia madre ci tenesse a me.

Rimasi ancora più delusa leggendo che faceva la prostituta, ma in parte la capivo. Doveva guadagnarsi da vivere, e ormai la prostituzione era un mezzo utile, nonostante tu sia minorenne o no. Non so' quanto pagine io avessi letto, ma mi accorsi di aver letto 16 capitoli quando Levi mi distrubò dicendomi che eravamo arrivati a destinazione. Un ristorante italiano che aveva come menù una specialità di mia madre: la lasagna. Non ho mai mangiato in vita mia lasagne che non fossero state fatte da mia madre.

<< A questo punto potevo cucinarla io la lasagna! >>

Esclamai per sbaglio, ma prima che partissimo per Londra, io e mia madre almeno una volta al mese cucinavamo insieme le lasagna, e col tempo mi sono abituata alla ricetta tradizionale, ed ho iniziato a cucinare quasi meglio di lei questo piatto.

<< Come se tu ne fossi in grado >>

Mi prese in giro, e io alzai gli occhi al cielo. Il guidatore non venne con noi, ma si portò la macchina altrove. Il locale era troppo elegante per i miei gusti. Sembrava essere un hotel! Le pareti avevano quasi tutti uno specchio, e solo avendo compiuto pochi passi mi accorsi che c'era la zona riservata ai VIP. Un cameriere ci accolse lì, e salimmo le scale che erano di un color bianco panna stupendo, accompagnato da linee fini nere.

<< Ecco a voi >>

Ci accolse in quella sala con tavoli di gruppo. La mano del ragazzo coperto da un guanto, ci dava il benvenuto sul balcone, e ne fui così estrafatta da gettare le mani bordo di quest'ultimo. Stava per tramontare, e i colori diventavano gradualmente più scuri. Levi e l'altro ragazzo non dissero nulla, e Levi neanche mi rimproverò per aver fatto la bambina. Finalmente mi sedetti e con un sorriso, il cameriere mi passò il menù

<< Ti piace il posto? >>

Mi chiese. Ne fui felice..almeno gli importava della mia opinione

Toxic ー Levi X Reader (Modern)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora